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Novara e l'Expo 2015

Mentre Milano si prepara ad accogliere l'Expo nel 2015, Novara si candida a centro di ricezione e accoglienza residenziale.

Invitati dall'amministrazione comunale, gli studenti di Domus Academy hanno colto al volo l'opportunità di trasformare la città piemontese in un laboratorio progettuale. I direttori dei due master in Urban Vision and Architectural Design e in Interior and Living Design Gianandrea Barreca e Antonella Dedini e l'architetto ed Assessore alla Promozione e Sviluppo della Città di Novara Paolo Debiaggi raccontano a Domus i frutti di questa interessante collaborazione.

Domus: Lavorare con un'amministrazione pubblica è senz'altro un'opportunità interessante per una scuola e viceversa. Quali sono stati i vostri obiettivi e il vostro approccio nell'affrontare questo progetto?

Gianandrea Barreca: Credo che sia corretto che le scuole offrano il loro prodotto, che sia di interior, architettura o urbanistica, a chi lo richiede perché il maggior guadagno che ne ha la scuola è permettere agli studenti di sperimentare su campi e progetti reali e concreti. È vero che la scuola, una volta terminato il suo lavoro, deve vigilare che il suo contributo non si esaurisca in una serie di interessanti spunti e immagini, ma abbia in qualche modo un seguito e che, grazie al coinvolgimento in ambienti culturali, non diventi solo l'occasione per sdoganare operazioni urbanistiche di non particolare alto livello, ma mi sembra di poter dire che, visto l'impegno e l'interesse dimostrato dall'amministrazione, non sia questo il caso. L'Ordine degli Architetti di Novara, invitato e in parte coinvolto nell'attività, ha chiuso la conferenza di presentazione del progetto dicendo di voler aprire un tavolo di riflessione con noi e con l'amministrazione per la gestione programmatica del futuro di questa area: concorso di idee, incarico diretto su curriculum, concorso aperto alle scuole. Al momento però non abbiamo ancora avuto notizie precise in merito, anche se siamo sicuramente fiduciosi nell'impegno che l'Ordine degli architetti si è pubblicamente preso.

Antonella Dedini: Il nostro interesse è quello di lavorare "by doing". E il nostro sogno è lavorare sempre con un reale committente. Certo, ci sono molte aziende che vengono qui e prendono le idee, ma anche questo fa parte del gioco.

Paolo Debiaggi: L'attribuzione alla città di Milano dell'organizzazione dell'Expo Internazionale del 2015, offre, anche alla città di Novara, importanti potenzialità di sviluppo. Tali potenzialità si concretizzeranno se si riuscirà a costruire una progettualità locale in grado di interpretare al meglio le opportunità offerte dall'evento. Il Comune di Novara si è dimostrato fin qui pronto e attivo nel candidarsi quale possibile partner dell'Expo. La costituzione del Comitato novarese per l'Expo, la firma del Protocollo di Intesa con la città di Milano nel mese di settembre 2008 e l'organizzazione a Novara, nel mese di ottobre 2008, di un primo evento targato Expo 2015, costituiscono un presupposto importante nel percorso di avvicinamento all'evento. Il seminario di ricerca e progetto organizzato all'interno del Master in Urban Management e Architectural Design della Domus Academy, si è posto come obiettivo l'identificazione di una strategia di sviluppo e definizione di un sistema, innovativo e flessibile nel tempo, per nuove forme di accoglienza e, più in generale, di residenzialità allargata che possano essere sperimentate nella città di Novara. L'idea di base del seminario è stata quella di raccogliere stimoli e riflessioni su come le principali aree di trasformazione della nostra città, aree dismesse e impianti urbani in via di dismissione, possano anche essere funzionalmente riqualificati in vista dell'evento Expo. Con il seminario, attraverso il coinvolgimento di un gruppo internazionale di giovani professionisti di una scuola di specializzazione altamente qualificata, si è cercato di dotare la città di una progettualità che possa rappresentare uno strumento per promuovere Novara in vista dell'Expo e, al tempo stesso, raccogliere proposte interessanti per il suo sviluppo futuro.

Domus: avete costituito una squadra per progettare dall'urbanistica alla sedia. Siete davvero riusciti a immaginare tutti questi aspetti?

GB: Un tema importante sviluppato durante il seminario è stato quello della complessità delle scale di progetto. Il mio master lavora su tutte le scale di progetto e in particolare sui difficili e complessi passaggi e relazioni tra esse. "Architectural Link", una definizione che ho in parte ereditato da Andrea Branzi, uno dei fondatori della scuola, indica proprio la capacità di tenere insieme e di progettare contestualmente a tutte le scale del progetto. A tutte le scale significa non solo quelle grafiche ma anche quelle mentali, di programma e progetto. Credo che uno degli evidenti problemi oggi sia quello che non ci siano relazioni tra la scala degli "oggetti" e quella della città. Lavorare con il master di Interior significa completare questo passaggio, entrare dentro gli edifici.

AD: Una delle più grandi forze di DA è la capacità di mettere in relazione le diverse discipline dei suoi master, di fare lavorare gli studenti insieme. In particolare, il master di urban e architectural design è quello che più mi aiuta ad uscire dall'idea di abitare. Per me abitare è abitare la città. E questo permette progettare le dinamiche di una città, fino a decidere che cosa fare all'interno di una ex caserma o di un vecchio ospedale: trovare un concept forte su una destinazione d'uso e poi arrivare a definirne tutte le funzioni all'interno. In questa occasione, il 70% del lavoro è stato immaginarci che cosa potranno diventare queste aree e quale servizio potranno dare alla città di Novara in relazione all'Expo, ma soprattutto cosa potranno diventare dopo l'Expo.

Domus: Il dopo Expo è uno dei temi molti dibattuti e spesso disattesi che ha afflitto le ultime manifestazioni di questo tipo. È stato un tema trasversale?

GB: L'Expo è un'occasione che la città di Novara guarda dalla finestra, ma con molta attenzione. L'obiettivo della città credo sia quello di riuscire a drenare un po' della ricchezza, meglio delle occasioni di sviluppo, che l'Expo dovrebbe produrre, per attivare dei processi di trasformazione sulle aree che abbiamo studiato. Un obbiettivo implicito del lavoro di seminario è stato quello di proporre soluzioni progettuali in grado di interagire e svilupparsi, con modalità e intensità differenti, durante tutte e tre le fasi in cui si svilupperà l'evento expo, prima, durante e dopo.


Domus: tra le premesse dei master si parla di "ricerca di tipologie edilizie innovative e forme di nuova residenzialità". Di cosa si tratta?

AD: Tra i progetti sviluppati c'è per esempio la riconversione del vecchio centro sociale. Si tratta di un edificio della fine degli anni Cinquanta senza una particolare rilevanza architettonica, in stato di completo abbandono, che in questo momento offre ricovero ai senza tetto. Abbiamo pensato a un modo per rilanciarlo e riqualificarlo in modo da creare nel centro di Novara un luogo che offre ospitalità e servizi diversi: spazi per riposare, mangiare e incontrare altre persone. Sparsi per Novara abbiamo immaginato dei servizi che invitano verso il nuovo centro sociale: per esempio, biblioteche itineranti e soluzioni di bike sharing. All'interno l'edificio è stato svuotato, la facciata invece è stata mantenuta come una grande quinta scenica. L'idea era di allestire l'interno dell'edificio con box prefabbricati, flessibili realizzati con materiali economici per creare spazi dinamici a seconda dei servizi temporanei e itineranti che il Comune voleva realizzare. Lo spazio esterno è stato ripensato e riqualificato e messo a disposizione della città.

Domus: un luogo dove diverse classi e tipologie di persone possono convivere?

AD: L'idea è mettere insieme le diverse culture che si trovano in un'area periferica e degradata come questa. Giovani e studenti, dinamici e forti, sono capaci di aiutare il centro stesso e i senza tetto, in cambio ricevono vitto e alloggio. Insomma, non un ghetto, ma un luogo dove convivono più realtà sociali.

GB: io sono particolarmente interessato a quella fascia complessa e composita, enorme, che sta in mezzo, compresa tra i due estremi di fasce di reddito e che ha necessità, bisogni e aspettative, relativamente al tema casa, molto differenziati e in continuo movimento e trasformazione. L'expo è anche l'occasione per riflettere su questo tema e cercare di capire come aree storiche, luoghi dismessi di scarso valore architettonico possono trasformare Novara in un laboratorio in grado di dare soluzioni abitative nuove e sperimentali. Nei lavori presentati alla fine del seminario, troviamo una collezione di progetti e soluzioni molto variegata depositati su aree diversissime tra loro: l'area dismessa delle ferrovie Nord Milano, un villaggio operaio dismesso, un ex ospedale. In maniera un po' provocatoria, abbiamo pensato a un modello che si può esportare anche in altre città.

Domus: prendendo come esempio il villaggio dell'alta velocità, qual è la scala più appropriata per disegnare questo pezzo di città: globale, locale o regionale?

GB: Ho chiesto agli studenti, usando le aree messe a disposizione dall'amministrazione come campioni di laboratorio, di interrogarsi sul tema delle scale del progetto a più ampio spettro possibile e delle relazioni tra esse. Globale, Regionale e Locale, che di per se non vogliono dire nulla, sono in realtà la sintesi, i contenitori, di tre differenti modi di guardare, analizzare e ridisegnare un'area. Sono i luoghi e le dimensioni mentali dalle quali partire a riflettere, sono la distanza dalla quale si guarda l'area, la dimensione fisica nella quale si radica il progetto, la dimensione del contenitore, o dell'archivio nel quale si cerca la base e la ragione del progetto. Trovare un filo che lega queste tre, o più, differenti dimensioni significa a mio parere dare corpo al progetto e risposte al tuo interlocutore, al tuo committente. Alcuni progetti guardano l'area da una "campo" regionale e raccolgono le informazioni sulla tipologia "dentro" un ambito globale, per poi connettersi e dare risposte a bisogni locali. Altri, invece, continuano a ragionare esclusivamente sugli estremi, sulle relazioni tra locale e globale, altri ancora lavorano solo sui punti di contatto e sulle sovrapposizioni di queste tre "dimensioni". È come se fosse una tavola sinottica delle modalità con le quali puoi mettere insieme cose per trovare la ragione del migliore progetto possibile. Tra Milano e Novara, comprese tra le linee della mobilità e delle infrastrutture ci sono delle strisce larghe 50, 80 anche 100 metri non edificabili, non coltivabili. L'idea è stata di dare un'identità a questi luoghi con una "città lunga". Un progetto, per esempio, propone di aggiungere una nuova "linea" e connettere Novara a Milano attraverso una serie di percorsi ciclabili, immaginando il villaggio dell'alta velocità trasformato in un laboratorio, scuola e archivio delle fotografie scattate da chi si muove lungo questi flussi. Un altro progetto per esempio trasforma invece il villaggio dell'alta velocità in un centro di ricerca legato alle biotecnologie e all'agricoltura, nello specifico al riso con un grande parco agricolo connesso, durante l'expo questo potrebbe diventare un luogo di visita, un luogo di eccellenza, un dipartimento distaccato dell'expo un "fuori salone" dove fare un'esperienza di vita, per poi tornare, dopo l'expo, un luogo per la città di Novara, essere un centro di ricerca di eccellenza ma anche per il tempo libero. Altri progetti hanno esclusivamente riflettuto sulla trasformazione in aree di completamento edilizio lavorando esclusivamente su temi tipologici e sulle fasi di attuazione e trasformazione connesse all'evento Expo.

Domus: un altro progetto è la riconversione del vecchio ospedale…

AD: Bonificato l'edificio da tutte le superfetazioni, si è pensato di versare dell'acqua e creare una grande risaia, dove le architetture dell'Antonelli possano specchiarsi. I ragazzi hanno saputo interpretare molto bene i temi locali. C'è il rischio della monumentalizzazione dei centri storici, che preserva i monumenti, ma crea buchi di bilancio. Si può fare il museo del riso dentro le architetture dell'Antonelli. Ma questo funziona se in parallelo la città sviluppa un livello di ricerca di alto profilo: non solo rappresentazione quindi, ma anche sviluppo. Novara ha una risorsa economica indiscutibile, il riso. Insieme a una ricerca di alto profilo su questo tema, si può mantenere dentro al centro storico un museo, un elemento di valorizzazione e un racconto.

PD: "Nutrire il pianeta, energia per la vita" è il tema della manifestazione che veicolerà nell'area milanese milioni di visitatori. La disponibilità di risorse primarie per l'alimentazione si configura quindi come il tema dominante e il novarese, con la sua tradizione produttiva nel settore agricolo-risicolo e per le sue eccellenze nel campo enogastronomico, potrà fornire testimonianze di assoluto interesse. L'afflusso di visitatori, in particolare nell'anno della manifestazione espositiva, dovrà trovare un sistema di accoglienza adeguato. Non solo la città di Milano, ma anche i territori contigui, dovranno attrezzarsi per rispondere a tale sfida. Novara presenta tutte le condizioni per poter partecipare attivamente al sistema di accoglienza legato alla manifestazione, risultando tra i sistemi urbani più rapidamente e facilmente raggiungibile dal sito programmato per l'Expo 2015, posto a ridosso della nuova area fieristica di Rho-Pero.

Domus: Quale sarà il prossimo passo?

AD: Il sindaco che si è dimostrato molto interessato alle scelte fatte. Gli sono piaciuti gli approcci, e le dinamiche oltre ai risultati ottenuti e ci ha proposto di fare una pubblicazione. Aspettiamo anche il tavolo proposto dall'Ordine degli Architetti.

Domus: ci sono probabilità di realizzare dei progetti?

GB: Penso che qualche cosa si stia muovendo. È prevista la pubblicazione dei progetti da parte dell'amministrazione. Ma soprattutto sarei contento che l'Ordine organizzasse un tavolo di confronto. L'Ordine non sarebbe solo un osservatore, ma parte integrante fin dall'inizio e proponente serio di attività. La scuola diventerebbe un attore insieme all'Ordine e all'amministrazione. Credo che la dimensione di Novara e la disponibilità dimostrata da sindaco e amministrazione lo consenta.

PD: L'esito del seminario, grazie al lavoro appassionato degli studenti e al prezioso coordinamento dei loro project leader e tutor, ha prodotto idee e stimoli interessanti. Trattandosi di un'esercitazione sviluppata in un arco temporale estremamente ristretto, non deve essere interpretata come riposta immediatamente fattibile e concreta a problematiche complesse di trasformazione urbana. L'obiettivo ricercato e raggiunto, è stato piuttosto quello di sollecitare e aprire un dibattito locale, con il contributo prezioso di uno sguardo esterno alla nostra città proveniente da mondi e culture lontane, rispetto alle potenzialità di crescita offerte, in termini di attrattività e accoglienza, dalle principali occasioni di trasformazione della nostra città. Gli stimoli offerti e le proposte elaborate dovranno essere ora diffusi, sedimentati, discussi e ulteriormente sviluppati, nella speranza che possano incontrare l'interesse del settore imprenditoriale che ne voglia sviluppare concretamente l'attuazione. Dal canto suo l'amministrazione comunale, attraverso l'assessorato di mia competenza e in collaborazione con le associazioni di categoria che ne condivideranno la strategia, procederà con ulteriori iniziative nella sua funzione di animazione e sostegno alla promozione e sviluppo della città. In questo senso immagino nuove opportunità di collaborazione con Domus Academy, sia rivolte ad approfondire quegli stimoli progettuali elaborati all'interno del seminario e che maggiormente incontreranno l'attenzione e condivisione locale, sia aperte a ulteriori ambiti di progetto e ricerca.
Concept per il nuovo centro sociale
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Biblioteca itinerante per il centro sociale
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Attività di intrattenimento al centro sociale
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Centro sociale: riqualificazione spazi esterni con allestimenti temporanei
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L'edificio dell'ex macello convertito in residenze
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L'edificio dell'ex macello convertito in residenze
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Area delle Ferrovie Nord
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Ferrovie Nord
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Progetto per un'università e un museo del riso nell'ex edificio dell'Ospedale Maggiore
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Una risaia nel centro storico nell'ex edificio dell'Ospedale Maggiore
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Il villaggio dell'alta velocità trasformato in centro ricerca biotecnologico e agricolo
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Villaggio alta velocità
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Villaggio alta velocità: tipologie residenziali studentesche ad elevata densità
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