Affinità Affettive. La 33esima Biennale di San Paolo

Centinaia di opere, di enormi e minuscole proporzioni, celebrano le relazioni tra lo spettatore e l’esperienza individuale nel percepirle.

33a Bienal de São Paulo, Vista dell'installazione, opening, settembre 2018, copyright Fundação Bienal de São Paulo

Il curatore Gabriel Pérez-Barreiro, per la 33esima edizione ha invitato sette diversi artisti e organizzare liberamente percorsi che dialoghino con la loro pratica. Sotto l’egida delle Affinita Affettive. Una biennale affollata ma armoniosa, un rifugio per artisti, fuori dalla dimensione socio-politica brasiliana attuale.
Secondo quale accezione il termine affective (seguendo il pensiero di Mario Pedrosa) risulta essere il termine più adatto a circoscrivere le affinità, tra opere e visitatori?
In psicologia visuale, campo di ricerca di Pedrosa, la parola ‘affectsignificava influenza o cambiamento e il suo lavoro è centrato su come noi siamo colpiti da interiori conversazioni con l’arte. Questa idea di ‘affect’ è abbastanza differente dal modo secondo il quale noi pensiamo l’arte: in termini di stile, geografia, linguaggio, etc. Trovo il concetto potenzialmente liberatorio, dal momento che offre una cornice  più umanista, attraverso la quale comprendere l’arte.
Sono interessato alla diversa percezione di una mostra, a seconda dello spettatore, alla modalità secondo la quale creano le loro affinità con i lavori e le idee presentate. Questo modello curatoriale ci permette di avere accesso alle relazione affettive di ogni artista-curatore che presenta il proprio lavoro di fronte al lavoro del proprio predecessore o dei colleghi con i quali si prova una certa affinità.

Comparati a un curatore esperto, come gli artisti si rivelano particolarmente capaci di creare ambienti espositivi più avvicinabili per il pubblico? Ritengo che non sia necessariamente più puro, ma penso che sia differente. Gli artisti hanno cominciato a curare i loro stessi lavori all’interno di mostre, fin dal XIX secolo. Questo fatto fa rappresentato un movimento fondamentale nella storia dell’arte moderna e contemporanea, dall’Impressionismo, attraverso il surrealismo fino ad arrivare ad oggi. Negli ultimi decenni la pratica curatoriale si è sempre più professionalizzata. Io credo che il punto di vista dell’artista rappresenti tanto un sistema curatoriale quanto un tema, una geografia, una cronologia o altri sistemi con i quali abbiamo familiarità. Sospetto che le mostre curate da artisti possano essere più provocatorie, dato che l’artista può prendersi alcune libertà che un curatore professionista potrebbe avere la precauzione di non affrontare, ma esistono tanti approcci diversi quanti artisti.
A tuo modo divedere, come Affective Affinities riflette, oppure, al contrario, assorbe il complesso scenario socio-politico brasiliano attuale?
In tutto il mondo la situazione socio-politica attuale è complessa, e non credo che il Brasile sia necessariamente differente rispetto a qualsiasi altra nazione. Siamo chiaramente in un momento di crisi che attraversa le idee valoriali di verità, democrazia, giustizia, etc. Per questa edizione, io volevo compiere un passo indietro rispetto alle tematiche dell’immediatezza di notizie e cronache, ponendo invece sui temi generati dall’economia dell’attenzione. Ritengo che l’attenzione sia il concetto più trasversale che attraversa economia, politica e cultura. La modalità secondo la quale percepiamo la realtà sta cambiando radicalmente e abbiamo visto esempi devastanti di questo fatto nelle nostre vite, per esempio con i social media. L’arte è uno di quei pochi territori all’interno del quale i può utilizzare la nostra attenzione in un modo non-strumentale per mettere alla prova e esplorare le nostre relazioni così come i preconcetti. Il materiale educativo realizzato per la 33esima Biennale è centrato esattamente su questa idea. Invece di introdurre informazioni su opere d’arte, oppure suggerire attività, valorizziamo e facciamo convogliare una serie di protocolli dell’attenzione che intendono decelerare l’esperienza dell’osservazione, incoraggiano un certo grado di meta-cognizione e consapevolezza all’interno dell’intero processo. Credo fortemente che l’arte sia politica, nella misura in cui essa renda complessa la nostra comprensione del mondo e ci porti in contatto con soggettività di cui noi eravamo precedentemente all’oscuro. In questo modo ritengo che una Biennale possa diventare utile.

33a Bienal de São Paulo, Vista dell'installazione, opening, settembre 2018, copyright Fundação Bienal de São Paulo
33a Bienal de São Paulo, vista dell'installazione, opening, settembre 2018, copyright Fundação Bienal de São Paulo

Per quale motivo hai deciso di creare una selezione di artisti-curatori e quali sono i criteri che hanno portato a radunare questo particolare milieu? Ho ritenuto che sarebbe stato interessante invertire la relazione curatore-tema-artista nel porre artisti al cuore del progetto e donando, infine, loro una reale autonomia all’interno della struttura curatoriale ed è all’interno di questo contesto che la 33esima Biennale comprende sette differenti mostre curate da artisti, parallelamente a dodici mostre personali da me selezionate. Nel riconoscere una lunga e ricca tradizione di artisti e curatori, il potere è distribuito orizzontalmente, sviando da una mostra singola e monolitica per generare un’esperienza più polifonica, costruita da esposizioni multiple e da molteplici sensibilità.

Cesarco, Ballester Moreno, Fontes, Andersson, Borges, Caldas e Ogunji. Secondo quali apporti le loro sezioni confluiranno in Affective Affinities? Fatta salva l’unica richiesta comune di esporre anche un loro lavoro, l’artista-curatore ha piena autonomia nell’introdurre referenze che dialoghino con la loro stessa produzione. Il risultato è la creazione di sette diversissime mostre, ognuna delle quali con la propria ratio curatoriale e con un proprio scenario di interesse. Mi piace l’idea che ogni artista-curatore sviluppi differenti metodologie per rispondere a sfide originarie. Alcuni come Caldas o Andersson, hanno lavorato primariamente con lavori esistenti, mentre altri come Fontes e Ogunji hanno ritenuto questa fosse un’opportunità per commissionare nuovi lavori. Sono incuriosito da questi sette esercizi di curatela.
Potresti cortesemente formulare un pensiero, un messaggio che accompagni la Biennale?
Io mi auguro che i visitatori si sentano in grado di costruire la loro relazione con molte differenti esperienze offerte dalla biennale.

33a Bienal de São Paulo, Vista dell'installazione, opening, settembre 2018, copyright Fundação Bienal de São Paulo
33a Bienal de São Paulo, vista dell'installazione, opening, settembre 2018, copyright Fundação Bienal de São Paulo
Titolo mostra:
33a Bienal de São Paulo
Date di apertura:
Dal 7 settembre al 9 dicembre 2018
A cura di:
Gabriel Pérez-Barreiro
Sede:
Padiglione Ciccillo Matarazzo
Indirizzo:
Parque Ibirapuera , São Paulo

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