Villa Benkemoun, un manifesto dell’architettura organica francese

Progettato dall’architetto Émile Sala a inizio anni ’70, l'edificio è stato recentemente restaurato per riportarlo a nuova vita.

Situata nella vasta pianura agricola del distretto di Fourchon e a circa quattro kilometri dal centro storico di Arles, Villa Benkemoun rappresenta un importante esempio di architettura organica nel territorio francese. Costruita negli anni ’70 dietro progetto dell’architetto Émile Sala, e catalogata come Patrimonio del XX secolo dal Ministero della Cultura francese, la villa ha vissuto nel 2017 un’operazione di restauro da parte di Brigitte Benkemoun – figlia di Simone e Pierre Benkemoun – e di Thierry Demaizière, decidendo di donare all’architettura una seconda vita. “I miei genitori vissero nella villa per quasi cinquant’anni” ci spiega la figlia Brigitte Benkemoun. La prima necessità è stata quella di risolvere problemi tecnici, dovuti ai sistemi costruttivi dell’epoca. Abbiamo provato a immaginare una seconda vita per questa casa, pensando di affittare la casa di tanto in tanto per periodi brevi, e contemporaneamente usarlo per la programmazione di esposizioni temporanee”.

Émile Sala, Villa Benkemoun, Arles, Francia, 1974. Foto Serge Benkemoun

Émile Sala appartiene alla generazione dei laureati della sezione di architettura dell’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi poco prima della seconda guerra mondiale, ma che sono entrati veramente nella professione solo dopo il conflitto. Dopo un primo periodo professionale come costruttore – partecipando alla ricostruzione di Dunkerque sotto la direzione di Jean Niermans – e la progettazione di numerosi condomini nella capitale parigina, l’architetto si trasferisce nel 1961, dove si dedica principalmente all progettazione di strutture pubbliche e edifici scolastici.

A inizio anni ’70, ormai sessantenne, le famiglie Bank e Benkemoun gli commissionarono la progettazione di due ville indipendenti nella stessa proprietà. Le circostanze sono insolite: a seguito di un annuncio immobiliare sulla stampa locale, Abraham Bank e Pierre Benkemoun si sono presentati per visitare la proprietà Mas des Planches. Sedotti dal sito, decisero poi di acquistare insieme la grande proprietà, anche se ciò significava dividerla per costruire due case completamente indipendenti nel senso funzionale del termine.

Nella progettazione risulta importante fin dall’inizio la fiducia e la grande libertà concessagli dai clienti. Émile Sala, influenzato da Paul Quintrand, sviluppò nel tempo una certa vicinanza al processo partecipativo alla progettazione architettonica. Per fare questo, faceva utilizzo di un opuscolo informativo, ovvero un contratto morale che regolava il dialogo tra l’architetto e i suoi clienti, dove chiedeva ai clienti di scrivere tutto ciò che poteva servire per definire un programma dettagliato e personalizzato sulle loro esigenze. “Émile Sala gli chiese di raccontare su questo taccuino come vivevano e come sognavano di vivere” continua Brigitte Benkemoun. “Mio padre un giorno, durante un colloquio, gli chiese di rendere curvo un angolo ortogonale, e l’architetto tornò da loro con un progetto totalmente nuovo, che risulta in ciò che è ora la villa”.

Émile Sala, Villa Benkemoun, Arles, Francia, 1974. Foto Serge Benkemoun

Fin dai primi schizzi, i layout ortogonali sono rifiutati a favore di un’architettura curvilinea, caratterizzata da  spazi fluidi e dinamici, con volumi flessibili e con alternanza di luci e ombre. L’architetto si inserisce, infatti, in una tendenza più a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 di rivisitazione della scuola di architettura organica, di cui Frank Lloyd Wright, e Alvar Aalto erano stati precursori a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Come loro, Émile Sala è impegnato nell’organicità delle forme, favorendo l’articolazione di profili convessi e concavi.

Nonostante l’approccio moderno, l’architettura di Émile Sala incorpora comunque una dimensione locale che si può vedere ad esempio nelle torri circolari, memori delle colombaie provenzali, e nello spesso intonaco color ocra utilizzato per i prospetti esterni. Internamente, inoltre, l’architettura vanta diverse collaborazioni esterne come il decoratore Robert Heams per la disposizione degli interni e la scelta dei colori, l’artista e designer Max Sauze per un camino scultoreo, tutto in lamiera, e al ceramista Guy Bareff che ha disegnato il contorno in terracotta, ogni pezzo del quale è unico.

In queste camere sussegue inoltre una grande varietà spaziale: la camera da letto principale circolare; la sala da pranzo ellittica; il soggiorno principale a Y. Questo crea un ambiente dinamico che invita l’abitante o il visitatore a vagare, ad esplorare lo spazio e l’architettura.

Émile Sala, Villa Benkemoun, Arles, Francia, 1974. Foto Serge Benkemoun

“Non ci sono stati numerosi cambiamenti nell’architettura durante le operazioni di restauro” conclude Benkemoun. “Abbiamo ridipinto l’esterno, decidendo di renderla già moderna con una tinteggiatura bianca e andando a sostituire l’ocra originario. Nonostante il nostro tentativo sia stato quello di semplificare gli interni, non abbiamo modificato nulla delle partizioni interne. Anzi in alcuni punti abbiamo riportato al colore o al tessuto di rivestimento originario alcuni mobili, come ad esempio il letto della camera da letto principale”. Durante tutto l’anno, la Villa Benkemoun ospiterà “Rencontres Habitées” (Incontri Abitati), accogliendo esposizioni di creativi e artisti, con la volontà di ospitare artisti, fotografi, artigiani e designer per mostre e scambi avviando un dialogo tra la Villa Benkemoun, la sua storia e le ispirazioni contemporanee.

Progetto:
Villa Benkemoun
Architetto:
Émile Sala
Clienti:
Simone e Pierre Benkemoun
Date di costruzione:
1971-1974
Superficie abitabile:
600 mq

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