Joe e Gianni Colombo, padroni dello spazio

Nel 1995 Lisa Ponti recensisce l'esposizione, alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, dedicata ai fratelli Colombo e alle comuni ricerche artistiche sullo spazio, nate nel fervente clima culturale della Milano degli anni Cinquanta e Sessanta.

Joe e Gianni Colombo, padroni dello spazio

Una mostra “difficile”, scrive Lisa Ponti, curata da vittorio Fagone e corredata da un monumentale catalogo edito da Mazzotta, che accosta i Colombo per affinità di ricerca e creatività ma che separa le attività professionali dei due artisti. Di Joe, artista e poi designer sperimentale, è esposta l’arte nucleare degli esordi e i suoi “bellissimi oggetti intelligenti”. Di Gianni Colombo sono ricostruiti gli ambienti frutto della sue ricerche sull’arte cinetica e programmata portate avanti con il suo gruppo T - dove T rappresenta il concetto di Tempo - fondato con Giovanni Anceschi, Davide Boriani e Gabriele De Vecchi a Milano, nel 1959 e al quale si aggiungerà, l’anno successivo, Grazia Varisco.

Gianni Colombo ha lavorato sulle possibilità di movimento dell’opera d’arte, creando strutture mobili e variabili, praticabili, esperimenti percettivi che producono reazioni inaspettate e spaesanti. Nella retrospettiva bergamasca del 1995, è stato ricostruito il suo “Spazio diagonometrico”, un bosco di imbuti di carta alti e oscillanti, un’opera dinamica e abitabile. Un solo oggetto, in mostra, racconta uno dei rari contatti professionali dei Colombo, che per molti anni hanno avuto lavorato in studi “contigui”: la lampada Acrilica, disegnata nel 1962 per O-luce e premiata alla XIII Triennale di Milano, in cui la luce “è piegata a C”: i Colombo.

Lisa Ponti, I Colombo, da Domus 771, maggio 1995

Un grazie a Bergamo, all'Accademia Carrara e a Fagone, per questa mostra. Una mostra che amplifica Milano, strana grande città che crea molto ma non si sa riconoscere.
È una mostra difficile, perché è una retrospettiva «in assenza» degli autori (e un Joe e un Gianni - pensiamo assurdamente padroni dello spazio come erano, che mostra magica avrebbero fatto, anche in quei locali ex antichi!). Ma è una mostra originale: appaiando «i Colombo», i Dioscuri (1), mette il design e l'arte in allerta e in confronto: Leonardo passeggia qui, davanti ai modelli di Gianni e agli snodi di Joe.

E la mostra ci fa anche il regalo di un punto di vista 'lontano'. Perché non avvicina, anzi 'arretra' nel tempo i due autori. E da lontano possiamo cogliere nelle forme di Joe la lentezza, lentezza del movimento. Sono forme non acuminate, non dinamiche, non 'bolidi', ma forme circolari, rotanti, come i 'satelliti', sfere sospese nello spazio al di là della velocità. I mobili-apparecchi di Joe, come il suo fantastico letto 'decapotabile', si muovono lentamente, a comando elettrico. Anche dentro i 'quadranti' di Gianni le forme si spostano lentamente, a comando elettrico. Anche i percorsi dentro i suoi spazi disequilibrati sono percorsi lenti. Assenza parallela, in entrambi, il colore. Usano in prevalenza il bianco e nero, il trasparente, il riflettente. L'ombra, per Gianni, è importante. L'ombra che lentamente si sposta, con un tempo suo, dentro il suo campo, indifferente ad ogni evento esterno. Il suo movimento è la ripetizione fatta respiro, in silenzio. Luce/ombra, «un ripetersi dell'alba sulla geometria».

Bene fa la mostra a separare i Dioscuri (che in vita, per dieci anni, ebbero studi in spazi 'contigui'). Gianni è il fratello minore divenuto maggiore. Alla luce poetica dell’arte sua, critica e sottile. Cui ben si addice la «vitalità del negativo». Gianni, amico fuori programma» di Boetti e di Agnetti. Nella povertà di mezzi è la sua ironia. «Delusioni ottiche», dice Tadini in catalogo. Amava Buster Keaton, come Agnetti. E, come Agnetti, sullo spazio - questo «corposo nulla» - innanzitutto dubitava. Di fatto, la mostra 'negativa' di Gianni emoziona, e prevale - con le «strutturazioni dello spazio» qui ricostruite. Il 'positivo' di Joe, invece, non appare del tutto: appare il Joe pittore nucleare, appaiono i suoi bellissimi oggetti intelligenti, ma non appaiono gli 'ambienti', lo straordinario «paesaggio abitabile» che Joe inventò, e che subito entrò nel costume. (Progettare/produrre/abitare, un processo fulmineo, anni '60). E manca, anche nel catalogo - un catalogo che vuole «testimoniare su Milano» - ogni traccia della splendida lunga avventura di Joe con Domus. Penso alle grandi pagine di Domus che presentarono, prime al mondo, e per anni, dal 1964, il nostro giovane «maestro felice», fiero di essere stato allievo di Gio Ponti.

Il catalogo della mostra dedicata ai Colombo alla Galleria d'Arte Moderna e contemporanea di Bergamo, a cura di V. Fagone, edito da Mazzotta

Il catalogo - monumentale blocco patinato - è un concerto a più voci, mancante di alcune voci. Ma ci fa grandi regali. Si leggono d'un fiato testi come quelli di Baj e Dangelo sul giovanissimo Joe, partecipe dell'entusiasmo cosmico nato da Fontana, primi anni '50 (l’"atomica', che libera nuove dimensioni, è l'origine lontana delle famose 'curve' di Joe?). E ci sono, sul Joe progettista notturno velocissimo, le testimonianze dei suoi primi audaci 'produttori'. C'è Fagone che intervista Gianni su Joe, testo importante. C'è Milano, e Milani.
Ritratti-simbolo, nel catalogo-album? Per Joe scelgo: Joe pipa in mano accanto a Michael Caine. Per Gianni: la testina di Gianni dipinta da Funi dentro un suo quadro del 1961 (il Ritratto con la statua).
Opere-simbolo? Per Joe, il bicchiere 'asimmetrico', 1964. Per Joe e Gianni insieme, l'unico oggetto progettato in comune: la lampada 'acrilica', 1962 (pre­miata alla Triennale) in cui la luce «per­corre in curva» il convettore trasparente (in metacrilato), piegato a C («i Colombo»). E, per Gianni, l'ultimo suo 'ambiente': «Spazio diagoniometrico» 1992 - un 'bosco' di altissimi imbuti di carta, lentamente oscillanti - creato per Hoffmann di Friedberg, e ricostruito qui.
L.P.

* 1: Riccardo Barletta, I Dioscuri di Milano: design e ricerca dal nucleare al concettuale, in «Corriere della Sera», 28-2-1995.

La Lampada Acrilica "piegata a C", disegnata nel 1962 e prodotta da O Luce, "uno dei rari contatti professionali dei Colombo"

Immagine d'apertura: Un'immagine della mostra di Bergamo con la ricostruzione dello "Spazio diagoniometrico für Hans Poelzig", creato da Gianni Colombo per la Galerie Hoffmann, Friedberg, 1992. Da Domus 771, maggio 1995, pagina interna, Foto Salvatore Licitra.

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