Eterotopia: un workshop internazionale per guardare il paesaggio de La Maddalena

Otto studi di architettura e 80 studenti da tutto il mondo per dieci giorni hanno esplorato il territorio dell’arcipelago di La Maddalena e le sue numerose singolarità.

Eterotopia, La Maddalena 2018

L’arcipelago della Maddalena, ambita meta turistica estiva a nord-est della Sardegna, è il playground ideale per stimolare l’immaginazione di artisti e progettisti. È qui che dal 22 al 30 settembre 2018 si è tenuto un laboratorio intitolato Eterotopia, ideato da un gruppo indipendente di architetti e sostenuto da diverse organizzazioni e istituzioni locali.

Il filosofo francese Michel Foucault definiva “eterotopie” come luoghi reali connessi a tutti gli altri spazi, territori ideali ma che corrispondono ad utopie effettivamente realizzate. 

Queste sono momenti di sospensione dalla realtà, luoghi che al contempo rappresentano, contestano e rovesciano gli spazi sociali. Secondo Foucault: “Le eterotopie hanno il potere di giustapporre in un unico luogo reale, diversi spazi che sono tra loro incompatibili.”

Eterotopia, La Maddalena 2018
Eterotopia, La Maddalena 2018. Visita alla Batteria militare di Punta Rossa a Caprera. Foto Alexandra Kononchenko

La Maddalena rispecchia la definizione di Eterotopia: è un’accumulazione unica di cortocircuiti territoriali e rappresenta alla perfezione la condizione postmoderna. 

“L’area è stata abitata da una serie di occupanti diversi: dai pastori ai migranti, dagli eremiti agli esuli, dai militari ai lavoratori stranieri, fino ai turisti che riempiono le spiagge ogni estate” racconta il collettivo Eterotopia.

A metà tra stagione estiva affollatissima e l’inverno deserto, il laboratorio si è svolto nel periodo perfetto per godere del paesaggio paradisiaco e ancora largamente incontaminato. 

Per il workshop, gli organizzatori hanno chiamato a raccolta otto studi d’architettura (Enorme Studio, False Mirror Office, Open Fabric, Orizzontale, Parasite 2.0, Something Fantastic, Traumnovelle e Urbz), altrettanti ricercatori, qualche ospite d’eccezione (Stefano Boeri, Luis Callejas, Pippo Ciorra) e soprattutto 80 studenti da tutto il mondo. 

Prima dell’inizio, gli studi invitati hanno concepito otto totem galleggianti, esposti in un’insenatura rocciosa chiamata Cala Francese, sede della maggior parte delle attività, e che hanno rappresentato le tematiche da sviluppare.

Eterotopia, workshop alla Maddalena
Visita all’ex Arsenale della Maddalena. L’edificio progettato dall’architetto Stefano Boeri per il G8 del 2009 è rimasto incompiuto. Foto Alexandra Kononchenko

Durante i dieci giorni di laboratorio, studenti e insegnanti hanno invece lavorato con disegni e modelli e preparato una mostra esposta e discussa con l’amministrazione comunale presso il municipio. Memoria collettiva, trauma, sopravvivenza, antropocentrismo, azione, temporalità, mobilità, colonialismo, mito e narrativa sono solo alcune delle parole chiave discusse durante l’evento.

Tra gli argomenti più interessanti e dibattuti, l’eredità lasciata dalla base militare americana di Santo Stefano, che per 38 anni – dal 1972 al 2008 – ha letteralmente stravolto l’economia e il bioritmo del territorio.

Eterotopia, La Maddalena 2018
Foto Alexandra Kononchenko

Più che un laboratorio, Eterotopia è definibile come un’esperienza a 360°. Anche se ha strutturato i dieci giorni di evento, il progetto è forse la parte meno rilevante, o meglio, è significativo se concepito come strumento di conoscenza piuttosto che un modo per risolvere problemi. 

È più importante la scoperta di un territorio estremamente complesso. È più importante superare i giudizi superficiali e cambiare lo sguardo. È più importante porsi domande, provocare e discutere.

Forse l’organizzazione stessa del laboratorio, al di là dei risultati finali particolari, è la risposta al turismo di massa e predatorio che affligge La Maddalena: è un invito a guardare ai territori con attenzione e spirito critico, a immedesimarsi nella singolarità dei luoghi e nel portare rispetto e gentilezza nei luoghi estranei ai nostri, come quelli a cui sentiamo di appartenere.

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