Una nuova geografia dei luoghi alternativi della
modernità prevede la possibilità di esistenza di
mondi paralleli a quelli a noi meglio conosciuti e
dove ogni segnale progettuale può essere
immediatamente codificato. Incontrare in questi
luoghi un altro genere di architettura
contemporanea significa rimanere insieme
affascinati e sconcertati – esattamente come
nell'incontrare persone abitualmente lontane dai
nostri percorsi esistenziali, incerti su come
catalogarle ai nostri scopi amorosi, critici o di
semplice comunicazione.
Se è quindi vero che ogni casa, almeno
nell'interpretazione freudiana dei sogni, rappresenta
la persona, in genere con tratti autobiografici,
dovremmo immaginarci l'architetto Pouya Khazaeli
Parsa – e probabilmente la sua cliente Tahmineh
Darvish – come cittadini di una difficile Repubblica
mediorientale, divisa tra Est e Ovest,
modernizzazione e conservazione, falchi e colombe,
lassez-faire e programma edilizio. Così, in un
contesto che s'intuisce disordinato e casuale,
l'architetto e il cliente hanno cercato di ricostruire,
con esiguità di mezzi e oneste intenzioni progettuali,
una struttura abitativa che segnalasse, almeno in
parte, la loro vocazione modernista occidentale,
opposta alla confusione delle idee e delle forme che
il folklore vorrebbe proprie di questi luoghi.
Bandita quindi ogni fasulla suggestione
islamizzante, Pouya Khazaeli Parsa (che ha anche
lavorato per qualche tempo con Shigeru Ban al
laboratorio sul tetto del Centre Pompidou) si
concentra in una difficile variazione spaziale sulla
"Poesia dell'angolo retto" corbusiana. L'intuizione
progettuale decisiva, e originale, gli viene dal voler
risolvere un'esigenza funzionale di semplicità
disarmante: permettere agli abitanti della casa di
ammirare il mistero del Mar Caspio (forse un mare,
forse un lago), negato alla vista dei residenti
dall'inverosimile affollamento edilizio nella località
turistica di Daryacheh. Aiutato probabilmente dalla
sua esperienza di scultore, Khazaeli Parsa slancia
verso il cielo la struttura edilizia, segnandola con
una rampa aerea che scava il volume chiuso della
scatola muraria, crea al primo piano una terrazza
aperta all'esterno e culmina verso il vero toit-jardin
da cui si libera la vista della spiaggia.
Niente a che vedere con l'ossessione per i volumi a
nastro che affollano tanti concorsi per edifici
S,M,L,XL, la fisionomia dell'edificio rappresenta
piuttosto la schizofrenica divisione del progettista
contemporaneo: che da un lato aspira all'ordine
necessario a ogni struttura, dall'altro è trascinato
dalle esigenze espressive nelle volute del pensiero e
della forma costruita.
Corbu in Iran
Architetto e cliente s'incontrano sulle spiagge del Mar Caspio per costruire un'architettura tra cultura persiano/islamica e modernità occidentale. Progetto e foto Pouya Khazaeli Parsa. Testo Stefano Casciani.
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- 01 agosto 2007