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B2 House

Il progetto di Han Tümertekin per un piccolo rifugio in campagna, vincitore della categoria domestica dell’Aga Khan Prize 2004, ritrova l’equilibrio fra influenze moderne e vernacolare locale. Fotografia di Cemal Emden. A cura di Joseph Grima

Familiare ed estraneo
di Tansel Korkmaz

La modernità ci ha insegnato come la relazione tra ‘interno’ ed ‘esterno’ della casa possa essere carica di una tensione irrisolvibile. La modernità ha mandato irreparabilmente in pezzi la tradizionale coesistenza tra il mondo esterno e quello interno, descritti come un insieme armonioso e ‘organico’. La casa è diventata una merce qualsiasi, che circola sul mercato. Ma la casa è anche rimasta qualcosa che completa, che comunica coesione, mutua appartenenza e affiliazione. La modernità, regolata dalla transitorietà e dal movimento, sembra respingere il concetto di affiliazione, visto che la casa non è più un luogo da cui si può essere collegati al mondo: l’uomo moderno è piuttosto un nomade e la sua casa è una merce...

Nel mondo moderno la casa è solamente un’abitazione, l’abitazione di chiunque possa permettersi di possederne una, ed è - in questo senso - la casa di nessuno. La casa moderna non ha memoria. L’impossibilità di una memoria della casa promette libertà ma allo stesso tempo esprime un senso di deprivazione. Gli sforzi per compensare questo impoverimento sono solitamente inutili. B2 è una casa in senso assoluto. Essa non prova a essere “un microcosmo nostalgico”, a sembrare una “casa, dolce casa”, a mascherare la deprivazione con l’eccesso e l’artificialità. È quello che è, può restare silenziosa, può fare spazio al vuoto. È una casa nel senso più assoluto...

La pianta del progetto è perfettamente leggibile; gli ambienti di servizio della casa sono compressi in una “banda stretta”, lo spazio residenziale in una “banda larga” quasi completamente svuotata – un living al piano terreno e due camere da letto al piano superiore. La banda larga guarda fuori attraverso il fronte principale completamente trasparente sull’enorme vuoto, allungandosi davanti a esso; mentre il fronte posteriore volge la schiena a una poetica veduta del villaggio; la banda stretta è come una barriera che separa la banda larga dal villaggio. Le facciate laterali completamente cieche inquadrano la visuale.

La banda larga, isolata per tre lati, è completamente dominata dalla veduta frontale del vuoto, che diventa una valle punteggiata dal mare. B2 non prova a rispondere al gigantesco vuoto esterno con una facile compensazione o una reazionaria iper-articolazione dell’interno. Essa riecheggia in modo calmo, nella banda larga, il senso di vuoto. Il vuoto naturale del luogo incontra il vuoto progettato: è un atto di mimesi in sé e per sé, o di ‘imitazione’ come la definisce Quatrémere de Quincy. B2 è una casa nel senso più assoluto, è un luogo dal quale non ci si può ritirare oltre: uno spazio pervaso dalla reminiscenza di un inizio primordiale sempre assente, che si sofferma sulle tracce a lungo dimenticate di un’origine inesistente costituendo un manufatto che è per eccellenza un archetipo.

“Un altro prisma nel villaggio...” è il modo in cui Han Tümertekin descrive B2, e l’espressione fornisce già in se stessa una traccia per l’intervento che è stato realizzato. Definire’prisma’ una casa di un villaggio ci dice che essa è basata su un’astrazione. “Un altro prisma nel villaggio...”: il nuovo intervento aspira a creare un senso di continuità e al contempo di interruzione, di rottura. Cerca la continuità: ascolta il richiamo del luogo, di ciò che vi è stato accumulato. Ma la continuità racchiude in sé la spontaneità e il compromesso. Rifiutando la spontaneità e il compromesso, B2 abbandona la continuità. Piuttosto vorrebbe perseguire un’idealità. Questo è un momento decisivo: è il momento di creare un’unità ideale in sé e per sé.

È in questo senso che B2 è insieme familiare ed estranea: familiare senza provare a “sembrare come”, estranea senza cercare di essere differente... Il sito è stato terrazzato per ottenere una piattaforma per il prisma, una piattaforma che ne costituisce la base ideale e semplicemente lo separa dal contesto... Il tappeto erboso, curatissimo, di B2 è in netto contrasto con i lotti del villaggio, occupati in maniera casuale. Il materiale da costruzione utilizzato è lo stesso delle altre case: la pietra. Ma in questo caso è utilizzato per riempire travi di calcestruzzo armato. La cura dedicata alla muratura crea una tessitura differente da quella delle altre abitazioni del villaggio. Le stuoie di paglia, un altro materiale familiare, vengono utilizzate per creare delle imposte incorniciate da telai di alluminio.

Il sole pomeridiano filtra attraverso le stuoie inondando la casa, mentre la vista del mare resta come un ricordo sbiadito, ogni cosa prende un aspetto come nebuloso e lo spazio viene letto in maniera completamente diversa. I materiali lavorati – cemento, alluminio – sono utilizzati per disegnare i contorni delle superfici nei materiali naturali locali – pietra, stuoie di paglia. Dall’interno questi materiali non vengono più letti come muri di pietra, travi di cemento, imposte di stuoie di paglia e superfici di vetro, ma come piani alternati di tessiture differenti che fluttuano nello spazio interno. Essi formano l’unico ornamento dello spazio, non ne serve altro... La caratteristica principale che influisce sull’orientamento di B2 è la veduta panoramica, la natura come spettacolo. La casa è situata esattamente nel punto in cui termina il villaggio, cioè ne definisce il margine.

Da questa posizione essa inquadra due vedute differenti: la veduta incorniciata dalla facciata principale completamente trasparente, e dal fronte posteriore la veduta del villaggio, osservato dal ballatoio/terrazza che fiancheggia le camere da letto. Entrambe le vedute sono definite dalla posizione dell’abitazione e dalla pianta generale – B2 fa venir fuori il potenziale già esistente del ‘luogo’, e il potenziale del ‘luogo’ definisce la posizione e il potenziale della casa; la trasparenza del fronte principale, con i suoi lati ciechi e il fronte posteriore, focalizza completamente l’attenzione sulla vallata vista dal fronte e sul mare al di là di essa, un vuoto che coinvolge ogni cosa come il vuoto assoluto.

La mutua relazione che si crea tra la casa e il ‘luogo’ trasforma entrambi, mentre B2, definita in modo anonimo come “un altro prisma del villaggio”, resta unica all’interno del suo contesto. Così ciò che differenzia questo prisma dagli altri nel villaggio non è un desiderio intenso di scrivere il nome di qualcuno. Al contrario, il soggetto si ritrae e B2 risulta differente, unica, al punto da far scaturire la logica interna dell’oggetto, il potenziale del ‘luogo’. È all’interno di questo contesto che l’architettura ci stimola, coinvolgendoci non con la ricerca sterile del nuovo, ma perfezionando ciò che è familiare e portandone alla luce un potenziale finora mai scoperto. Il segreto di B2 è molto semplice, ma anche molto architettonico: una ricostruzione che scaturisce da un compromesso perfetto tra un progetto, il desiderio di un luogo e le logiche della costruzione.

Tansel Korkmaz è professore all’Istanbul Bilgi University. Questo articolo è una versione ridotta del saggio pubblicato in XXI Mimarlik Kültürü Dergisi, n. 9 (Luglio-Agosto 2001).
Oltre a dare all’edificio una linea semplice e pulita, l’assenza di finestre sui fianchi della casa B2 rafforza l’impatto della vista dall’interno sul Mare di Marmara
Oltre a dare all’edificio una linea semplice e pulita, l’assenza di finestre sui fianchi della casa B2 rafforza l’impatto della vista dall’interno sul Mare di Marmara
Le persiane di stuoie di paglia e i pannelli di vetro scorrono lateralmente lasciando la facciata completamente aperta verso il mare
Le persiane di stuoie di paglia e i pannelli di vetro scorrono lateralmente lasciando la facciata completamente aperta verso il mare
Alzata frontale
Alzata frontale
Sezione con linee di vista dall’interno
Sezione con linee di vista dall’interno

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