È questo il potere?

Gli scontri politici in Italia portano il governo all’instabilità. Forza, possibilità, egemonia. La pittura di Jeacques-Louis David mette in scena la metafora del potere.

Notti insonni per il governo italiano: crisi sanitaria, economica e ora anche politica.

Una crisi apparentemente annunciata da tempo, ma i motivi rimangono ancora poco chiari. 

Dietro le quinte una probabile lotta per il potere, i non chiari contrasti per l’onore, l’orgoglio e la gloria, non tengono presente, almeno in apparenza, dell’attuale momento storico che coinvolge il mondo intero.

Jacques-Louis David, Marte disarmato da Venere, 1824, dettaglio

A Roma, capitale dell’Impero, che rimane ancora oggi il centro nevralgico della politica italiana, un dio era venerato in maniera particolare: Marte. 

Dio della guerra e dei duelli, diuum deus (dio degli dei), viene spesso rappresentato nudo, con un mantello dietro le spalle, con indosso l’elmo, la lancia o la spada e lo scudo, un uomo forte e affascinante, un dio che detiene il potere, quello della guerra, tra gli esseri umani. 

Jacques-Louis David, pittore noto per aver lavorato alla corte di una delle figure più potenti della storia, Napoleone Bonaparte, mette in scena uno sventurato Marte, lo racconta nel momento in cui viene depredato di tutti i suoi simboli del potere. Quattro donne, Venere e le tre Grazie, insieme ad un piccolo ma fondamentale alleato, Cupido, sono le artefici di questo colpo. Una tela imponente che ritrae corpi altrettanto imponenti, figure antagoniste nelle loro allegorie e nel dipinto, dallo spazio dell’opera allo spazio intorno all’opera, elaborano un furto senza precedenti: la conquista del potere del dio.

Jacques-Louis David, Marte disarmato da Venere, 1824, dettaglio

Venere, dea della bellezza, descritta nella corso della storia dell’arte molto spesso senza veli, sdraiata su di un triclinio, seduce Marte, cingendo il suo capo con una corona di fiori. Egli appare completamente stregato da quella bellezza che sulla terra e nell’Olimpo non ha eguali, non si accorge addirittura che Cupido, il dio dell’amore e figlio della dea seduttrice, è già riuscito a sciogliergli i calzari. Il piccolo amorino osserva complice lo spettatore, quasi a suggerirgli silenzio, senza timore alcuno di essere scoperto, certo che la bellezza della madre ancora una volta sarà fondamentale. Il gran vociare e la confusione arrivano nell’angolo di destra del tempietto, illustrato da David con il classico stile architettonico dei monumenti dell’antica Roma, che nascosto tra le nuvole, funge da ricovero per le tre Grazie. Lì sistemano l’elmo e lo scudo mentre una delle tre, con la scusa di offrire conforto ai due amanti, offre un bicchiere di vino al dio, ma quello è solo un pretesto affinché il dio si liberi delle sue difese. Ebbro e inebriato dalla bellezza della donna decide egli stesso di liberarsi della sua lancia, pronto a gettarla via in un angolo dell’Olimpo, perde così il suo fascino, perde sopratutto il suo potere, che via via si disperde e viene offuscato tra le sottili nuvole. 

Jacques-Louis David, Marte disarmato da Venere, 1824, dettaglio

Questa fu l’ultima opera dipinta dall’ormai settantatreenne David, alla quale lavorò durante il suo soggiorno a Bruxelles, città che ospitò il suo esilio dopo la caduta di Napoleone. Il fervente e rivoluzionario artista francese, attraverso quest’opera, sembra quasi abbia voluto terminare per sua stessa mano il racconto che iniziò alla corte del genio militare. Ne raccontò le gesta, la forza, la caparbietà, ritraendolo nei panni dell’imperatore, e quella monarchia, subito dopo restaurata, non rappresentava altro che il fascino caduco di una bella donna, che aveva sedotto i francesi, rapinati della gloria conquistata. Un dio, un imperatore potente e non compreso, non capito, tradito e costretto all’esilio per mano di altre nazioni, per mano di altre ancelle.

Lev Nikolaeviç Tolstoj scriveva: “I vantaggi del potere e di tutto ciò ch’esso procura, i vantaggi della ricchezza, degli onori, del lusso, sono il fine dell’attività umana finche non si raggiungono; ma, appena vi è pervenuto, l’uomo si accorge della loro vanità. Questi vantaggi perdono a poco a poco la loro seduzione, come le nuvole che non hanno forma e splendore se non viste da lontano.”

Immagine di apertura: Jacques-Louis David, Marte disarmato da Venere, 1824

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