Bruno Latour

(1947-2022)


Tutti gli editoriali scritti in esclusiva per Domus dal grande filosofo, sociologo e antropologo francese.


Bruno Latour

“Lo spettro del pubblico”

Contro l’illusione della democrazia diretta nella crisi di rappresentanza: “È proprio per una massiccia trasformazione che la politica riesce nell’impresa di trasformare le voci da molte a poche”

L’editoriale è stato pubblicato sul numero 873 di Domus nel settembre 2004.

Li si nota quando si guida sulle strade francesi. Sagome nere segnate da una rossa striscia di sangue. Si fanno dieci chilometri senza vederne una, e poi all’improvviso eccone quattro in fila, nella loro tetra posizione inclinata. Qualche volta ce n’è solo una, qualche volta due o tre. Niente nomi, niente indicazioni sul sesso o sull’età (benché alcune appaiano più piccole, come se fossero bambini), ma sempre il peso di un’indefinibile tristezza. Chi sono? Sono gli spettri dei morti negli incidenti stradali. Si sono accumulati negli anni grazie al lavoro dei funzionari del Ministero dei Trasporti e affollano i più pericolosi “punti caldi” lungo le grandi strade.

A quanto pare, certi funzionari qualche anno fa hanno preso l’iniziativa di far ritornare i morti in questa forma spettrale per incontrare i vivi. Un monito per gli automobilisti? Per raccomandargli di rallentare? Per spaventarli tanto da mandarli in panico e fargli raggiungere i morti nella valle delle ombre? Difficile a dirsi. Ma una cosa è certa: cambiano il nostro modo di guidare. Prima eravamo incuranti, lasciavamo passare tutto, ‘espellevamo’ il pesante pedaggio che la società paga per permetterci la velocità; e poi, all’improvviso ci troviamo in mezzo a file sempre più fitte di morti. Da brivido. Piano piano cominciamo a ‘introiettare’ quanto costi guidare in Francia.

Io rallento, certo, ma il mio cervello accelera: che bisogno c’è di far tornare i morti dalla tomba a cura del Ministero dei Trasporti con la mediazione di artisti e designer?

Il fatto è che devono essere rappresentati, cioè ri-presentati più e più volte alle nostre menti smemorate. Ovviamente sappiamo benissimo che la sostanza della politica sta nel rappresentare. Ecco perché parliamo tanto di eleggere i nostri ‘rappresentanti’.

Domus 873, settembre 2004

Ma quello che tendiamo a trascurare è che la rappresentanza è impossibile se con questo termine intendiamo che il popolo viene ‘fedelmente’ tradotto nei suoi deputati. Questa traduzione non è possibile, dato che il popolo è numeroso mentre i deputati sono pochi. E così, deve verificarsi una qualche immane metamorfosi, tale da trasformare ciò che il popolo pensa nel pensiero dei suoi rappresentanti. Per ottenere la fedeltà (cioè per trasformare i molti in uno) deve insomma verificarsi una transustanziazione che ha l’aria di un gioco di prestigio, se non di un vero e proprio tradimento.

Ecco perché i politologi sono soliti lamentare un “deficit di democrazia” o una “crisi della rappresentanza”. Sostengono che ci sia un enorme, scandaloso dislivello tra il popolo e i suoi rappresentanti. Certo che c’è – e per fortuna. Come potrebbero milioni di voci farsi sentire senza questo tradimento, quello che gli inglesi con un’espressione stupenda chiamano spin? Invece di lamentarsi di questo “deficit democratico” i politologi dovrebbero indagare le curiose ragioni per le quali chiedono alla politica un genere di fedeltà che la renderebbe eternamente impotente. È proprio per questo dislivello, per questa massiccia trasformazione, per questo spin generalizzato che la politica riesce a essere fedele nel senso specifico dell’aggettivo: riesce nell’impresa di trasformare le voci da molte a poche.

Se si crede davvero nella democrazia, non bisogna domandare ciò che evidentemente non può essere concesso. La rappresentanza in politica non è una specie di mimesi diretta. Deve trasformare, tradire, reinventare, sovvertire ogni cosa per darle una nuova forma sempre mutevole. Sì, è un lavoro sporco.

Nessuno si rendeva conto di questa verità – raramente resa esplicita – più di Walter Lippmann, il grande editorialista americano che riuscì a commentare la politica con ineguagliata lucidità; dal trattato di Versailles alla guerra del Vietnam. In un breve ma stupendo libro, Lippmann definisce la democrazia “l’emergere del pubblico”; e questo pubblico, come le sagome nere lungo le strade francesi, assomiglia ad uno spettro, o piuttosto ad un fantasma. Lippmann sotto molti aspetti è il Machiavelli del XX secolo. Entrambi erano ardentemente interessati a sostenere lo sviluppo degli ideali democratici e proprio per questo ricercavano così testardamente una versione realistica dell’umanamente possibile. Una definizione utopistica di democrazia può infattti condurre solo, dopo molte delusioni, alla tirannia.

Copertina Domus 873

Per Lippmann dire che il pubblico è un fantasma non è una deroga. Significa semplicemente affermare che chi ha immaginato che esista una realtà consistente in un corpo politico fatto di molti membri e dotata di un’immensa testa ha trasformato il ruolo della rappresentanza in un’impostura. “L’ideale democratico non ha mai definito la funzione del pubblico. Ha trattato in tutto e per tutto il pubblico come un immaturo, oscuro esecutore disponibile a tutto. La confusione è profondamente insita in una concezione mistica della società. ‘Il popolo’ è stato considerato come una persona; i suoi voleri come una volontà; le sue idee come una mente; la sua massa come un organismo dotato di unità organica di cui l’individuo era una cellula. Quindi l’elettore si identificava con gli eletti. Cercava di pensare che i loro pensieri erano i suoi pensieri, che le loro azioni erano le sue azioni, e perfino che in qualche misterioso modo essi erano parte di lui.

Tutta questa confusione di identità portava naturalmente alla teoria che tutti facevano tutto. Impediva alla democrazia di arrivare a un’idea chiara dei suoi limiti e degli obiettivi raggiungibili” (pp. 137-138).

Il pubblico non è insomma il popolo ma l’insieme degli ‘spettatori’ che hanno preso coscienza di certe invisibili e indesiderate conseguenze dei loro atti, che i pubblici amministratori non paiono in grado di fronteggiare. Quando il pubblico entra in scena, è per definizione ignorante, cieco e disinformato, ma non di meno tocca a lui scoprire chi sta mentendo tra i partiti che si contendono il suo giudizio.

C’è sicuramente un deficit di rappresentanza, ma viene colmato proprio dagli umili gesti che fanno ritornare tra noi chi è stato escluso.

“Là dove i fatti sono più oscuri, dove non ci sono precedenti, dove la novità e la confusione sono onnipresenti, il pubblico in tutta la sua inadeguatezza è costretto a prendere le decisioni più importanti. I problemi più difficili sono quelli che le istituzioni non sono in grado di gestire. Sono i problemi del pubblico” (p. 121).

Le vittime degli incidenti stradali sono un problema mio? Non lo erano prima che le sagome comparissero lungo le strade, devo confessarlo; o piuttosto lo erano in modo così vago che le avevo completamente dimenticate. Ora sono un problema mio. Un’ombra più un’ombra fa una presenza forte: sono divenuto cosciente del mio rapporto con i morti.

Sto diventando parte di un pubblico. Mi sto allineando a chi ritiene che il prezzo da pagare per la libertà di guidare in Francia sia di gran lunga troppo alto. Si crea un pubblico nuovo. È un misto di persone composto dai guidatori che oggi sono più prudenti, dagli amministratori pubblici, dai militanti contro la violenza sulle strade e dai morti rappresentati da quelle figure spettrali. C’è sicuramente un deficit di rappresentanza, ma viene colmato proprio dagli umili gesti che fanno ritornare tra noi chi è stato escluso. È proprio perché il pubblico è un fantasma che deve essere costantemente rappresentato. Altrimenti, come potremmo vedere le sue scritte sui muri?

Ultimi articoli d'archivio

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram