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5 film in cui l’architettura è protagonista, suggeriti da 5 architetti
1. Nausicaä della Valle del Vento, Hayao Miyazaki, 1984
Ippolito Pestellini Laparelli per 2050+
“Quasi quarant’anni fa, questo film trattava in modo poetico e visionario temi attualissimi: la relazione con l’altro, la necessità di coesistere e stabilire alleanze con il non-umano, di promuovere forme di inclusività interspecie e intergenerazionali, di accettare, lavorare e teatralizzare la tossicità. Di fronte al collasso climatico che stiamo sperimentando, Nausicaä è quasi un manifesto, tanto quanto gli scritti di Donna Haraway da cui trae ispirazione”.
1. Nausicaä della Valle del Vento, Hayao Miyazaki, 1984
Ippolito Pestellini Laparelli per 2050+
2. Cube, Vincenzo Natali, 1997
Dirk Somers per Bovenbouw Architectuur
“Ciò che mi colpisce dell’architettura e del film è come il male sia situato in modo dominante nell’architettura moderna e altamente astratta. Che si tratti di Agente 007 - Licenza di uccidere, Intrigo internazionale, L’uomo nell’ombra o A letto con il nemico, lucida architettura ospita i cattivi che si sono disconnessi dalla società e dai suoi valori. Ancora più esplicitamente, nel film Cube il male è incarnato dalla griglia astratta in cui i personaggi sono intrappolati. La storiografia architettonica equipara ancora l’astrazione modernista ai valori del mondo libero e moderno del tardo illuminismo. Il cinema rappresenta l’architettura modernista come il suo opposto”.
3. Paolo Soleri. Beyond Form, Aimee Madsen, 2013
Carmelo Rodríguez per ENORME Studio
“Consigliamo il documentario su Paolo Soleri perché la figura dell’architetto italiano è fondamentale per l’architettura in particolare e per la vita in generale. Uno degli ultimi utopisti in anticipo sui tempi di oltre cinquant’anni, fondatore di una città e di un modo di vivere, quello di Arcosanti, che ancora oggi sono simbolo di ecologia e benessere”.
3. Paolo Soleri. Beyond Form, Aimee Madsen, 2013
Carmelo Rodríguez per ENORME Studio
4. La città delle donne, Federico Fellini, 1980
Jean-Benoît Vétillard
“Più si esplora questo film, più ci si perde. Bisogna amare lo slittamento, le vertigini e il vagabondaggio. Bisogna accettare i deliri di Fellini per quello che sono: fantasticherie. In questo film l’architettura è gigantesca, la sua estetica è fatta di frammenti, il vagabondaggio è uno squisito cadavere attraverso spazi senza transizione. La strana proprietà del dottor Xavier Katzone – le cui mogli ne esigono la demolizione – è un ambiente dall’accento virile. Strette gallerie di ritratti di donne, alte pareti di marmo bianco evidenziate da neon verdi, un’enorme sala da pranzo o palestra, una camera da letto inondata di palme, una notte di tempesta, un lungo scivolo pieno di ricordi d’infanzia, un circo, una gabbia, una cantina, un’aula di tribunale, dietro un muro uno stretto corridoio, una scala... per uscire infine all’aria aperta e volare via in una mongolfiera, una enorme bambola gonfiabile”.
5. Gattaca. La porta dell’universo, Andrew Niccol, 1998
Yena Young per Plastique Fantastique
“Ho visto Gattaca in un cinema più di 20 anni fa, e ne sono ancora impressionato per la sua ambientazione. Il film parla di una società dispotica dove il Potere del Controllo ha travolto tutti i confini. Uno scenario futuristico è riprodotto utilizzando una squisita selezione di elementi degli anni ’60. L’uso brillante e unico della vivida luce verde artificiale trasforma il modo in cui percepiamo questo scenario retrò in un ambiente senza tempo. Il regista usa la saturazione della luce e la dislocazione architettonica per aumentare la nostra percezione e disturbare il nostro equilibrio”.
5. Gattaca. La porta dell’universo, Andrew Niccol, 1998
Yena Young per Plastique Fantastique
