La scomparsa del limite tra città e campagna è stata probabilmente il fenomeno più evidente e generalizzato della crescita urbana nel mondo occidentale dall’inizio del ‘900 ad oggi. In poche parti d’Europa, però, questo processo si è realizzato in maniera tanto compiuta quanto nella città diffusa del Veneto, come descritta ad esempio da Bernardo Secchi e Paola Viganò. Nelle pianure del nord-est italiano il costruito e il non costruito si confondono oggi in un caleidoscopio inestricabile di volumi e spazi diversi per morfologia, funzione e materialità.

Si confronta con questo stato di cose il masterplan dell’H-Campus, commissionato da H-Farm a Zanon Architetti Associati e recentemente completato in un lembo della campagna trevigiana non troppo lontano dall’aeroporto di Venezia Marco Polo. Esteso su 30 ettari e adiacente all’headquarters della società committente, di cui costituisce l’ampliamento, l’H-Campus è un complesso polifunzionale che comprende scuole di diverso grado (primaria, secondaria, università), due edifici direzionali, uno studentato e un insieme d’impianti sportivi. Tutte queste costruzioni si dispongono attorno a un blocco baricentrico, progettato da Rogers Stirk Harbour + Partners con ZAA, che ospita i principali spazi collettivi e aperti al pubblico: la sala conferenze, la biblioteca, il ristorante.

Dal punto di vista architettonico-urbanistico, la proposta di ZAA è interessante perché tenta di dissolvere la demarcazione tra la gated community della tecnologia e dell’innovazione e il suo intorno di campagne coltivate intensivamente. Lo fa annullando le gerarchie tra il progetto di architettura e quello di paesaggio, combinando le loro strategie, accostando con intelligenza i materiali soprattutto minerali del primo e quelli soprattutto vegetali del secondo.

Gli edifici orizzontali e trasparenti si distendono nel paesaggio e si lasciano attraversare da esso. Soprattutto, frammenti di campagna, ricreati “in vitro” e arricchiti di preziosi elementi di biodiversità, proseguono la tessitura dei terreni coltivati senza soluzione di continuità all’interno del nuovo recinto costruito. L’architettura si confonde nella campagna, mentre la campagna stessa diventa oggetto di un progetto ragionato, in una dinamica virtuosa di arricchimento reciproco.