Un industriale per il design
Beh, poi capisci perché devi parlare di Piero Busnelli, quando devi scrivere della B&B o, come in questo caso, del libro Un'industria per il design, che dell'azienda di mobili italiana traccia la vicenda, analizzandone la ricerca, i designers, l'immagine. Perché, senza enfasi celebratorie, quando lo conosci, capisci che la B&B «è» Piero Busnelli: che gioca a fare il gran gioviale (e poi lo è davvero) ma, dietro, scopri l'occhio azzurro freddissimo del brianzolo di genio, che si diverte a tracciarti con il pennarello, sul pannello di plastica, efficacissime caricature di stili architettonici, dal «Luigi XIV» al Bauhaus al postmodemo, ma che traduce subito tutto in termini di costi e profitti, ammette poi di essere un gran diffidente, e di non voler tanto dire ai designers più giovani (ma già affermati) che lavorano per lui un «bravo» di troppo, perché poi si montano la testa; e che intanto, dopo aver fatto la gavetta, e ben undici mestieri, dal tipografo al falegname, dal meccanico tessitore all'intarsiatore, è arrivato a mettere in piedi un'azienda di cinquecento dipendenti, fatturato annuo dell'anno scorso quaranta miliardi, di cui ventisei forniti dall'esportazione.
![B&B Italia B&B Italia](/content/dam/domusweb/it/dall-archivio/2014/01/28/busnelli_e_il_design/BeB-Italia.jpg.foto.rmedium.jpg)
Capisci che se dovessi scegliere il prototipo dell'imprenditore lombardo anni Settanta, sul quale non è passata invano la ventata del '68, «pronto nei riflessi come un pilota di Formula uno», miscuglio perfetto di istinto e fiuto sicuro, grande curiosità, capacità di assorbimento istantanea, innamorato della tecnologia e assolutamente noncurante di certe regole del «buon vivere», quali sapere le lingue e ricordare i nomi, ma conoscitore a prima vista dello «stile», oltre che capace di scegliersi, tra i collaboratori, sempre il meglio, ecco che verrebbe fuori il suo ritratto.
Detto questo, è anche altrettanto vero che il libro Un'industria per il design, edito da Mario Mastropietro, con premessa di Vittorio Gregotti e contributi critici di Renzo Zorzi, Pierparide Vidari, Daniele Baroni e Gillo Dorfles, può a buon diritto essere preso come un esempio efficace di pezzetto «trasversale» di storia del design; che ha potuto essere realizzato, anche, grazie alla grande quantità di materiale d'archivio che l'azienda ha raccolto e continua a raccogliere, dallo schizzo al progetto, dal prototipo messo in serie a quello mai realizzato.
Il Coronado di Afra e Tobia Scarpa è un esempio di progetto continuo, cioè pensato per poter essere continuamente aggiornato, e il primo imbottito in cui ogni struttura metallica è annegata nel poliuretano
![B&B Italia B&B Italia](/content/dam/domusweb/it/dall-archivio/2014/01/28/busnelli_e_il_design/BeB-Italia_prod_02.jpg.foto.rmedium.jpg)
![Da Domus 639, maggio 1982 Da Domus 639, maggio 1982](/content/dam/domusweb/it/dall-archivio/2014/01/28/busnelli_e_il_design/PABusnelli_02.jpg.foto.rmedium.jpg)
Un capitolo importante è dedicato all'immagine dell'azienda, che viene curata, dall'inizio, da Enrico Trabacchi, con risultati di sorprendente sintonia tra problema da visualizzare e prodotto: manifesti, posters, dépliants, campagne pubblicitarie, allestimenti documentano un'attenzione costante (e precoce, rispetto ai tempi) al complesso problema dell'immagine coordinata» della B&B; anche se, forse, nei primi tempi, la struttura piccola consente un approccio più «ludico» e una libertà che si esprime in un buon numero di annunci provocatori. Nel momento in cui l'industria cresce, come spiega l'attuale art director della B&B, Pier Luigi Cerri, l'immagine va a inglobare problemi di marketing e penetrazione nei mercati, attraverso mezzi più complessi ed evoluti; tra gli ultimi progetti (ovviamente non documentati nel libro) ci sono un giornale «firmato» B&B, dedicato sia agli addetti che ai consumatori, e un programma di integrazione tra informazione tecnologica dell'azienda e facoltà di architettura.
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