Maria Lai. Ricucire il mondo

A un anno dalla sua scomparsa, Cagliari, Nuoro e Ulassai dedicano una grande retrospettiva all’artista sarda, capace d’interpretare la propria terra senza mai essere locale.

A un anno dalla morte, le tre città sarde di Cagliari, Nuoro e Ulassai dedicano una retrospettiva a Maria Lai, l’artista visiva che, forse più di ogni altro artista sardo, seppe innestare un lavoro di ampio respiro su una radice culturale fortemente sentita.

Qui sopra e in apertura: Maria Lai.
 Ricucire il mondo, la mostra a Cagliari con un progetto speciale di Antonio Marras. Photo Pierluigi Dessì/confinivisivi

L’esito dell’innesto è un’opera variegata, ma coerente, che attinge al lavoro tradizionale, anche manuale, soprattutto femminile, vedendovi una forma di creatività di ognuno; e va oltre, coniugando sempre un carattere sognante con la chiarezza, e anche delle idee e la radicalità di una coscienza vigile. “Ciò che appare, cioè la cultura contemporanea, che senz’altro ho acquisito fuori dalla Sardegna, e che mi permette un dialogo col mondo, è solo la punta dell’iceberg. [...] Ho dietro di me millenni di silenzi, di tentativi di poesia, di pani delle feste, di fili di telaio”. Così Maria Lai stessa spiegava la propria capacità di interpretare la propria terra senza mai essere locale.

Maria Lai.
 Ricucire il mondo alla Stazione dell'arte di Ulassai. Photo Pierluigi Dessì/confinivisivi

Allo stesso modo, se nella sua opera ogni oggetto e ogni gesto si pongono al centro di una rete di storie e di relazioni, e questo rende tutto più interessante, pure la dimensione antropologica non prevale mai sulla ricerca poetica. Maria Lai nasce nel 1919 a Ulassai, nell’Ogliastra. Lì trascorre i primi anni, serenamente, e quel paesaggio aspro e luminoso, punteggiato di piccoli paesi sperduti aggrappati alle pareti rocciose e spazzati dal vento, segna il suo sguardo per sempre. Lo stesso si può dire per le attività che le si svolgono intorno: attività domestiche, soprattutto femminili, che la incuriosiscono e attivano la sua immaginazione. Ogni cosa le appare carica di significato.

Maria Lai.
 Ricucire il mondo alla Stazione dell'arte di Ulassai. Photo Pierluigi Dessì/confinivisivi

È lei stessa a raccontare come proprio l’immenso vallone su cui il paese si affaccia la spinga a immaginare cosa ci possa essere al di là, e come vedendo la nonna rammendare le lenzuola di casa, immagina che vi stia scrivendo fiabe da raccontare ai nipoti. Questa ricerca di senso e di ulteriorità, che genera nuovi spazi e inedite visioni, costituirà sempre il centro della sua opera; che muove dai primi disegni, per lo più ritratti di parenti o di amici realizzati a penna o matita, alle tempere che, con poche, sintetiche linee, rappresentano donne al lavoro; ai dipinti in cui case, pastori e greggi si fondono con il paesaggio scarno. Seguiranno opere in cui Maria Lai utilizza materiali diversi, dal filo alla lavagna, o plasma la terracotta come il pane. Numerosi sono i lavori ispirati alla tessitura, di cui vengono assunti sia la gestualità, sia il significato profondo: quello di legare passato e presente, tradizione e innovazione, storia e mito, artigianalità e concettualità. E numerosi i libri: per lo più cuciti, e realizzati con ogni materiale possibile, dalla carta al pane, alla ceramica, alla stoffa: Lai vi abbina le immagini e una scrittura asemantica, capace di trasmettere emozioni e suggestioni.

Maria Lai.
 Ricucire il mondo alla Stazione dell'arte di Ulassai. Photo Pierluigi Dessì/confinivisivi

Se geografia e paesaggio sono, sin dagli esordi, elementi fondamentali del suo lavoro, a partire dagli anni Ottanta nella sua opera si accentua anche la connotazione ambientale. È del 1981 l’emblematico intervento Legarsi alla montagna. L’opera, realizzata nella natìa Ulassai, nasce dalla richiesta di un monumento ai caduti. Lai, dopo aver declinato, intraprende una riflessione che la porterà, a distanza di un anno, a lanciare una controproposta.

Maria Lai.
 Ricucire il mondo alla Stazione dell'arte di Ulassai. Photo Pierluigi Dessì/confinivisivi

L’azione collettiva che organizzerà sarà ispirata a una leggenda locale che costituisce un patrimonio comune della popolazione del paese. L’esito dell’operazione consiste in un intervento nell’arco del quale un nastro azzurro, realizzato dai cittadini a partire da una lunghissima pezza di tessuto, unirà tra loro case e famiglie del paese, per poi arrampicarsi in cima allo sperone che incombe su tutti, e circondarlo. Tra una casa e l’altra, verrà fatto un nodo, simbolo di amicizia, a cui sarà appeso un pane sardo. Il paese intero e il suo monte risulteranno così legati in un groviglio che è al contempo effetto di un’esperienza concretamente vissuta insieme ed efficace metafora della rete sociale; una rete fatta di vincoli e di valori, di sentimenti, di emozioni, di relazioni non sempre facili, ma non per questo meno importanti.

Maria Lai.
 Ricucire il mondo a Cagliari. Photo Pierluigi Dessì/confinivisivi

A questa operazione collettiva ne seguiranno altre, in varie città italiane e non, da Villasimius a Cagliari, fino al Centre Pompidou di Parigi; come La disfatta dei varani del 1983 a Camerino e L'alveare del poeta a Orotelli. In molti casi, queste esperienze saranno legate alla scuola e all’universo infantile, con fiabe cucite, libri, calligrammi, laboratori. Lai è infatti convinta che l’arte debba offrire gioia, ma soprattutto svegliare la mente, e che occorra attivare le giovani generazioni. Così, mentre le sue collaborazioni con il teatro s’infittiscono, pure le sperimentazioni di teatro-scuola sono numerose.

Maria Lai.
 Ricucire il mondo al MAN di Nuoro. Photo Pierluigi Dessì/confinivisivi

Intanto, dopo Legarsi alla montagna, Maria Lai continuerà a lavorare a Ulassai proponendo interventi site-specific tuttora visibili; tra questi, La strada del rito (1992), Le capre cucite (1992), La scarpata (1993) e il recupero dell’antico lavatoio, in cui coinvolgerà altri artisti come Nivòla, Strazza e Veronesi. Infine, è ancora nel paese che, nel 2006, l’artista inaugura la Stazione dell’Arte; il piccolo edificio che la ospita, affacciato sul vallone e sempre esposto a un vento rigenerante, aveva svolto, fino agli anni Cinquanta, la funzione di stazione ferroviaria. Trasformandolo in spazio per l’arte, destinato ad accogliere le circa 150 opere che l’artista destina a Ulassai, ma anche altre mostre e iniziative, Maria Lai ne fa proprio il ruolo propulsivo e di collegamento: ancora una volta l’arte serve per tessere mondi e per innestarvi nuove idee.

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Maria Lai.
 Ricucire il mondo al MAN di Nuoro. Photo Pierluigi Dessì/confinivisivi
Maria Lai.
 Ricucire il mondo al MAN di Nuoro. Photo Pierluigi Dessì/confinivisivi
Maria Lai.
 Ricucire il mondo al MAN di Nuoro. Photo Pierluigi Dessì/confinivisivi
Maria Lai.
 Ricucire il mondo al MAN di Nuoro. Photo Pierluigi Dessì/confinivisivi
Maria Lai.
 Ricucire il mondo al MAN di Nuoro. Photo Pierluigi Dessì/confinivisivi
Maria Lai.
 Ricucire il mondo alla Stazione dell'Arte di Ulassai. Photo Pierluigi Dessì/confinivisivi


Maria Lai.
 Ricucire il mondo
con un progetto speciale di Claudia Losi e Antonio Marras

Fino al 12 ottobre 2014
Museo MAN
via S. Satta 27
, Nuoro


Fino al 2 novembre 2014
Palazzo di città
Piazza Palazzo 6, Cagliari

Stazione dell’arte
Strada Provinciale 11, Ulassai