L’arcipelago della Maddalena, ambita meta turistica estiva a nord-est della Sardegna, è il playground ideale per stimolare l’immaginazione di artisti e progettisti. È qui che dal 22 al 30 settembre 2018 si è tenuto un laboratorio intitolato Eterotopia, ideato da un gruppo indipendente di architetti e sostenuto da diverse organizzazioni e istituzioni locali.
Il filosofo francese Michel Foucault definiva “eterotopie” come luoghi reali connessi a tutti gli altri spazi, territori ideali ma che corrispondono ad utopie effettivamente realizzate.
Queste sono momenti di sospensione dalla realtà, luoghi che al contempo rappresentano, contestano e rovesciano gli spazi sociali. Secondo Foucault: “Le eterotopie hanno il potere di giustapporre in un unico luogo reale, diversi spazi che sono tra loro incompatibili.”
La Maddalena rispecchia la definizione di Eterotopia: è un’accumulazione unica di cortocircuiti territoriali e rappresenta alla perfezione la condizione postmoderna.
“L’area è stata abitata da una serie di occupanti diversi: dai pastori ai migranti, dagli eremiti agli esuli, dai militari ai lavoratori stranieri, fino ai turisti che riempiono le spiagge ogni estate” racconta il collettivo Eterotopia.
A metà tra stagione estiva affollatissima e l’inverno deserto, il laboratorio si è svolto nel periodo perfetto per godere del paesaggio paradisiaco e ancora largamente incontaminato.
Per il workshop, gli organizzatori hanno chiamato a raccolta otto studi d’architettura (Enorme Studio, False Mirror Office, Open Fabric, Orizzontale, Parasite 2.0, Something Fantastic, Traumnovelle e Urbz), altrettanti ricercatori, qualche ospite d’eccezione (Stefano Boeri, Luis Callejas, Pippo Ciorra) e soprattutto 80 studenti da tutto il mondo.
Prima dell’inizio, gli studi invitati hanno concepito otto totem galleggianti, esposti in un’insenatura rocciosa chiamata Cala Francese, sede della maggior parte delle attività, e che hanno rappresentato le tematiche da sviluppare.
Durante i dieci giorni di laboratorio, studenti e insegnanti hanno invece lavorato con disegni e modelli e preparato una mostra esposta e discussa con l’amministrazione comunale presso il municipio. Memoria collettiva, trauma, sopravvivenza, antropocentrismo, azione, temporalità, mobilità, colonialismo, mito e narrativa sono solo alcune delle parole chiave discusse durante l’evento.
Tra gli argomenti più interessanti e dibattuti, l’eredità lasciata dalla base militare americana di Santo Stefano, che per 38 anni – dal 1972 al 2008 – ha letteralmente stravolto l’economia e il bioritmo del territorio.
Più che un laboratorio, Eterotopia è definibile come un’esperienza a 360°. Anche se ha strutturato i dieci giorni di evento, il progetto è forse la parte meno rilevante, o meglio, è significativo se concepito come strumento di conoscenza piuttosto che un modo per risolvere problemi.
È più importante la scoperta di un territorio estremamente complesso. È più importante superare i giudizi superficiali e cambiare lo sguardo. È più importante porsi domande, provocare e discutere.
Forse l’organizzazione stessa del laboratorio, al di là dei risultati finali particolari, è la risposta al turismo di massa e predatorio che affligge La Maddalena: è un invito a guardare ai territori con attenzione e spirito critico, a immedesimarsi nella singolarità dei luoghi e nel portare rispetto e gentilezza nei luoghi estranei ai nostri, come quelli a cui sentiamo di appartenere.