Le mostre d’arte da segnare in agenda per il 2020

Da Edward Hopper presso la Fondazione Beyeler di Basilea alla biennale d’arte contemporanea africana: il calendario delle mostre d’arte per il prossimo anno. 

Nell’epoca del mostrismo è difficile dire quante siano le esposizioni temporanee proposte nell’arco di un anno sull’intero suolo terrestre. Allo stesso tempo è arduo fare una previsione di quelle che saranno le migliori in assoluto, non è però impossibile provare a immaginare quali saranno quelle da mettere in agenda per il 2020.

Il 26 gennaio apre alla Fondazione Beyeler di Basilea una retrospettiva sull’artista statunitense Edward Hopper (1882-1967), le cui opere iconiche sul paesaggio americano sono ormai entrate a far parte dell’immaginario collettivo. L’esposizione, visitabile fino al 17 maggio, raccoglierà lavori che vanno dal 1910 al 1960 e si preannuncia come un importante approfondimento sul lavoro dell’artista.

Il primo febbraio l’appuntamento è con Wolfgang Tillmans al Wiels di Bruxelles. In mostra ci  sarà il lavoro di uno dei migliori artisti del nostro tempo, che guarda al mondo attraverso la fotografia, sperimentando e andando oltre i confini del medium. Verranno esposte fotografie, alcune delle quali mai mostrate prima, video e installazioni sonore.

Nello stesso mese prende avvio la 34ma Biennale di San Paolo dal titolo “Faz escuro mas eu canto” (“Though it’s dark, still I sing”). All’interno della biennale, come sostiene il curatore Jacopo Crivelli Visconti: “Il Brasile e l’America Latina sono ben rappresentati, sia in termini di nazionalità degli artisti sia per i temi con cui essi si misurano [...] Un’attenzione particolare verrà data al potere e all'urgenza della produzione nell’ambito del campo espanso della diaspora africana. In generale, la 34ma Bienal desidera fare luce su produzioni che meritano maggiore attenzione, come l'arte indigena contemporanea (brasiliana e di altre parti del mondo) o quella prodotta nei Caraibi.”

Laure Prouvost, Ring Sing and Drink for Trespassing, 2018. IVista dell’installazione (2018) al Palais de Tokyo, Parigi. Foto Aurelien Mole

Da San Paolo a Sidney per un’altra biennale, giunta qui alla sua 22ma edizione. Intitolata NIRIN (che significa margine) e sotto la direzione di Brook Andrew, artista e indigeno, la rassegna aprirà il 14 marzo e proseguirà fino all’8 giugno 2020. Nel 250mo anniversario dello sbarco dell’inglese Capitan Cook in Australia la biennale si propone di riflettere su temi come globalizzazione, migrazione e populismo, mettendo in connessione le comunità locali con un network internazionale.

Imperdibile è l’appuntamento con la Tate Modern che si appresta a inaugurare una grande mostra dedicata all’immenso Steve McQueen, dal 13 febbraio all’11 maggio. L’esposizione presenterà 14 opere dell’artista a partire dal suo primo film girato in Super8 dal titolo “Exodus” (1992-97). Una celebrazione dell’attività pionieristica di uno straordinario creatore d’immagini in movimento. La mostra, in collaborazione con Pirelli HangarBicocca, viaggerà poi verso Milano dove sarà visibile dal 29 ottobre.

Proprio presso l’HangarBicocca a Milano, dal 9 aprile al 26 luglio, inaugura invece un’esposizione monumentale sull’opera di Chen Zhen (1955-2000), curata da Vicente Todolì, che presenterà installazioni di grande formato. Le opere dell’artista di origine cinese, che ha portato il proprio transitare attraverso il mondo all’interno della sua pratica (coniando anche la nozione di trans-esperienza), saranno di grande impatto nell’ampio spazio espositivo milanese.

Il Centre Pompidou dedica invece, dal 18 marzo al 15 giugno, una mostra a Christo e Jeanne-Claude. In questa occasione verranno ripercorsi il periodo parigino (dal 1958 al 1964) e la storia del progetto Le Pont-Neuf empaqueté, projet pour Paris (1975-85). Al 1962 invece risalgono i primissimi studi per l’impacchettamento dell’arco di Trionfo e a quasi sessant’anni di distanza l’opera verrà realizzata e sarà visibile dal 19 settembre.

Oltreoceano, dal 5 aprile al 7 settembre, il MOMA dedica una retrospettiva a Niki de Saint Phalle, artista visionaria che si è occupata di temi come i diritti delle donne, il cambiamento climatico e l’HIV. L’esposizione si concentrerà soprattutto sulle sue grandi sculture e strutture architettoniche all’aperto, come l’incantevole progetto del Giardino dei Tarocchi di Capalbio (GR), iniziato alla fine degli anni Settanta e aperto al pubblico a partire dal 1998.

Il 14 maggio inaugura invece DAK’ART la biennale d’arte contemporanea africana della capitale senegalese, visitabile fino al 28 giugno. Si tratta di uno degli appuntamenti più interessanti del continente che per questa 14ma edizione, diretta da El Hadji Malick NDIAYE, si propone già dal titolo trilingue (“I Ndaffa/forger/Out of fire”) di riunire i diversi elementi che convivono all’interno della creazione africana e di offrire nuovi modi per raccontare e capire il continente.

Per concludere tra la primavera e l’estate del 2020 la Fondazione Louis Vuitton di Parigi presenterà una retrospettiva sull’opera di Cindy Sherman, artista la cui identità mutevole si mostra davanti all’obiettivo fotografico già dagli anni settanta e che ancora oggi, al tempo di Instagram, resta una delle protagoniste più interessanti del mondo dell’arte.

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