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Nell’ultimo progetto dell’architetto tedesco Jürgen Mayer H., una mensa all’Università di Karlsruhe, gli spazi interni sono ricavati dai vuoti in una rete strutturale tridimensionale. Testo di Fabrizio Gallanti Fotografia di David Frank A cura di Joseph Grima

Nell’ultimo progetto dell’architetto tedesco Jürgen Mayer H., una mensa all’Università di Karlsruhe, gli spazi interni sono ricavati dai vuoti in una rete strutturale tridimensionale. Testo di Fabrizio Gallanti. Fotografia di David Frank. A cura di Joseph Grima

Le metodologie di intervento architettonico promosse da Jürgen Mayer H., attraverso una serie di progetti recentemente conclusi e attualmente in corso, riconoscono ai manufatti costruiti principalmente il ruolo di oggetti. Recuperando un’interpretazione introdotta da Sanford Kwinter nel saggio Architectures of Time del 2001, gli edifici, principalmente pubblici, che caratterizzano la traiettoria recente dell’autore, permettono di reiterare l’assioma che dice che ogni architettura è un oggetto tecnico e che viceversa ogni oggetto tecnico è un’architettura, dove si intende che alla concretezza tettonica della costruzione è associato un complesso intreccio di modi d’uso, pratiche sociali, appropriazioni determinate dall’intervento o insperate, modalità di disposizioni dei corpi nello spazio, che travalicano la mera consistenza fisica dell’oggetto.

In questo senso i progetti di Mayer costituiscono il polo rispetto ai quali è attratta e si condensa una ricchezza di vita, a prima vista insospettabile dietro all’eleganza formale delle soluzioni espressive. Inoltre, proprio la ricerca di una carica figurativa potente, che fornisce una presenza iconica delle architetture di Mayer, determina un espediente comunicativo in grado di caratterizzare i luoghi, spesso indistinti e sostanzialmente banali, dove i progetti sono inseriti, focalizzando quindi i processi di identificazione collettiva con un elemento autonomo. Per esempio nella nuova espansione di Ostfildern, nella vasta area suburbana di Stoccarda, in Germania, il municipio realizzato nel 2002, opera prima che ha vinto il premio Mies van der Rohe, accumula riferimenti ironici alla banalità dell’architettura pubblica tedesca degli anni Settanta e Ottanta (anche nella palette dei colori – Mayer ha condotto un corso presso la Columbia University intitolato Beige) ma riesce a costituire una profusione di condizioni spaziali interne, offerte alla cittadinanza come luogo di attivazione di molteplici usi.

I progetti di Mayer raggiungono un sorprendente equilibrio tra raffinatezza cerebrale e astuzia comunicativa (sí, sembrano proprio alla moda e sono immaginati anche per mandare in sollucchero le riviste di architettura) ed effettiva piacevolezza quotidiana, che si traduce nella sensualità trattenuta (forse perché teutonica) dei materiali e nella coreografia di successioni spaziali, pensate per imprimere dinamismo al movimento attraverso l’edificio. La mensa universitaria di Karlsruhe, recentemente conclusa e in procinto di essere inaugurata, inscrive all’interno di un settore del campus caratterizzato da costruzioni anodine, un elemento alieno: una griglia tridimensionale di supporti e travature (indifferenziate, ossia identiche nei piani verticali e in quelli orizzontali) contiene gli ambienti dedicati alla ristorazione, le cucine e un sistema di spazi pubblici, che implica una circolazione a spirale attraverso l’edificio, che ascende sino a una terrazza, dalla quale si domina visivamente il campo di calcio, dove la nazionale tedesca giocò alcuni incontri all’inizio del XX secolo.

Il diagramma concettuale sotteso al progetto è quello di due lastre appiccicate, che per effetto di una forza siano staccate: i filamenti che rimangono tra le due superfici permettono di modulare differenti livelli di porosità rispetto all’esterno, connettendo l’edificio con le circolazioni del campus e con la foresta prospiciente. La traduzione dal diagramma alla realtà è realizzata con la realizzazione delle strutture portanti in legno lamellare stratificato, che permettono di comprimere significativamente i costi, poi rivestite con uno speciale materiale isolante elastico, che occulta le giunture, reiterando l’aspetto astratto e grafico del progetto. Gli interni sono verniciati con diversi toni di verde, sottolineando le peculiarità programmatiche dei diversi ambienti, accompagnate dall’uso dI toni cromatici complementari per gli arredi specifici. Finiture economiche, come i profili delle finestrature o gli apparati illuminanti fluorescenti, di normale disponibilità commerciale, sono dislocate all’interno della partitura generale al fine di risaltare l’intenzione di Gesamtkunstwerk della proposta. L’edificio sarà presto occupato. Nelle parole del progettista c’è la speranza che molti studenti si incrocino, si conoscano ed eventualmente si innamorino. Che qualcuno associ gli affetti a un luogo progettato è la miglior ricompensa per un’architettura che si voglia presente nella vita contemporanea. F.G.
l’intero impianto strutturale è realizzato con travi di legno lamellare rivestite, come tutte le superfici dell’edificio, da una pelle di poliuretano (giallo all’esterno e verde all’interno). La porosità delle facciate varia a seconda del loro orientamento; a sud, un’area coperta prospiciente l’ingresso si rivolge verso i tre edifici preesistenti del complesso universitario
l’intero impianto strutturale è realizzato con travi di legno lamellare rivestite, come tutte le superfici dell’edificio, da una pelle di poliuretano (giallo all’esterno e verde all’interno). La porosità delle facciate varia a seconda del loro orientamento; a sud, un’area coperta prospiciente l’ingresso si rivolge verso i tre edifici preesistenti del complesso universitario

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