Bruno Latour

(1947-2022)


Tutti gli editoriali scritti in esclusiva per Domus dal grande filosofo, sociologo e antropologo francese.


Bruno Latour

“Non è mai troppo tardi per leggere Trade”

Perché dovremmo considerare le radici psicologiche dell’economia, invece di negarle. L’editoriale dell’ottobre 2004, per il numero 874 di Domus.

È una nuova guerra fredda, ma questa volta non contrappone il Capitalismo al Comunismo. È un conflitto tra chi crede nell’esistenza di un’infrastruttura economica e chi ha seri dubbi in materia. Quello che lascia confusi è che il primo schieramento comprende gli accoppiamenti più improbabili: lettori del Wall Street Journal e lettori di Le Monde Diplomatique… Il culto dell’economia si è diffuso al punto che l’unica scelta rimasta, a quanto pare, è quella tra marxismo di destra e marxismo di sinistra. Tutti sembrano d’accordo sul fatto che l’economia, la “scienza povera”, sia stata in grado di scoprire, sotto tutti i fenomeni superficiali culturali e politici, le “ferree leggi” del Mercato. L’economia, dicono tutti, è diventata “l’orizzonte invalicabile del nostro tempo”.

L’altro schieramento, nettamente di minoranza, crede al contrario che l’economia resti un mistero radicato in organizzazioni complesse, tratti culturali esoterici, raffinate procedure contabili, minuscole reti locali, elaborati sistemi giuridici, fragili convinzioni religiose, squisiti strumenti di calcolo, e che non abbia molto senso credere nell’azione sotterranea di qualcosa che si chiama ‘Mercato’. Per di più le economie sono a tal punto conseguenza dell’economia che non c’è modo di parlare delle prime senza tener conto dell’arsenale di discipline scientifiche che, per così dire, ‘compiono’ o ‘attualizzano’ l’economizzazione di tutti i nostri rapporti. I rapporti tra i beni e le persone non possono essere limitati alla minuscola parte che è stata formalizzata dagli economisti. Tra i dissidenti il più audace e certamente il meno famoso è Gabriel Tarde, uno dei fondatori della sociologia francese, morto esattamente cent’anni fa.

Mentre il suo più giovane concorrente Emile Durkheim conquistava fama imperitura, Tarde scomparve pressoché del tutto perché accusato del peccato di ‘psicologismo’. Ma è proprio questo peccato che rende oggi così attuale il suo libro Psychologie économique. “Quando si trovarono ad affrontare direttamente gli aspetti psicologici di fenomeni come le motivazioni dei lavoratori e i bisogni dei consumatori, gli economisti inventarono un cuore umano così semplificato, così schematico, un’anima umana tanto mutila, che questa specie di psicologia ai minimi termini appariva piuttosto come un mero postulato, costruito per seguire pedissequamente il percorso geometrico delle loro geometriche deduzioni”.

Domus 874, ottobre 2004

La posizione generale di Tarde è che esista un’intrapsicologia, sulla quale non c’è molto da dire, e un’interpsicologia che di fatto costituisce l’intera sfera della sociologia: quale influsso esercitiamo gli uni sugli altri? “Gli economisti hanno trascurato di osservare che non esiste ricchezza, agricola o industriale, che non possa essere considerata anche dal punto di vista della conoscenza che implica, del potere che dà, dei diritti da cui sorge e delle sue varie gradazioni di carattere estetico”.

L’economia, lungi dall’offrire un esempio del potere distruttivo del freddo calcolo, come proclamava Marx, è invece la scienza, dice Tarde, degli “interessi passionali”! Ecco perché, nella sua prospettiva, il socialismo è una grande invenzione, ma è l’invenzione di nuove passioni: “L’originalità del socialismo consiste nell’aver aggiunto al ristrettissimo numero di obiettivi collettivi che gli uomini riuniti in nazione si propongono – gloria patriottica, guerra, conquista, difesa del territorio – un nuovo grande scopo, degnissimo dei loro sforzi: l’organizzazione sistematica e cosciente della forza lavoro”. Attento lettore di Marx, Tarde predice l’impossibilità del socialismo per limiti non etici o politici, ma puramente cognitivi e organizzativi: non ci sono statistiche abbastanza precise da consentire l’armonizzazione puntuale di tutte le passioni e gli interessi di miriadi di soggetti. Non era una profezia assurda, se si pensa che Tarde scriveva nel 1902.

Gli economisti hanno confuso l’interno con l’esterno, come se sotto le passioni esistesse un solido, freddo nucleo di interessi. Per Tarde è esattamente il contrario: l’economia è un nucleo di passioni che talvolta possono essere calcolabili grazie all’impiego di vari strumenti. “Costantemente gli economisti hanno considerato l’aspetto soggettivo come il verso e non il recto della loro disciplina”. Contrariamente a molti critici delle forze di mercato Tarde non afferma che ‘oltre’ alle motivazioni puramente economiche “esistono anche” aspetti soggettivi, simbolici o culturali. Al contrario “la tendenza a matematicizzare la scienza economica e la tendenza a psicologizzarla, lungi dall’essere irriconciliabili, dovrebbero aiutarsi vicendevolmente”.

Copertina Domus 874

Mentre Marx, in un passo famoso, aveva promesso di rimettere Hegel con i piedi per terra, Tarde ridà senso sia a Marx sia a Hegel e rivela nel cuore delle passioni economiche un fenomeno completamente nuovo: “Tra venditori e clienti e acquirenti e venditori, tra consumatori e produttori, produttori e produttori, in competizione o meno, c’è un continuo e invisibile trasferimento di moti spirituali, uno scambio di persuasioni ed eccitazioni, attraverso conversazioni, giornali, attraverso esempi, che precede ogni scambio commerciale, spesso lo rende possibile e sempre contribuisce a stabilire le rispettive posizioni”.

Ecco perché le implicazioni passionali delle persone e dei beni possono essere calcolate tramite molti altri elementi oltre ai prezzi. In un’affermazione straordinaria Tarde indica nella conversazione un soggetto di particolare interesse per gli economisti, cosa che i lettori italiani di Domus comprendono immediatamente: “Se il pubblico non chiacchierasse, la diffusione dei beni andrebbe quasi sempre sprecata e le centomila trombe della pubblicità squillerebbero a vuoto. Se per soli otto giorni a Parigi si sospendesse la conversazione, lo si noterebbe subito dal drastico calo delle vendite nei negozi. Per cui non c’è più forte impulso al consumo, e di conseguenza più potente benché indiretto fattore di produzione, delle chiacchierate tra singoli individui nel tempo libero”. Ce n’è abbastanza da far strillare d’orrore i marxisti di sinistra e di destra, e tuttavia non siamo forse di fronte a un tipo di osservazioni che finalmente apre allo studio la nostra passione per i beni?

Ciò che rende tanto interessante questa nuova guerra fredda sono le sue implicazioni politiche. Se il capitalismo resta “l’orizzonte invalicabile del nostro tempo”, non c’è molto da fare pro o contro la sua espansione. Quali che siano le nostre idee, c’è. Se le organizzazioni di mercato sono costruzioni fragili, prive di infrastruttura profonda, possono essere modificate. L’invocazione al Mercato ha una cosa in comune con la stregoneria: paralizza l’intelligenza.

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