Cosa rimane dell’architettura olimpica, a Giochi conclusi

Le Olimpiadi sono spesso causa di polemiche per sprechi e costi esorbitanti. Ma in passato hanno rappresentato anche un virtuoso esempio di architettura ed economia circolare. 

Lo stadio Olimpico di Los Angeles durante la cerimonia di apertura dei giochi olimpici del 1932

A Giochi appena conclusi, viene quasi ovvio domandarsi cosa succeda ai luoghi delle Olimpiadi dopo che la fiamma olimpica si è spenta. O per dirla in un altro modo: dove finiscono i milioni investiti in queste imponenti opere architettoniche tra cui stadi, piscine, piste e circuiti? 
Scopriamo qui qualche esempio di paesi che hanno fatto delle Olimpiadi passate un’opportunità di rinascita e di paesi che invece non hanno saputo (o potuto) sfruttare le risorse a loro disposizione.  

Sarajevo 1984

La pista di bob abbandonata a Sarajevo.
La pista di bob abbandonata a Sarajevo. Foto Wikimedia Commons

I XIV Giochi olimpici invernali di Sarajevo nel 1984 sono stati i primi  giochi invernali tenutosi in un paese sovietico dopo i giochi olimpici estivi di Mosca nel 1980. Allora Sarajevo era la capitale della repubblica jugoslava della Bosnia ed Erzegovina, prima della sua caduta soltanto 8 anni dopo. Già nel 1980 infatti, dopo la morte del leader jugoslavo Tito, il paese fu vittima di contenziosi tra serbi e bosniaci. Ma fu nel 1992 che Sarajevo vide scontrarsi le forze del governo bosniaco contro le Armate Popolari della Jugoslavia per un lungo conflitto che si protrasse ben 4 anni e causò la morte di oltre 12mila civili. Dopo la separazione ufficiale  della Jugoslavia nel 1996, la maggior parte delle sedi olimpiche era già  stata largamente abbandonata, lasciando posto ad una città fantasma. La pista di bob fu utilizzata come roccaforte serbo-bosniaca durante l’assedio di Sarajevo e ormai, oltre 30 anni dopo, l’intero complesso è solo lo scheletro di un’utopia pre-bellica. 

Pechino 2008

Il Beijing National Aquatics Center nel 2009. Foto Charlie fong su Wikimedia Commons
Il Beijing National Aquatics Center nel 2009. Foto Charlie Fong su Wikimedia Commons

Un esempio virtuoso di riqualificazione post-Olimpiadi è il Centro Acquatico Nazionale di Pechino, che nel 2008 accolse i Giochi della XXIX Olimpiade. Fu la prima volta che la Cina ospitò i Giochi olimpici estivi e furono anche i secondi Giochi Olimpici Estivi che si tennero in uno stato comunista, dopo Mosca 1980. Completato nel 2007, il “Water Cube” è stato aperto al pubblico a partire dal 2009 e successivamente chiuso nuovamente per iniziare una trasformazione di una parte del complesso in un parco acquatico, completato poi nel 2010. Inoltra la struttura ospita tuttora eventi di vario tipo, tra cui campionati di curling e spettacoli. 

Berlino 1936

La piscina del villaggio olimpico di Berlino. Foto abandonednow.blogspot.com
La piscina del villaggio olimpico di Berlino. Foto abandonednow.blogspot.com

La decisione di assegnare le Olimpiadi a Berlino avvenne nel 1931, quando ancora la Germania era una repubblica democratica. Nonostante la presa al potere di Hitler nel 1933, il comitato olimpico internazionale mantenne la sua decisione e la Germania iniziò i lavori di costruzioni delle strutture volte ad ospitare i Giochi. Joseph Goebbels, allora ministro della propaganda, non badò a spese, vedendo i Giochi Olimpici come un’ottima opportunità per avanzare la propaganda del regime. Nonostante alcune delle 150 opere architettoniche costruite per le Olimpiadi siano tuttora utilizzate (l’Olympiastadion è uno stadio UEFA), molte di queste sono state completamente abbandonate. Il villaggio Olimpico, per esempio, rimane un triste ricordo di un oscuro capitolo della storia. 

Londra 2012

Foto aerea dell'Olympic Stadium di Londra nel 2015. Foto EtienneSoumoy su Wikimedia Commons
Foto aerea dell'Olympic Stadium di Londra nel 2015. Foto EtienneSoumoy su Wikimedia Commons

Londra ha ospitato nel 2012 i Giochi della XXX Olimpiade, che sono stati integrati in un piano più ampio di riconversione di aree malmesse e focalizzato principalmente sugli sviluppi successivi ai Giochi. Per queste Olimpiadi non furono soltanto utilizzate nuove sedi, ma anche  strutture già esistenti e storiche, nonché strutture temporanee, alcune delle quali in luoghi molto noti come Hyde Park e Horse Guards Parade. L’Olympic Stadium dopo i Giochi fu sottoposto a lavori di riadattamento, tra i quali una nuova copertura, per renderlo un impianto multisportivo. Con i suoi 60mila spettatori è, per capienza, il terzo più grande stadio della città (dopo Wembley e Twickenham) e il primo di proprietà pubblica. Tuttora ospita la squadra calcistica del West Ham ed è ufficialmente lo stadio nazionale d’atletica. 

Cortina 1956

Il Trampolino d’Italia a Cortina d’Ampezzo nel 2020. Foto Artur Bała

Cortina ospiterà i giochi invernali di Milano-Cortina 2026 e sarà la seconda volta che la città italiana è sede di una manifestazione olimpica. Difatti i primi giochi furono i VII Giochi olimpici invernali svolti nel 1956. Dei 10 impianti sportivi originali, soltanto 2 sono rimasti ancora in funzione, mentre i restanti sono stati abbandonati o demoliti. Uno di questi è il Trampolino D’Italia, in disuso dal 1990, che oggi è un’icona del passato e degli anni d’oro del boom economico italiano. Dal 2014, Dolomiti Contemporanee, un’associazione che opera nella regione del Cadore, propone il trampolino come tedoforo naturale di Milano-Cortina 2026: “esso potrebbe (dovrebbe) già funzionare da tempo come faro e landmark del territorio, tracciando la rotta verso il 2021 e 2026, ma soprattutto ridiventando qualcosa di attivo e di utile per il proprio territorio, in una prospettiva di continuità, che vada ben oltre l’evento sportivo.” raccontano sul loro sito. Si spera dunque che questa struttura ormai fatiscente possa diventare anch’essa un simbolo di rinascita e progresso.

Atene 2004

L'Hellinikon Olympic Softball Stadium costruito per le Olimpiadi di Atene nel 2004. Foto Evanonthegc su Wikimedia Commons
L'Hellinikon Olympic Softball Stadium costruito per le Olimpiadi di Atene nel 2004. Foto Evanonthegc su Wikimedia Commons

Forse l’esempio più indicativo degli sprechi e delle dissolutezze che la cattiva gestione degli impianti Olimpici e la mala-contabilità ha causato, i siti che hanno accolto i Giochi della XXVIII Olimpiade ad Atene non hanno lasciato un’eredità felice alla nazione. Anzi. Nella fretta di completare gli impianti in preparazione delle Olimpiadi, i pianificatori olimpici hanno trascurato alcuni fattori cruciali come la strategia ambientale e la fattibilità economica. Pochissime delle strutture sono state poi sfruttate con successo e molte sono cadute nel più totale abbandono. Ad esacerbare la difficoltà del mantenimento di tali opere è stata anche la crisi economica che a colpito la Grecia nel 2009, ma forse anche (a detta di molti) proprio gli esorbitanti costi delle Olimpiadi. 

Sydney 2000

Il calderone olimpico trasformato in una fontana davanti al Syndey Olympic Park nel 2009. Foto Adam.J.W.C. su Wikimedia Commons
Il calderone olimpico trasformato in una fontana davanti al Syndey Olympic Park nel 2009. Foto Adam.J.W.C. su Wikimedia Commons

“The best Games ever” è l’eredità dei Giochi della XXVII Olimpiade a Sydney. I giochi di Sydney, sostenuti da un esercito di volontari, hanno ricevuto molti consensi, fin dall’inizio. Questo perchè si erano riproposti di trasformare radicalmente la città e sfruttare l’opportunità come una vetrina per l’Australia su un mondo che in quel momento stava assistendo ad una rapida crescita economica, specialmente nei paesi asiatici emergenti, come la Cina. Le aree che ne hanno beneficiato erano un tempo discariche di rifiuti tossici, ordigni inesplosi, rifiuti chimici, amianto, macerie e rifiuti domestici. I lavori di bonifica legati alle Olimpiadi hanno aperto la strada alla trasformazione dei sobborghi adiacenti e alla creazione di ampi spazi verdi che hanno facilitato lo sviluppo residenziale nelle vicinanze del Sydney Olympic Park. Circa 10 milioni di persone ora visitano l’area ogni anno, più del doppio del numero che ha partecipato ai Giochi Olimpici e Paralimpici del 2000.

Rio 2016

Il Rio Aquatic Center dopo le Olimpiadi del 2016. Still frame da Youtube “Olympic Venues That Were Completely Abandoned”
Il Rio Aquatic Center dopo le Olimpiadi del 2016. Still frame da Youtube “Olympic Venues That Were Completely Abandoned” di Grunge.

L’inizio dei Giochi della XXXI Olimpiade di Rio de Janeiro in Brasile fu scandito da non poche critiche e dissapori. L’economia brasiliana precipitò infatti in una forte recessione economica proprio alla vigilia dei Giochi nel 2016, portando il paese ad uno stato di emergenza, aggravato dall’epidemia di Zika e dalla criminalità che dilagava nelle grandi città. Nonostante tutti questi problemi però, i Giochi di Rio iniziarono in tempo e si svolsero regolarmente nel corso delle due settimane. Questo però non fu abbastanza per sostenere i costi che il paese dovette ammortizzare successivamente: mentre 15 dei 27 luoghi originali hanno ospitato almeno un evento dopo i Giochi, altri sono in gran parte abbandonati. Lo stadio di Maracanã è stato vandalizzato e l’elettricità è stata completamente spenta dopo aver accumulato una bolletta elettrica di quasi 1 milione di dollari. Il Parco Olimpico Deodoro, millantato come un percorso per migliorare uno dei quartieri più poveri di Rio, è stato chiuso. Le piscine abbandonate, sono ora ricoperte di insetti, fango e roditori. “L’eredità promessa delle Olimpiadi per la realizzazione di una città sicura per tutte le persone non è stata consegnata”, ha scritto Amnesty International nel suo rapporto post-Rio del settembre 2016, confermando i sospetti e le critiche avanzate nei mesi antecedenti alle Olimpiadi. 

Los Angeles 1932

Vista interna dell’LA Memorial Coliseum nel 2019. Foto CanonStarGal su Wikimedia Commons
Vista interna dell’LA Memorial Coliseum nel 2019. Foto CanonStarGal su Wikimedia Commons

I Giochi del 1932 arrivarono in un momento difficile per Los Angeles e gli Stati Uniti. La Grande Depressione, iniziata con il crollo di Wall Street del 1929, causò un diffuso numero di senzatetto, disoccupazione, forti disuguaglianze di reddito e segregazione razziale. Allo stesso tempo però le Olimpiadi del 1932 volevano essere un simbolo di speranza per il paese, un trampolino di lancio per riscattare la potenza economica e industriale che aveva caratterizzato gli anni prima della crisi. Fu così che, per evitare sprechi economici e limitare i lacontenti popolari, si decise di utilizzare sette edifici già costruiti, ad eccezione del Rose Bowl e dell’Armory. Il fiore all'occhiello delle Olimpiadi di LA, tuttavia, era il Memorial Coliseum, che ha ospitato eventi di atletica leggera, equitazione, hockey su prato e ginnastica e che tuttora è la sede del football USC, la ex-sede dei LA Rams e ha ospitato in passato due Olimpiadi, le World Series, due Super Bowl e persino una visita del Papa. Nel 2028 sarà il primo stadio a fungere da fulcro durante tre Giochi separati.

Immagine di apertura: lo stadio Olimpico di Los Angeles durante la cerimonia di apertura dei giochi olimpici del 1932.

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