Le Corbusier e l'Unesco

L'opera di Le Corbusier è stata respinta per la seconda volta dall'Unesco. Abbiamo chiesto al direttore della Fondation le Corbusier Michel Richard di spiegarci perché.

Serie/monumento, museo diffuso transnazionale/opera-icona del Movimento Moderno. Sono queste alcune delle dicotomie che traducono in sintesi le principali divergenze rispettivamente tra istituzioni promotrici e unesco. Nodo centrale del dibattito è l'introduzione della serie e il suo evolvere rispetto ai criteri consolidati dell'unesco che, ancorati alle eccellenze, indicano solo tre delle architetture proposte come iscrivibili al patrimonio mondiale (Villa Savoye, l'Unité d'Habitation a Marsiglia, Notre-Dame du Haut a Ronchamp e, con riserva, il Museo nazionale d'arte occidentale a Tokyo). A distanza di oltre 50 anni dalla sua scomparsa, Le Corbusier irrompe ancora una volta con slancio innovatore nel concetto di modernità, qui rappresentato proprio dalla serie, intesa non come elenco delle sue architetture più note, piuttosto come racconto aperto, teso a mostrarne l'apporto teorico alla cultura dell'abitare che dal Movimento Moderno si estende alla contemporaneità. Sono i nessi progettuali tra questi primi 19 siti (ai quali se ne aggiungeranno altri) e non il sito in sé a costituire la rilevanza della serie in quanto opera intellettuale da salvaguardare.

In che modo l'iscrizione alla Lista del patrimonio mondiale può accrescere la conoscenza di un architetto già molto noto come Le Corbusier?
La proposta di includere alcune sue opere nella Lista del patrimonio mondiale ha un duplice obiettivo: da un lato estendere e diversificare la divulgazione del suo contributo all'architettura moderna e contemporanea a un pubblico vasto ed eterogeneo, a partire proprio dalla Francia dove è ancora poco riconosciuto. Dall'altro potenziare le strategie di tutela e conservazione delle architetture esistenti, coinvolgendo attori pubblici e privati in progetti a scala territoriale, mirati a incentivare, anche attraverso una migliore offerta al turismo culturale, ricerche transazionali su Le Corbusier e il Movimento Moderno.

Foto di apertura: sito Eileen Gray e Le Corbusier, Roquebrune Cap Martin. Foto prima del restauro della villa E-1027. Qui sopra: l’interno della maison du docteur Curutchet a La Plata, Argentina. Photo OM Gambier, FLC/ADAGP
Foto di apertura: sito Eileen Gray e Le Corbusier, Roquebrune Cap Martin. Foto prima del restauro della villa E-1027. Qui sopra: l’interno della maison du docteur Curutchet a La Plata, Argentina. Photo OM Gambier, FLC/ADAGP
Qual'è il ruolo svolto dalla Fondation Le Corbusier nella composizione del dossier?
L'apporto della Fondation è soprattutto di tipo scientifico, sia nel guidare ricercatori e studiosi nella consultazione dell'archivio, sia nel coordinare le diverse competenze implicate nel progetto, dalle istituzioni pubbliche, provenienti dai sei paesi partners, agli attori privati e alle associazioni locali.

In base a quali criteri sono state selezionate queste 19 architetture lecorbusiane?
Le architetture sono qui interpretate come espressioni concrete attraverso cui si susseguono i momenti salienti di un pensiero teorico più ampio, elaborato da Le Corbusier a proposito della cultura dell'abitare nata in seno al Movimento Moderno. Lo stesso Le Corbusier nel 1935 suggerisce una lettura della sua filosofia progettuale che prescinde dalla tipologia e dalla scala del progetto quando, a proposito della Ville radieuse, afferma " io misuro il valore delle mie iniziative sulla base dell'unità di grandezza di cui ci occupiamo: l'unità uomo. E controllo i rapporti spaziali secondo questo binomio fondamentale: l'uomo e la natura". Questa serie di edifici esprime l'identità polimorfa dell'architettura del Movimento Moderno rivolta alle esigenze abitative della comunità, e lo spirito internazionale dei suoi pionieri, tra i quali Le Corbusier spicca per la molteplicità delle tipologie e per l'estensione della sua opera che, di quel periodo, è la più diffusa sul territorio transnazionale, con 11 Paesi ripartiti in 4 continenti. Essa avrebbe potuto completare e potenziare la presenza del Movimento Moderno nella Lista del patrimonio mondiale, attuando una lettura trasversale di questa corrente architettonica secondo Le Corbusier. Allo stesso tempo il rapporto con il Movimento Moderno costituisce una chiave di interpretazione attraverso cui rivisitare il suo contributo teorico alla cultura del progetto seguendo i temi condivisi con altri esponenti dell'avanguardia architettonica e artistica che, nel dossier, abbiamo esemplificato con alcuni attributi di valore: invenzione di una nuova estetica e di un nuovo linguaggio architettonico, ricerca ed innovazione dei paramteri distributivi e volumetrici tradizionali, standardizzazione e prefabriccazione dell'edificio, abitare come condizione esistenziale della modernità, ricerca di equilibrio tra spazio individuale e collettivo.

Esterni della maison du docteur Curutchet a La Plata, Argentina. Photo OM Gambier, FLC/ADAGP
Esterni della maison du docteur Curutchet a La Plata, Argentina. Photo OM Gambier, FLC/ADAGP
Secondo Icomos International, l'assenza di impianti urbanistici ideati da Le Corbusier e di alcuni complessi edilizi, tra cui quelli indiani, è tra i fattori che hanno concorso all'esito negativo dell'ultimo dossier. Perché questi "brani architettonici" non sono stati inseriti nella serie?
Nel dossier non sono state integrate le architetture di Chandigarh, né il Carpenter Center—o Centrosoyuz—perché non vi sono le condizioni indicate da Unesco riguardo alla tutela dell'opera architettonica, che deve essere già protetta dalla legislazione nazionale del paese di appartenenza, che a sua volta è l'attore istituzionale che inoltra la proposta di iscrizione alla Lista del patrimonio mondiale. L'India, che all'inizio era associata a questo progetto, ha ritirato la domanda. Sono questi i motivi per i quali abbiamo dovuto escludere anche le opere urbanistiche.
Interno di una maison Jumelée (al Weissenhof). Photo FLC/ADAGP
Interno di una maison Jumelée (al Weissenhof). Photo FLC/ADAGP
A scala territoriale, la serie prefigura un museo diffuso a cielo aperto dell'opera lecorbusiana, la cui originalità consiste nell'ibridazione tra siti musealizzati (otto case-museo tra edifici unifamiliari e unità abitative) vivificati dalla ricerca e dall'interesse del pubblico, e architetture che mantengono la funzione originaria. Tanto la conversione museale, quanto la continuità della destinazione d'uso di un'architettura, dall'appartamento al centro religioso e culturale, fino alla fabbrica, impone delle scelte circa la conservazione o il restauro dello spazio costruito. In che modo l'inclusione nella Lista del patrimonio mondiale potrebbe incidere nella messa a punto di strategie di salvaguardia delle architetture di Le Corbusier?
Il mantenimento della fruizione originaria degli spazi progettati da Le Corbusier, è un'obiettivo prioritario della Fondation, perseguito anche a costo di accettare qualche compromesso sullo stato di conservazione dell'assetto architettonico esistente, che può essere sottoposto a importanti interventi di restauro conseguenti alla messa a norma dell'edificio. Il nostro ruolo nei processi di ripristino di un'architettura è quello di conservare la memoria dei cantieri di restauro, capitalizzando la conoscenza del progetto architettonico desunta dai savoirs-faire e delle soluzioni tecniche sperimentate.
Maison Jeanneret-Perret, Maison Blanche, a la Chaux-de-Fonds, dopo il restauro. Photo FLC/ADAGP
Maison Jeanneret-Perret, Maison Blanche, a la Chaux-de-Fonds, dopo il restauro. Photo FLC/ADAGP

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