Mobile M+: Inflation!

Cao Fei, Choi Jeong Hwa, Tam Wai Ping, Jeremy Deller, Jiakun Architects, Paul McCarthy e Tomás Saraceno sono gli autori di sette grandi sculture gonfiabili, surreali protagoniste sulla Promenade di West Kowloon, in attesa del futuro parco delle sculture che nascerà entro il 2014.


Un gustoso maialino gigante, un fiore di loto dipinto di nero, lunghe gambe di donna a penzoloni nel cielo, una Stonehenge per profani, palloni rossi a forma di lanterne al vento e un enorme accumulo di – sia permesso il francesismo – merde. Sono le sei grandi sculture gonfiabili e alquanto surreali protagoniste della mostra della serie Mobile+ "Inflation!" che ha da poco aperto a Hong Kong (fino al 9 giugno) sulla Promenade di West Kowloon.

Sei +1: l'artista cinese Cao Fei conosciuta per la sua fotografia, video installazioni e i lavori sui nuovi media; il designer e artista sudcoreano Choi Jeong Hwa che celebra attraverso video, plastica, fili metallici e luci la vita di tutti i giorni; l'artista di Hong Kong Tam Wai Ping che si interroga sul rapporto fra terra, ambiente e comunità. Poi il londinese Jeremy Deller promotore e precursore di un'idea collettiva di arte, lo studio cinese Jiakun Architects con sperimentazioni nel progettare che toccano l'essenziale e l'effimero; quindi l'artista americano di arti visive, provocatorio e sarcastico, Paul McCarthy. Il +1 è l'artista argentino Tomás Saraceno famoso per le sue bolle, ragnatele e nuvole che accompagnerà i lavori esposti con tre performance fra maggio e giugno.   

Tomás Saraceno (Argentina), Poetic Cosmo of the Breath, 2013. Courtesy M+, West Kowloon Cultural District Authority


Si tratta della quarta esposizione itinerante organizzata dal WKDA e che porta nel porto profumato alcuni dei più importanti lavori di sculture pubbliche create negli ultimi anni, preparando il terreno per il futuro parco (14 ettari) che entro il 2014 dovrà nascere in questi spazi.

Cao Fei (Cina), House of Treasure, 2013, 15 x 7 x 5 m. Courtesy M+, West Kowloon Cultural District Authority


Pochi turisti, solo gente di Hong Kong – teenager, bambini, adulti e anziani – che zampetta divertita, vaga, osserva le sculture, riflette sul ruolo della cultura e degli spazi pubblici. "Non è solo questione di divertimento e felicità, per quello c'è Disneyland poco distante" spiega il curatore di "Inflation!" Tobias Berger parlando del ruolo e del potenziale dell'arte negli spazi pubblici "L'arte ha il dovere e lo scopo di farti riflettere, la sfida è proprio quella di contemplare. Certo la scultura gonfiabile che ricrea Stonehenge (Sacrilege di Jeremy Deller) è divertente e tutti la amano, ma parla anche dell'idea di uno spazio diventato icona. Anche noi raccogliamo la sfida di costruire il nostro luogo iconico, che parli di spazi, del patrimonio artistico, di cultura della copia molto presente a Hong Kong. L'arte ti sfida, ti pone domande, a volte crea problemi, a volte è divertente. È molto di più di una cosa sola."

Paul McCarthy (USA), Complex Pile, 2013. 15 X 15 X 30 m. Courtesy M+, West Kowloon Cultural District Authority


La riflessione sullo spazio pubblico come appartenente a una comunità è una questione molto cara agli abitanti dell'ex colonia britannica, che non solo registra una delle più alte densità al mondo ma anche ha visto il drammatico aumento dei prezzi delle case. Hong Kong chiede un'urbanistica partecipata, dove ci siano spazi in cui l'osservatore e il suo ambiente siano in qualche modo complementari, in cui gli abitanti siano partecipativi e comunichino animando il proprio territorio. La città avrebbe bisogno di Commons d'arte, per dirla con le parole del premio Nobel all'economia Elinor Ostrom, ovvero quei beni comuni che sono risorse materiali e immateriali condivise, fruite dalla comunità intera e riconosciute dalla società.

Jiakun Architects / Liu Jiakun (Cina), With the Wind, 2013, 43 X 22m. Courtesy M+, West Kowloon Cultural District Authority


Un esempio di questa rivendicazione di spazi pubblici, in un dialogo che non va più dall'alto verso il basso ma viceversa, è rappresentato dal West Kowloon Cultural District che sarà uno dei più grandi quartieri culturali progettati al mondo. Interazione, sviluppo e collaborazione porteranno alla luce mostre, performances, eventi culturali in un quartiere che includerà 17 centri artistici e oltre 30.000 metri quadrati di spazio dedicato all'educazione alle arti. Tanto verde, due chilometri di passeggiata sul porto, il Xiqu Centre (con il termine cinese Xiqu si intende il teatro cinese tradizionale), un teatro lirico, un centro di performance contemporanea, un centro musicale con una concert hall e una recital hall, padiglioni d'arte e poi il Museo M+.

Tam Wai Ping (HK), Falling into the Mundane World, 2003. Courtesy M+, West Kowloon Cultural District Authority


M+ sarà il nuovo museo di visual culture, che nel 2017 raccoglierà l'arte, il design, e l'architettura del XX e XXI secolo provenienti da Hong Kong, dalla Cina, dall'Asia e oltre, ponendo e coinvolgendo il pubblico con mostre itineranti, discussioni, eventi sulla questione dell'arte come bene comune. Per lo spazio di 62.000 metri quadrati del futuro M+, sono sei i team internazionali selezionati per disegnare il progetto, il cui vincitore verrà scelto quest'estate: Herzog & de Meuron e TFP Farrells; Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa/SANAA; Renzo Piano Building Workshop; Shigeru Ban Architects + Thomas Chow Architects; Snohetta; Toyo Ito & Associates, Architects + Benoy Limited.

Choi Jeong Hwa (Corea del Sud), Emptiness is Form. Form is Emptiness, 2013, 23 m diametro. Courtesy M+, West Kowloon Cultural District Authority


Continua il curatore "Questo è un sito molto difficile, tutto qui è ancora in costruzione. Ma la gente viene, anche se fa caldo, anche se piove o fa freddo; la gente va alle mostre, va alle fiere d'arte. La gente vuole l'arte, vuole parlarne, discuterne, conoscere i programmi, c'è una curiosità generale. Inoltre nella consultazione pubblica la prima cosa che è venuta fuori è che la gente vuole spazi creativi e contemplativi, non vuole un altro ambiente denso. Gli architetti che abbiamo selezionato sono stati scelti proprio per questo loro approccio, vogliamo fare sì che ci sia una totale integrazione, deve essere un dialogo e una sfida fra arte e architettura".