A Tempo di Pauline Deltour per Alessi

È già da qualche anno che Pauline Deltour lavora con il filo d'acciaio. Un amore – o una piccola ossessione – cominciata da studentessa dell'Ensad, l'École nationale supérieure des arts décoratifs di Parigi, nel 2006. "È un materiale – spiega – dalle qualità tecniche impressionanti e dai risvolti grafici interessanti". Esplorare le possibilità di questo materiale, di solito usato nel mondo industriale e, creando un nuovo linguaggio, trasferirlo in ambito domestico sono stati da subito i suoi obiettivi.

Così, dopo un workshop di sei settimane con Fouineteau, azienda francese specializzata nella lavorazione del filo metallico, dove ha avuto l'occasione di sviluppare una serie di prototipi, Pauline può affermare di avere maturato una discreta esperienza su almeno tre temi: due estetici (l'effetto ottico e la deformazione continua del filo) e un terzo funzionale (un sistema di clip che diminuisce il numero dei punti di giunzione).

Lo scorso anno, l'incontro con Alessi – grazie a Konstantin Grcic con il quale la designer francese ha collaborato per un paio d'anni – porta la sua indagine su un altro piano, quello della produzione. Pauline disegna una famiglia di quattro oggetti, tutti in filo d'acciaio inossidabile: fruttiera, portaagrumi, cestino e scolapiatti. "Il filo di acciaio è un materiale che tutti conoscono", spiega ancora la designer francese. "Per questo la sfida era portare un soffio d'aria fresca, lavorando sul linguaggio". E mantenere la sua qualità più importante, la leggibilità degli oggetti che ne derivano. L'effetto finale è quasi bidimensionale.

Due e tre dimensioni diventano un tutt'uno, come un lavoro di grafica. Il passo in più è stato provare ad aggiungere nuove funzioni, come lo scolapiatti che diventa supporto per un vassoio. E poiché il miglior biglietto da visita per un designer dopo la risposta del mercato, è la soddisfazione del cliente, la conferma di essere riuscita nel suo intento arriva a Pauline dalle parole entusiaste di Alberto Alessi. "Il problema è saper creare qualcosa che sia davvero semplice, ma non ripetitivo di forme già esistenti nel mare magnum della produzione industriale contemporanea. Pauline c'è riuscita, dando vita a una famiglia di oggetti in filo di acciaio che non solo sono di prima immagine ma che sanno anche trasmettere un soffio promettente di freschezza e di novità".

Nel segno della semplicità – o della nuova semplicità – è anche il progetto del packaging: un foglio di carta che avvolge ogni oggetto, come i primi articoli venduti da Alessi. Meticolosa, precisa, attenta al minimo dettaglio, Pauline non ha lasciato nulla al caso, nemmeno il nome della collezione, A Tempo: "È una collezione che contiene del movimento, una sorta di crescendo", spiega la designer che da qualche anno vive e lavora a Monaco.

Progetti futuri dopo il filo metallico? Pauline ha smesso di lavorare nello studio di Konstantin Grcic e in gennaio ho aperto il suo studio. Ora sta lavorando per Muji e sta ultimando un progetto di concorso per la città di Monaco, che le ha chiesto di studiare piccoli interventi nello spazio. Elena Sommariva