La provocazione lanciata da Stefano Boeri il 13 novembre scorso su Il Sole 24 Ore, ha innescato un'interessante discussione. “Se smettono di comprendere il presente e l'ambiente in cui vivono gli architetti sono solo dei falliti”, ha risposto l'antropologo e architetto Franco La Cecla. Su domusweb sono intervenuti anche Francesco Careri e Alessandro Floris, sottolineando la responsabilità degli architetti. Nel suo articolo La città ribelle Claude Parent, architetto e scrittore francese, ripercorre invece alcune delle scelte progettuali alla base della crisi delle banlieue parigine.
Il dibattito su questo tema proseguirà il 21 dicembre alle 15 con il direttore di Domus Stefano Boeri che, in diretta su domusweb, converserà con i lettori.

1. Stefano Boeri
Anti-città
Tutta colpe delle periferie? C’è chi si ostina a credere che la periferia sia ancora oggi un concetto a matrice geografica, un territorio riconoscibile misurando con un righello la distanza dal centro antico delle nostre città. Ma dove? Ma quando? La banlieue di Parigi è forse uno dei pochi casi europei nei quali la periferia sociale corrisponde ancora all’ultima cintura edilizia prima della campagna. Altrove non è più così, o non lo è mai stato. In Italia la periferia, il degrado, la povertà, l’assenza di servizi, sono un arcipelago e non una cintura. Arrivano ovunque: negli edifici sfitti del centro, nei parchi, nelle fabbriche dismesse. (continua...)

2. Franco La Cecla
L’architetto conta 
Insomma, non bisogna esagerare – ha scritto Stefano Boeri in un articolo apparso domenica scorsa sul Sole 24 Ore –, architetti e urbanisti non sono poi tanto responsabili del fumo delle banlieue. Si tratta di un problema politico e gli architetti, si sa, sono marginali. Fanno solo operazioni di nicchia, esprimono timide o chiassose utopie, ma poi la realtà sociale è un’altra e dipende dalla gente – da come essa sa organizzarsi e rivitalizzare le più orrende periferie – o dai politici e dalla loro negligenza. È un vecchio discorso caro agli architetti. (continua...)

3. Stefano Boeri
Ma c’è anche lavoro per l’antropologo
Dunque anche Franco La Cecla si mette a sparare nel mucchio. “Architetti falliti, Zen e Corviale mostri, periferie dormitorio…”: una rassegna di luoghi comuni – tutti piuttosto giusti, tutti piuttosto vaghi – che circola da almeno 30 anni. Come ho scritto, non vi è dubbio che una parte degli architetti della sinistra intellettuale italiana negli anni ’70 e ’80 abbia realizzato delle imperdonabili prigioni di cemento, imponendo ai loro abitanti un modello di convivenza coatta e vendendolo come un’occasione di riscatto.  (continua...)

4. Francesco Careri 
Amministrazioni aggressive, architetti senza etica
Effettivamente a Barcellona l’ultima amministrazione sta demolendo mezza città i cittadini per anni hanno seguito il dibattito sulla città, se ne sono interessati, i risultati gli sono piaciuti e quindi poi si sono fidati hanno tolto l’attenzione e l’amministrazione ne ha approfittato per grandi manovre speculative. Qui sembra proprio che gli architetti non si pongano più neanche una domanda, hanno perso la lingua e ogni responsabilità etica; disegnano su una carta che è veramente una tabula rasa, rasa dai bulldozer. (continua...)

5. Alessandro Floris
Coltiviamo nuovi strumenti
Gli elementi che addita velocemente La Cecla guardando le periferie delle capitali europee sono certamente condivisibili e, mi permetterei di dire, noti e largamente condivisi. Anche dall'articolo precedente di Stefano Boeri. Eppure il tono polemico è forte e riguarda principalmente un argomento, ovvero il ruolo e la responsabilità dell’architetto nella società. Polemica nota, a dire il vero, e che riemerge nel tempo, periodicamente. (continua...)