Alberto Scodro: Spannung

Peso, tensione, sospensione sono alcuni degli elementi ricorrenti nel lavoro di Alberto Scodro, l’artista a cui Viafarini ha dedicato recentemente la mostra “Spannung”, a cura di Simone Frangi.


La sala, quasi vuota, è diventata un campo di tensione. Vi regna la penombra ma vi si svolge una serie di microazioni a intermittenza; tutte implicano un utilizzo di energia e, in ultima istanza, sono legate alla luce. Le grandi porte finestre che danno sulla corte interna sono occluse da assi gialle. Sulla parete di fronte, una finestra si apre e si chiude. Al centro dello spazio, c’è solo un grande ceppo che, sospeso a una corda, ruota su se stesso sollevandosi lentamente. Peso, tensione, sospensione, circolarità, la stretta, la morsa, la trazione; questi alcuni degli elementi ricorrenti nel lavoro di Alberto Scodro, l’artista a cui Viafarini ha dedicato recentemente la mostra “Spannung”, a cura di Simone Frangi.

In apertura e qui sopra: Alberto Scodro, "Spannung". Photo Niccolò Morgan Gandolfi


Scodro tende a considerare lo spazio espositivo nella sua specificità e nel suo complesso. È dallo spazio che, più o meno intenzionalmente, trae i parametri essenziali delle installazioni; e allo spazio continua a fare riferimento, modificandolo attraverso l’innesto di elementi attivi. La sua opera prende forma d’installazioni ambientali basate sul rapporto tra elementi singoli, autonomi, ma interconnessi tra loro, a formare compositi sistemi dinamici; sistemi che risultano a loro volta collegati con l’architettura che accoglie il tutto, e con l’esterno.

Alberto Scodro, "Spannung". Photo Niccolò Morgan Gandolfi


La mostra “Spannung” si articola intorno alla funzione originaria dello spazio espositivo: una rimessa per autobus che faceva parte del complesso della Fabbrica del Vapore. Per usare le parole dell’artista, “Spannung nasce guardando lo spazio dall'esterno, dal lato di strada, dove corrono i tram”; è osservando da quel punto di vista che Scodro scorge la suggestiva immagine di un quadro di luce dorata che si forma all’interno dello spazio, sulla parete opposta, per via dei raggi filtranti dalla finestra. La finestra di fronte si apre a ogni passaggio del tram, affinché per un attimo nello spazio penetrino il rumore sferragliante del mezzo che passa e la luce del sole: quella luce che ha ispirato la mostra intera, trasformandosi nella parete gialla di pannelli dipinti, tenuti sospesi dalla pressione di piccole assi. Impossibile, dall’interno, sapere esattamente quando il tram passerà, quando la finestra si aprirà. Certo quello spalancarsi che equivale a un invito, esteso ai passanti e ai passeggeri del tram, a cogliere la visione dorata, e magari a entrare nello spazio espositivo.

Alberto Scodro, "Spannung". Photo Niccolò Morgan Gandolfi


Al centro della sala, il ceppo replica un originale individuato dall’artista lungo il perimetro esterno della Fabbrica del Vapore e tuttora radicato lì. Sospeso al soffitto con una fune, s’innesta nel punto in cui un tempo c’era un pilastro che sosteneva la stanza intera. Mosso da un congegno meccanico che a tratti ne determina un lento, faticoso ruotare su se stesso, si solleva e riabbassa avvitandosi e svitandosi in aria. La finestra, aprendosi, consente momentaneamente di allargare il moto circolare della radice alla circolarità delle linee di tram che percorrono la città.

Alberto Scodro, "Spannung". Photo Niccolò Morgan Gandolfi


Paradossalmente, se a contare in “Spannung” è soprattutto il perimetro della sala, con le pareti divenute insieme diaframmi e punti d’incontro tra esterno e interno, è nella porzione di spazio rimasta vuota che la tensione più intensamente si manifesta: tutto, nello spazio, è processo, interscambio, energia; ma si tratta di un’energia apparentemente improduttiva; un invito vano perché appena accennato, un’azione  irrisolta, che muove circolarmente. L’opera ha la vitalità di un fantasma, e per questo sorprende.