Il sogno di una collezionista: il Kröller-Müller Museum

Le vicende del “grandioso museo” voluto dalla collezionista Helene Kröller-Müller cominciano oltre un secolo fa con i disegni di Behrens, van der Rohe e Berlage. Oggi, a 40 anni dall’ampliamento di Wim Quist, il museo è di nuovo pronto a cambiare. 

Questo articolo è apparso originariamente su Domus 1056, Aprile 2021. 

Il Kröller-Müller Museum si trova nel Parco nazionale De Hoge Veluwe, 80 km a est di Amsterdam, presso Otterlo. È frutto del lavoro di una vita di una delle più importanti collezioniste degli inizi del XX secolo: Helene Kröller-Müller. Grazie ai finanziamenti dell’azienda di famiglia, la Wm H. Müller & Co., e a un’ambizione irrefrenabile, la fondatrice mise insieme oltre 11.000 opere d’arte, un numero senza precedenti di lavori di Vincent van Gogh, Pablo Picasso, Piet Mondrian e molti altri maestri moderni. Da subito, il suo scopo fu collocare la collezione in un museo, a disposizione della comunità. Come in quasi tutto ciò che realizzò, si pose obiettivi ambiziosi.

All’inizio, il luogo prescelto era la tenuta di Ellenwoude a Wassenaar, presso L’Aja, che Helene e il marito Anton Kröller acquistarono nel 1911. Del progetto fu incaricato l’architetto tedesco Peter Behrens, che affidò in gran parte gli studi preparatori al suo giovane assistente Ludwig Mies (più avanti noto con il cognome di Mies van der Rohe). Helene andava d’accordo con Mies: era tranquillo, serio e ascoltava le sue idee. Quando fu improvvisamente licenziato da Behrens, i Kröller troncarono i rapporti con quest’ultimo, chiedendo invece a Mies un nuovo progetto basato sulla pianta di Behrens. 

Modello in scala 1:1 in legno e tela da vela del progetto non realizzato di Ludwig Mies van der Rohe per il Kröller-Müller Museum, nella tenuta di Ellenwoude a Wassenaar, 1912. Stampa alla gelatina d’argento, 20,3 x 25,4 cm

Tuttavia, dietro raccomandazione di H.P. Bremmer, consigliere artistico di Helene, fu affidato un incarico anche al più esperto architetto olandese Hendrik Petrus Berlage. Helene avrebbe preferito fare lavorare insieme i due architetti, ma Berlage rifiutò. Sulla proprietà di Ellenwoude venne realizzato un modello a scala reale del progetto di Mies in legno e tela. Mies in persona vi disegnò a mano i mattoni dell’esterno. Helene si disse soddisfatta del progetto, ma più tardi si lasciò persuadere da Bremmer e scelse Berlage. Inoltre, decise che preferiva fare costruire il suo museo nel parco del Veluwe, nel cuore della natura. Doveva essere un edificio grandioso e nel 1918 Berlage presentò i bozzetti di un gigantesco volume con spazi residenziali e d’esposizione. L’atrio centrale sarebbe stato alto più di 12 m, con un trasparentissimo soffitto di vetro colorato. C’erano un salotto per Anton e uno per Helene, una sala da pranzo e un soggiorno, tutti collegati tramite un’unica porta a un grande atrio e a una sala dedicata a Van Gogh. Tuttavia, i rapporti tra Helene e Berlage si fecero, da entrambe le parti, sempre più difficili e il progetto venne abbandonato. 

Progetto non realizzato di Hendrik Petrus Berlage per il Kröller-Müller Museum, gennaio 1918. Il disegno raffigura il lato est dell’edificio. Acquarello su carta, 33,5 x 65 cm

Successore di Berlage fu l’architetto belga Henry van de Velde, progettista del Folkwang Museum di Essen e docente della scuola che preannunciava il Bauhaus. I progetti che presentò nell’autunno del 1921, anch’essi per un museo enorme, furono accolti con entusiasmo e il cantiere si aprì quello stesso anno. Dopo soli sei mesi, però, la Müller & Co. si trovò in difficoltà finanziarie e la costruzione si fermò. Si continuò comunque a lavorare al progetto e Van de Velde produsse un portfolio di 1.000 tra schizzi, disegni e descrizioni. Nel 1928, l’enorme collezione d’arte venne affidata, per tutelarla, a una fondazione, e poi donata nel 1935 allo Stato olandese.

A Henry van de Velde si chiese di progettare un museo molto più modesto, che fu inaugurato nel 1938 suscitando grande interesse nazionale e internazionale, grazie alla bellezza della collezione, all’eleganza dell’edificio e all’inedita ubicazione. Helene, che ancora sognava il suo “grandioso museo”, faceva ostinatamente riferimento a un “museo provvisorio”. Eppure, il nuovo museo era come lo aveva desiderato: con piccoli spazi intimi e illuminazione soffusa dall’alto, una “casamuseo”, come la chiamava, dove i visitatori potessero avvicinarsi alle opere d’arte. L’edificio di mattoni era quasi interamente chiuso, per dare alle pareti più spazio possibile per il grande numero di quadri.

Disegno di Henry van de Velde per il Kröller-Müller Museum, vista prospettica, 1923-1936. Gessetto su carta, 61 x 193,5 cm

Alla morte di Helene nel 1939 e dopo la Seconda guerra mondiale, Bram Hammacher divenne direttore del Kröller-Müller Museum e introdusse la scultura come controparte della collezione di pittura. Il complesso si ampliò con una sezione di scultura e un auditorium, anch’esso progetto di Van de Velde. In contrasto con il carattere chiuso dell’edificio, la sezione di scultura ha pareti vetrate e offre un’ampia veduta sul bosco circostante. A seguire, si progettò anche un giardino dedicato alla scultura. In stretta collaborazione con Hammacher, l’architetto paesaggista Jan Bijhouwer progettò un labirintico giardino dove natura e scultura erano considerate alla pari, idea all’epoca assolutamente nuova. Il giardino della scultura venne inaugurato nel 1961 con opere, tra gli altri, di Auguste Rodin, Marta Pan ed Henry Moore. Da allora, il Kröller-Müller Museum è uno dei più importanti musei internazionali di scultura moderna. Nel maggio 1964, Gerrit Rietveld visitò il giardino della scultura per trovare una collocazione adatta al padiglione che aveva progettato nel 1955 per la mostra internazionale all’aperto “Sonsbeek ’55” di Arnhem. Espresse il desiderio che “il padiglione venisse interamente ricostruito nella forma originale”. Un mese dopo, Rietveld morì, ma il padiglione venne ricostruito nel giardino della scultura e acquistò fama internazionale con il nome di Padiglione Rietveld.

Il Rietveld Pavilion, progetto di Gerrit Rietveld per la mostra di scultura “Sonsbeek ’55” di Arnhem, poi ricostruito nel giardino della scultura del museo nel 1964-1965 e nel 2010. Foto Marion Gemmeke

Nel 2005-2006 venne ricostruito nello stesso luogo anche il padiglione progettato da Aldo van Eyck per la quinta mostra internazionale di scultura “Sonsbeek ’66”. Negli anni Settanta, il museo venne ampliato con una nuova ala dall’olandese Wim Quist, che progettò un edificio trasparente con la massima interazione tra esterno e interno. L’ampliamento è situato tra il giardino della scultura e il museo di Van de Velde. È caratterizzato formalmente da linee allungate, costituite da corridoi vetrati che conducono a spazi espositivi di proporzioni imponenti, ma gradevoli, e ospita le principali acquisizioni di Art minimalista e Arte concettuale, Land Art e Arte povera. Una delle qualità dell’intervento di Quist è la fusione armoniosa del suo edificio con quello di Van de Velde, benché quest’ultimo sia differente per il carattere e l’uso dei materiali. Oggi, dopo oltre 40 anni, il Kröller- Müller è di nuovo pronto ad ampliare la sua sede per migliorare l’esposizione delle sue collezioni, che si sono accresciute, e a migliorare l’accoglienza e i servizi per i visitatori. I progetti sono in pieno sviluppo con la stessa, forte ambizione di un secolo fa.

L’ingresso del museo nella nuova ala, in gran parte vetrata, progettata da Wim Quist e inaugurata nel 1977. Foto Jannes Linders

Jean Hilgersom (Haarlem, Olanda) è consulente museale e responsabile di progetti per grandi istituzioni museali olandesi. Presidente di ICOMICAMT (2013-2019), è presidente del comitato di consulenza di KiCulture e cofondatore della Init-Ensan Foundation.

Immagine di apertura:
vista aerea del complesso del Kröller-Müller Museum in una fotografia del 1983.

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