La caffetteria era l'unico luogo del complesso universitario a essere condiviso da studenti, docenti e personale anche di altre discipline. La nostra prima reazione è stata quella di chiederci come un'istituzione altamente specializzata, quale una biblioteca, potesse fungere anche da spazio di aggregazione. In primo luogo, abbiamo creato a piano terra un'ampia galleria, aperta sui lati, che funzionasse come passaggio nevralgico per chiunque, anche senza essere diretto in biblioteca, volesse attraversare il campus.
Per permettere a questo flusso di persone di penetrare liberamente nell'edificio e di essere visibile dall'esterno, abbiamo immaginato una struttura composta da arcate posizionate in modo discontinuo; sembra così che il piano inclinato e il giardino frontale proseguano anche all'interno della biblioteca. Questi archi, così atipici, sono stati costruiti con delle lastre di acciaio rivestite di cemento; sono disposti lungo delle linee curve che si incrociano tra loro in diversi punti. Grazie a queste intersezioni, siamo riusciti a rendere le arcate molto snelle alla base, ma perfettamente in grado di sostenere il pesante carico del piano sovrastante.







Che valore ha il confine per l'architettura? Lo racconta una mostra
Al Magazzino delle Idee di Trieste le immagini di Roberto Conte e Miran Kambič ripercorrono un secolo diarchitettura transfrontaliera attraverso dittici visivi che rivelano connessioni, divergenze e memorie condivise.