Il nuovo mondo

Ottobre è il mese in cui Cristoforo Colombo sbarcò in America. Nel corso dei secoli l’arte ha celebrato e raccontato il navigatore e la sua scoperta, dal ritratto del 1519 di Sebastiano del Piombo all’interpretazione surrealista di Salvador Dalì.

“Cominciai a navigare per mare ad un'età molto giovane, e ho continuato fino ad ora. Questa professione crea in me una curiosità circa i segreti del mondo. Durante gli anni della mia formazione, studiai testi di ogni genere: cosmografia, storie, cronache, filosofia e altre discipline. Attraverso questi scritti, la mano di nostro Signore aprì la mia mente alla possibilità di navigare fino alle Indie, e mi diede la volontà di tentare questo viaggio. Chi potrebbe dubitare che questo lampo di conoscenza non fosse l'opera dello Spirito santo?”

Cristoforo Colombo

Cristoforo Colombo, Walter Crane, 1893
Cristoforo Colombo, Walter Crane, 1893

Lo scorso 12 Ottobre gli Stati Uniti d’America hanno festeggiato il Columbus Day. Una ricorrenza, una data che celebra l’arrivo del noto navigatore genovese nel nuovo mondo: Cristoforo Colombo.

Sebastiano del Piombo, nel 1519, dipinse Colombo. Lo schema era quello ufficiale. Fondo senza prospettiva, posa a mezzo busto ed un iscrizione nella parte più alta che identifica l’uomo come “Il Colombo ligure, il primo ad entrare in nave nel mondo degli antipodi”. L’opera è datata proprio alla fine dell’iscrizione color oro che in qualche modo “incorona” l’uomo. Il volto è segnato, stanco. La veste scura e l’acconciatura tipica della borghesia di quel tempo, più corti davanti e più lunghi dietro. Nessuna emozione se non dagli occhi, un racconto, quello dell’artista veneziano, senza storia che lascia alla sola figura e alla sua fama l’intero racconto.

Ritratto di un uomo, si dice che sia Cristoforo Colombo, Sebastiano del Piombo, 1519
Ritratto di un uomo, si dice che sia Cristoforo Colombo, Sebastiano del Piombo, 1519

Un portatore di Cristo, quasi un Santo, un simbolo di pace, così appare Colombo nell’interpretazione di Salvador Dali. Una farneticante missione di evangelizzazione, una sfrenata sete di potere e cupidigia degli ordini religiosi in cui, nel dipinto dell’artista spagnolo, Colombo, per necessità, dovette stare al gioco.

L’opera si svela nella sua verticalità, dal primo passo in cui Colombo, dipinto quasi come il figlio di Dio, mette piede sulla terra ferma dopo il lungo viaggio. Le vele ben tese, ancora gonfie dal vento, si mettono in mostra attraverso le croci ricamate. Un eco ai loro lati. Croci, croci e ancora croci. L’opera surrealista trasporta in se mille significati. La crocifissione del Cristo e dei ladroni, la morte, la resurrezione, l’evangelizzazione, la disperazione insita in quel simbolo.

La scoperta dell'America di Cristoforo Colombo, Salvador Dalì, 1958-59
La scoperta dell'America di Cristoforo Colombo, Salvador Dalì, 1958-59

Alla sinistra uno stendardo mistico, il volto appare dipinto ma pian pianino, mentre Colombo si fa strada, la stesa figura religiosa sembra prender forma, apparire nella sua tridimensionalità mistica ed ultraterrena. Proprio sotto di lei un vincastro, il tipico bastone utilizzato dai vescovi. Alla destra dell’opera degli uomini nudi camminano nelle acque inquiete. Sembrano non sapere cosa stia succedendo e ignari di quel momento sostengono le croci. Forse una critica quella di Dalì o una suggestione in cui condensa parte della storia.

Non aveva capito Colombo, non sapeva. Un navigatore inconsapevole che sognava il nuovo mondo.

Colombo in navigazione da Palos, Ivan Aivazovsky, 1892
Colombo in navigazione da Palos, Ivan Aivazovsky, 1892

“Potete star sicuri che Colombo era felice non nel momento in cui scoprì l’America, bensì quando era in viaggio per scoprirla; potete star sicuri che il momento della sua massima felicità fu forse quando, proprio tre giorni prima della scoperta del Nuovo Mondo, l’equipaggio disperato si ribellò, e per poco non lo costrinse a volgere indietro, verso l’Europa, la prua del vascello! L’importante non era quel Nuovo Mondo, che magari poteva anche inabissarsi. Colombo infatti morì senza quasi averlo visto, e in pratica senza sapere che cosa aveva scoperto. L’importante sta nella vita, soltanto nella vita, nel processo della sua scoperta, in questo processo continuo e ininterrotto, e non nella scoperta stessa!”:

Fedor Dostoevskij

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