Fabric: Arctic Opening

Christoph Guignard, direttore dello studio svizzero Fabric ha scritto un saggio descrivendo il loro progetto, l'Arctic Opening.

L'Arctic Opening è una nuova installazione per il Festival MIMI parte di un'esposizione all'aria aperta che ha messo in mostra numerosi progetti d'arte e di architettura sperimentale. Lo scopo dell'Arctic Opening è di far apparire un "secondo giorno" fatto di una moltitudine di luci artificiali tra il tramonto e l'alba di Marsiglia, quando le isole scompaiono nel buio e diventano quiete. La luce emessa dall'installazione replicherà le variazioni luminose di un territorio distante, in cui il sole brilla per ventiquattro ore durante l'estate: l'Artico. Questa luce, trasportata dal nord, brillerà sul paesaggio mediterraneo davanti al porto di Frioul. Allestita in una zona rocciosa battuta dal vento e vicina a rovine industriali, Arctic Opening può far venire in mente una strana spedizione scientifica. I suoi sensori e interfacce climatiche potrebbero analizzare l'ambiente, anticipando così un catastrofico e immaginario futuro di un oceano Artico senza ghiaccio.

"Quando cala la notte, ogni giorno scorgiamo dalle città, dalle strade o dai porti un'altra alba: quella elettrica. È letteralmente un "secondo giorno" che inizia: una giornata fatta di scritte al neon, lampioni, luci al sodio, mercurio o fluorescenti, un giorno fatto di appartamenti illuminati e di vetrine, di attività notturne che due secoli fa non si conoscevano neanche.

Benché oggi non ci si faccia più neanche caso, questo "secondo giorno" fa parte della vita di tutti giorni per i residenti della città. La luce artificiale è stata una conquista: il fuoco prima, poi il gas, e più recentemente l'elettricità. Questa luce "fabbricata" permise prima di illuminare il buio e di estendere artificialmente il giorno nella notte, ma anche di trasformare il nostro rapporto con il tempo, il paesaggio e lo spazio. In particolare permise di andare oltre il dato e immemore ciclo naturale del giorno e della notte prodotto dalla rotazione della terra stessa e quindi anche di ridefinire gli spazi architettonici e urbani.

S'iniziò anche a costruire nuove architetture che non avevano più bisogno di luce naturale. In pochi decenni, la luce artificiale alterò profondamente lo stile di vita della popolazione urbana, ma non solo: vicino ai lampioni, gli uccelli iniziarono a cantare, gli insetti si ammassarono sotto le luci e le stelle scomparvero dal cielo notturno sopra le città, come se si fosse aperta la porta su uno strano mondo in grado di combinare i cicli naturali con quelli artificiali. Tutto sommato ci si è trovati con dei benefici ma anche con delle perdite.

Quest'ambiente, a volte magico, a volte preoccupante, genera sicuramente in noi una poetica del mutamento. Ora, la sfida è di usare questi mutamenti che combinano il presente e il futuro, per fare una più ampia riflessione sui nostri spazi contemporanei e sul nostro consumo di energia.

Ideato per l'Innovative Music Festival (MIMI 2010) a Marsiglia, sulle isole Frioul, Arctic Opening, non cerca di negare questo "secondo giorno", ma cerca piuttosto di amplificare i suoi aspetti più delicati e più positivi. In questo modo, Arctic Opening, cercando di sviluppare il potenziale dell'immaginazione legata all'illuminazione artificiale, cerca anche di integrare nuove tecnologie e cicli d'illuminazione intelligenti a basso consumo energetico.

In un mondo globale, interconnesso all'infinito, in grado di sviluppare nelle zone in cui i fusi orari s'incontrano nuove forme di mobilità, di temporalità e di comportamenti sociali, questo giorno artificiale dà l'opportunità di avere un altro tipo di "giornate" simultanee e distanti: una "connessione" immaginaria o mediata con nazioni dove, precisamente e letteralmente, allo stesso tempo, il sole sta splendendo. Attraverso le immagini satellitari e le rilevazioni dati, oggi è possibile immaginare di aprire una "finestra" su una luce sensibile e lontana la cui intensità varia costantemente, il cielo è assolato, poi diventa nuvoloso, poi magari di nuovo assolato. Una finestra che "teletrasporti" in modo astratto un'atmosfera lontana senza mobilità fisica e, se si esclude il movimento d'informazioni da là a qua, senza mezzi di trasporto.

Con Arctic Opening, fabric | ch propone di creare su grande scala proprio questa "apertura" verso quest'altro giorno: una luce artificiale e sensibile, che evidenzia alcune forme geografiche, luminose e meteorologiche in tutto il mondo (all'estate di un emisfero corrisponde l'inverno nell'altro, alla luce il buio, alla luce perpetua di un polo la notte dell'altro, ecc.). Quando la notte cade a Marsiglia, questo "secondo giorno" sorge con la sua fonte di luce da qualche parte a nord del circolo polare, al margine delle zone abitate, dove, una volta che il ghiaccio si sarà sciolto, si apriranno nuove vie di navigazione e ci si aprirà sempre di più al futuro. Alimentato dalla luce proveniente dalle regioni dove in questa stagione il bagliore orizzontale del sole non scompare mai, dove l'alba e il tramonto s'incontrano, Arctic Opening riproduce la continua modulazione dell'estate nordica. Fatta di centinaia di diodi emettenti luce (LED), questa fascia luminosa, lunga diciotto metri, illumina il ventoso paesaggio roccioso. All'alba, poi, pian piano rivela la sua natura fatta di tubi piazzati temporaneamente lì per condurre quest'esperimento di luce remota. Una tenda che contiene gli strumenti di controllo, montata nelle vicinanze di rovine militari e industriali del ventesimo secolo, dà l'idea di una spedizione scientifica in territorio nemico.

La combinazione di luci generata da questa finestra e il paesaggio delle isole Frioul crea un territorio ibrido: Arctic Mediterranea, un lontano giorno notturno.

Quest'area ibrida a luce mista è creata di proposito come un ambiente in prospettiva che, da una parte, richiama i moderni schemi della mobilità e delle zone orarie, i flussi e le reti, l'artificialità e la mediazione e dall'altra mette in risalto le strane similitudini tra le aride isole Frioul e le regioni artiche dove non crescono alberi. Come se questo luogo temporaneo davanti a Marsiglia, illuminato dalla luce trasportata dall'Artico possa diventare il distante, catastrofico e immaginario futuro della parte più a nord del mondo: scaldati dai cambiamenti climatici, visitati dalle navi che percorrono nuove vie di navigazione aperte tra i ghiacci che si stanno sciogliendo, la costa del lontano Far North potrebbe pian piano somigliare a quella del mar Mediterraneo. Quest'ambiente, poi, diventerebbe ibrido a sua volta per il flusso crescente di persone, futuro e presente, materiale e immateriale.

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