Le torri bianche di Cartagena, simbolo di una città a due facce

La città colombiana è in piena espansione, ma esclusivamente nel settore turistico. Dietro all’affascinante skyline della penisola si celano disuguaglianza, povertà e un ecosistema danneggiato.

Dal XVI al XX secolo, Cartagena de Indias è stato uno dei principali porti delle due Americhe (responsabile, tra l’altro, di aver introdotto sul territorio milioni di schiavi africani) e il più grande centro industriale della costa atlantica della Colombia. Tuttavia, a dimostrazione del passare del tempo, nel 1991, la città ha ufficialmente cambiato nome in Distretto Turistico e Culturale di Cartagena, divenuta ormai la destinazione turistica più ambita del Paese.

Cartagena accoglie ogni anno un milione di turisti, una popolazione fluttuante pari al numero di abitanti della città stessa. È spesso definita una città “a due facce” per la netta divisione economica e geografica tra ricchi e poveri, o meglio, tra il mondo turistico e il resto della città. Cartagena soffre di un grave degrado urbano causato dall’esplosione demografica e dalla mancanza di pianificazione urbana, tra cui i continui ingorghi, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua e la mancanza di alloggi a prezzi accessibili. Entro i confini della città, il 65% degli abitanti ha difficoltà a soddisfare i propri bisogni primari, il 12% delle abitazioni si trova in zone ad alto rischio e il 70% di esse è colpito da inondazioni.

Le torri bianche di Cartagena. Foto Kurt Hollander
Le torri bianche di Cartagena, Colombia. Foto Kurt Hollander

Ciononostante, il valore dei beni immobili è salito alle stelle negli ultimi due decenni e, attualmente, Cartagena vende più unità abitative di qualsiasi altra città della Colombia. Questo boom all’interno di una città in crisi è tuttavia limitato alle zone turistiche, in particolare, quelle che si estendono lungo le quasi infinite spiagge di sabbia bianca. Dal 2011 al 2015, circa la metà dei nuovi edifici sono stati eretti nelle zone turistiche di Cartagena, di cui un quarto è stato destinato alle classi più abbienti. Quasi il 90% di tali costruzioni è costituito da appartamenti piuttosto che da case; al tempo stesso, le “ville” monofamiliari che hanno contraddistinto la città per decenni sono state per la maggior parte sostituite da torri residenziali.

Entro i confini della città, il 65% degli abitanti ha difficoltà a soddisfare i propri bisogni primari, il 12% delle abitazioni si trova in zone ad alto rischio e il 70% di esse è colpito da inondazioni.

Il maggiore sviluppo immobiliare si è verificato nei quartieri frontemare di Bocagrande, Laguito e Castillogrande, una lunga e sottile penisola che si estende tra l’Oceano Atlantico e la baia di Cartagena. Nel 1967, erano 500 le unità turistiche in affitto nella zona, le quali divennero 4.500 nel 1997. Nel primo decennio del XXI secolo le torri di lusso frontemare sono salite alle stelle, con un aumento pari circa al 50% annuo, la crescita più rapida nel settore turistico di tutta la Colombia. Solo nel 2012, 40 grattacieli di lusso, con una media di 20 piani, sono stati costruiti nella penisola, al cui interno vi erano spazi comuni, palestre, vasche idromassaggio, cinema, sale giochi, parchi per bambini, telecamere di sicurezza e guardie armate.

Le torri bianche di Cartagena. Foto Kurt Hollander
Le torri bianche di Cartagena, Colombia. Foto Kurt Hollander

Gli investitori e i costruttori di queste torri bianche sono per lo più colombiani, mentre gli acquirenti degli appartamenti contenuti al loro interno tendono ad essere ricchi colombiani, europei o gringos. Il valore di proprietà di tali edifici raggiunge il 20% annuo. Il governo colombiano ha fortemente appoggiato la loro costruzione, mediante agevolazioni fiscali, prestiti e sussidi, un allentamento delle restrizioni su licenze, permessi, tipologie di costruzioni autorizzate, e sull’impatto ambientale. La corruzione che spiana la strada a edifici sempre più grandi si riflette nel numero di sindaci che sono andati e venuti negli ultimi due decenni, molti di loro ancora in prigione.

Tra gli anni ’70 e ’80, l’amministrazione locale aveva imposto che tutti gli edifici del centro storico di Cartagena fossero imbiancati in modo tale da simulare le città costiere spagnole e liberare la città stessa dai colori vivaci che ne testimoniavano il patrimonio africano e indigeno. Negli anni ’90, in parte per incrementare il turismo culturale nella zona, il centro storico ha riacquistato le sue facciate multicolori. Ciononostante, negli ultimi due decenni, le alte torri delle zone balneari sono state dipinte di un bianco brillante.

Le torri bianche di Cartagena. Foto Kurt Hollander
Le torri bianche di Cartagena, Colombia. Foto Kurt Hollander

Sebbene Cartagena sia costituita per il 35% da una popolazione di colore, la penisola balneare rappresenta un “esclusivo” avamposto sociale ed economico di spiagge di sabbia bianca, torri bianche di lusso e ricchi proprietari bianchi o turisti, serviti per lo più da persone di colore che occupano posizioni alquanto umili all’interno dell’industria turistica. Difatti, tali torri non apportano nessun beneficio economico e sociale agli abitanti, ma concentrano sempre più denaro nelle mani dei capitalisti che le finanziano, dei conglomerati che ne controllano la costruzione e dei politici coinvolti.

Il peso delle costruzioni realizzate dall’uomo sulla superficie terrestre supera ormai l’intera natura, e da nessuna parte ciò appare ancora più evidente se non nei quartieri delle torri bianche di Cartagena.

Le alte torri di lusso che si estendono da un lato all’altro della penisola, sfidando i grattacieli di Miami e Panama, sono caratterizzate da appartamenti, nonostante la maggior parte di essi operino come alberghi, con ospiti etichettati grazie a braccialetti e dotati di chiavi per alloggi semplici e senza fronzoli. L’amministrazione dell’edificio richiede una tassa di soggiorno a ciascun “ospite” e fornisce, se necessario, letti, lenzuola e cuscini extra. I proprietari spesso acquistano uno o più appartamenti con l’obiettivo di affittarli, mediante agenti immobiliari, facendo investimenti sicuri e redditizi tutto l’anno.

Le torri bianche di Cartagena. Foto Kurt Hollander
Le torri bianche di Cartagena, Colombia. Foto Kurt Hollander

Sebbene tali edifici di lusso rappresentino un buon investimento per alcuni individui, non appaiono autosufficienti. La pressione esercitata sulle risorse locali per soddisfare la domanda della vasta popolazione fluttuante di turisti affamati di consumo ha generato caos non solo nella città, ma anche nell’oceano, nella baia e negli altri canali navigabili, così come nella flora e nella fauna. Nonostante la colpa non possa essere attribuita al settore turistico, la baia di Cartagena è contaminata da metalli pesanti (mercurio, piombo) scaricati dai parchi industriali situati vicino al porto e da parassiti che si fanno strada nel pesce servito ai turisti. Le mangrovie, nel punto in cui l’oceano fa il proprio ingresso nel lago, al centro di questa sottile penisola, regolano la salinità dell’acqua, ma gli alti livelli di sedimentazione l’hanno resa stagnante fino a raggiungere un colore rosso brillante, mettendo a rischio l’ecosistema di uccelli e pesci del lago e fungendo da terreno fertile per le zanzare.

Le torri bianche di Cartagena, Colombia. Foto Kurt Hollander
Le torri bianche di Cartagena, Colombia. Foto Kurt Hollander

Il peso delle costruzioni realizzate dall’uomo sulla superficie terrestre supera ormai l’intera natura, e da nessuna parte ciò appare ancora più evidente se non nei quartieri delle torri bianche di Cartagena. Le tonnellate di cemento utilizzate per i grattacieli provocano l’aumento della temperatura ambientale nella zona, causando precipitazioni, ulteriori inondazioni e la mancanza di acqua potabile, e mettendo a dura prova gli scarichi e le fogne. Con un incremento anche minimo del livello del mare, la penisola frontemare sarà una delle aree più colpite, subendo un aumento delle inondazioni e dell’erosione costiera che porterà alla perdita delle spiagge, la principale attrazione della zona e il fulcro della sua economia.

Le torri bianche di Cartagena, Colombia. Foto Kurt Hollander
Le torri bianche di Cartagena, Colombia. Foto Kurt Hollander

Come prova di ciò che verrà, la più alta, nuova e costosa torre bianca attualmente in costruzione è situata su una curva dell’unica strada che collega la penisola balneare al centro della città, una strada costantemente sommersa dall’acqua che blocca il traffico e deteriora le infrastrutture e le tubature sotterranee.

Se le costruzioni in cemento armato continueranno a essere erette lungo questa ampia e sottile striscia di terra, e se il cambiamento climatico giungerà a un punto di non ritorno, i castelli bianchi saranno, alla fine, inghiottiti dal mare.

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