“China goes Urban. La nuova epoca della città” in mostra al Museo d’Arte Orientale di Torino

A cura del Politecnico di Torino e di Prospekt Photographers, è in mostra a Torino una ricerca sul veloce processo di urbanizzazione cinese, dalle new town alla post-carbon city.

Dall’inizio di marzo, l’Italia si è chiusa in casa, come circa quattro miliardi di persone nel mondo sparse in diversi continenti. La pandemia causata dal Covid-19, scoppiata in Cina a gennaio, si è poi spostata in Europa, negli Stati Uniti, lambisce il Centro e il Sudamerica con conseguenze che si prospettano drammatiche in alcune aree e per alcune popolazioni. L’emergenza sanitaria si è trasformata in emergenza economica e sociale: quante imprese saranno in grado di ricominciare le attività, dopo due mesi di chiusura? Quanti lavoratori avranno perso il lavoro? Le previsioni sono sconcertanti, così come l’esperienza che abbiamo vissuto in questi mesi. Uno sconcerto che sembra farsi beffa delle nostre ricerche e dei nostri studi. Non si sa per quanto tempo ancora non potremo, noi come tanti, prendere un aereo e andare in Cina o altrove.

 

Questo tempo sospeso, il cui dato principale è l’incertezza, ci parla di un mondo interconnesso, in cui sempre più ciò che accade a Torino o a Nagoya dipende da qualcosa che accade a Pechino o a Londra; ci parla di relazioni e flussi, dell’incremento di sempre più intense relazioni sociali, economiche e politiche tra le diverse regioni del mondo; ci parla delle caratteristiche di un modello di sviluppo che affonda le sue radici nella storia del capitalismo, ma di cui il cambiamento climatico e, adesso, la pandemia mostrano con evidenza limiti e contraddizioni. Che questa emergenza segni le possibilità di un cambiamento del modello di sviluppo dominante sembra essere più un auspicio che una reale possibilità. Il neoliberalismo, e la sua “variante cinese”, sembrano davvero inscritti in quel diagramma biopolitico di esercizio del potere descritto da Michel Foucault come una sorta di “griglia” permanente che filtra, media e ingloba ogni intervento e fenomeno, “una vera e propria maniera di essere e di pensare”, un “metodo di pensiero” che trasforma i soggetti di diritto in soggetti economici.

In questa situazione di incertezza, continuare testardamente a lavorare su una mostra dedicata all’urbanizzazione cinese ci sembra non solo una forma di ‘resistenza’ personale, ma significativo e importante dal punto di vista collettivo. Se qualcosa cambierà ‘dopo’, questo cambiamento dovrà comunque fare i conti con le caratteristiche del ‘prima’. Se non cambierà niente, avremo se non altro usato questo tempo, noi come i visitatori della mostra e i lettori di questo catalogo, per interrogare criticamente il mondo in cui siamo. Un mondo che, dal punto di vista urbano, in Cina come altrove, non è incasellabile in modelli, categorie, certezze; un mondo che va guardato e interrogato con attenzione e curiosità, che richiede domande più che risposte perché, non appena formulate, le risposte diventano riduttive e banali. Poco più o poco meno delle parole chiave, dalla smart city alla post-carbon city, con cui abbiamo creduto ingenuamente di ingabbiare la realtà urbana e aver trovato ‘la’ soluzione.

China goes Urban. La nuova epoca della città, MAO Museo d’Arte Orientale, Torino, Italia. Foto Samuele Pellecchia

Questa mostra non nasce ora. Fra il 2015 e il 2017, il Politecnico di Torino ha coordinato una ricerca transdisciplinare sulle new town cinesi, coinvolgendo ricercatori e studiosi dell’École Polytechnique Fédérale di Losanna e della Tsinghua University di Pechino, così come Prospekt Photographers di Milano (Bonino et al. 2019; Governa, Sampieri 2020). La ricerca sulle new town continua a essere un’esplorazione in cui si intrecciano ricerca scientifica e ricerca artistica, in cui scritti, fotografie e video sono usati come dispositivi per raccontare la molteplicità di traiettorie che compongono e scompongono continuamente questi spazi. Un’esplorazione partita da quattro luoghi profondamente diversi tra loro, la cui selezione non ha nessuna pretesa di esaustività, non intende costituire una tassonomia né tanto meno un atlante delle situazioni rilevabili, o della generalità, delle nuove città in Cina.

Tongzhou New Town, collocata nell’omonimo distretto di Pechino, nell’espansione orientale della Capitale; Zhaoqing New Area, a venti chilometri dalla città di Zhaoqing, sul limite occidentale del delta del fiume delle Perle; Zhengdong New District, presso Zhengzhou, nella Provincia dello Henan nella Cina interna; Lanzhou New Area, nella Provincia del Gansu, una delle province più povere della Cina, dove lo Stato costruisce una new town per promuovere lo sviluppo e attrarre investimenti. Questi quattro luoghi sono oggetto di studio e punto di vista da cui partire per guardare i caratteri e gli attuali cambiamenti della città contemporanea: guardare le new town cinesi diviene così un modo per interrogare che cosa sia diventata la città, in Cina come altrove.

China goes Urban. La nuova epoca della città, MAO Museo d’Arte Orientale, Torino, Italia. Foto Samuele Pellecchia

Gli oltre sedici milioni di persone che ogni anno, in Cina, si spostano dalle aree rurali a quelle urbane, dando origine a quella che è considerata dalla Banca Mondiale la più grande migrazione di massa che il mondo abbia mai visto, non si muovono infatti su un altro pianeta. Come ci ricordano le Nazioni Unite, l’urbanizzazione cinese è parte della continua crescita della popolazione urbana a scala globale che ha portato, dal 2007, la popolazione urbana a superare la popolazione rurale per la prima volta nella storia.

Come rendere comprensibili, a un pubblico non specialista, attraverso le immagini e il percorso espositivo, la complessità dei temi che stiamo esplorando e l’importanza che essi rivestono per tutti e in tutto il mondo? Le fotografie e i video, le mappe e le rappresentazioni che sono state prodotte non solo documentano le caratteristiche di un territorio in rapido e continuo mutamento, ma sono anche strumenti conoscitivi, specchi nei quali si riflettono molti degli interrogativi di quella che Neil Brenner (2014) chiama planetary urbanization, cioè la traduzione contemporanea della “completa urbanizzazione della società” preconizzata da Henri Lefebvre negli anni settanta. Un processo che si estende ben al di là del misero 2% della superficie del mondo occupata da quella forma densa di insediamento che siamo soliti chiamare “città” e che invece disegna relazioni sociali, economiche, politiche e funzionali a scala globale, definendo un tessuto insieme fisico e immateriale che è probabilmente l’urbano del nostro tempo. Video e fotografie interrogano più che mostrare: che cosa sta diventando la città in questa sua forma estesa, che si muove in un continuum spazio-temporale differente rispetto ai vincoli della prossimità e sfida le certezze dello spazio euclideo? I video, rappresentazione apparente del reale, mostrano un urbano confuso e frammentato, mettendo in discussione le interpretazioni preconcette e noi stessi, aprendo un dialogo con i visitatori e sollecitando riflessione e attenzione; le fotografie mostrano le contraddizioni e le possibilità di spazi vuoti e al contempo pieni di vita, facendoci immaginare rumori, parole, movimenti.

Titolo esposizione:
China goes Urban. La nuova epoca della città
A cura di:
Politecnico di Torino e Prospekt Photographers
In collaborazione con:
Tsinghua University di Pechino e Intesa Sanpaolo
Dove:
MAO Museo d’Arte Orientale, Torino
Date di apertura:
da 16 ottobre 2020 a 14 febbraio 2021

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