Dopo un avvio incerto, i progetti per la ricostruzione di Ground Zero hanno acceso un intenso dibattito pubblico sull’architettura. I sette gruppi di architetti scelti per studiare l’intervento sull’area rappresentano tutte le correnti del pensiero architettonico contemporaneo. Questo mese la città di New York sceglierà, come base per l’intervento, uno o più progetti fra quelli che presentiamo
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La città celeste: United Architects
Cinque edifici avveniristici emergono dal terreno, si toccano, si fondono e creano un velo di cristallo che circonda e protegge lo spazio sacro del Memorial. Nei punti in cui gli edifici si collegano l’uno all’altro, sorgono archi immensi che torreggiano sulla piazza interna, delimitando uno spazio monumentale. Da terra fino al cielo, tutto il sito del World Trade Center sarà al tempo stesso un monumento al passato e un’immagine del futuro. L’esperienza della memoria comincia con la discesa nell’area ormai sacra che conserva le tracce delle due torri crollate. Da questa profondità, i visitatori leveranno lo sguardo fino a vedere il cielo e le nuove torri. Lì accanto un ascensore li trasporterà a un Memorial del Cielo che si affaccia sui resti delle fondamenta. Qui si completa il pellegrinaggio della memoria: da qui i visitatori potranno avere un’emozionante vista del cielo. Il nuovo World Trade Center è progettato in funzione della gente, del modo in cui si muove e delle cose che fa. Ampie piazze interne e spazi pubblici favoriscono il flusso dei pedoni e creano un senso di apertura. Anche la stazione della metropolitana è progettata in modo da evitare strettoie e ingorghi, e offrire agili collegamenti con le strade, la piazza interna e il Memorial. Sospeso nell’aria, a circa 244 metri dal suolo, un immenso percorso (circa 18.600 metri quadrati) di raccordo fra le torri si snoda con giardini, caffè, negozi, un centro sportivo, un centro termale e sale per conferenze. A diversi livelli del complesso ci saranno ristoranti, teatri, terrazze-belvedere, saloni di sosta e, ogni cinque piani, giardini in verticale, che daranno prospettiva e respiro agli ambienti di lavoro. Le aree destinate agli uffici saranno progettate in modo da favorire l’ingresso della luce naturale ai diversi piani, con conseguente risparmio energetico. Questo complesso non sarà soltanto la costruzione più alta e più grande del mondo, ma anche la più sicura. Le aree destinate agli uffici si articolano attorno a nuclei di ascensori e di scale. Ogni torre è dotata di un suo corpo scale indipendente, collegato ogni trenta piani a zone di appoggio e di rifugio. Da qualsiasi punto del complesso numerosi percorsi di sicurezza consentono la rapida evacuazione del pubblico, che può dirigersi verso il basso ma anche spostarsi in orizzontale nel corpo adiacente a quello in cui si trova. Anche la piazza interna, con i suoi scorci in tutte le direzioni, accresce la sicurezza perché in ogni momento permette di avere una visione istantanea del sito. Si tratta di una trasformazione del concetto di torre come organismo accentrato e concentrato: trasformazione che rende possibili continui accostamenti e collegamenti fra le parti.
United Architects: Foreign Office Architects, Greg Lynn, Kevin Kennon, Reiser+Umemoto, UN Studio, Imaginary Forces
La trama ricomposta: SOM
La nostra proposta riconnette la città creando una densa griglia di strutture verticali, che sostengono livelli multipli di spazi pubblici e culturali. Questa visione si spinge oltre lo storico impulso a costruire in altezza solo per massimizzare le limitate disponibilità di terreno, e mira, invece, a moltiplicare proprio quella disponibilità per un pubblico più vasto, con una proposta che copre 64.750 metri quadrati di giardini pensili e altrettanti di spazi culturali. Nella nostra proposta le fasce di spazio, piuttosto che le strutture commerciali, diventano icone leggibili. L’idea principale è che l’architettura sostenga lo spazio pubblico e culturale, mentre le forme specifiche sono dei work in progress. Gli edifici sono organizzati per offrire il massimo beneficio al pubblico; ognuno di essi valorizza dinamicamente le prospettive, le connessioni e la luce, diminuendo allo stesso tempo l’impatto del vento e del rumore. Questa proposta supera lo storico scambio “parità di commercio – parità di terreno”, e raddoppia il ricavo in termini di qualità dell’ambiente, consegnando a Lower Manhattan uno spazio per le attività culturali maggiore della somma di tutti gli spazi culturali esistenti in città. Prevede negozi e attività commerciali e riserva infine un’area da dedicare al concorso internazionale per un monumento commemorativo. Gli spazi verdi presenti nei vari strati di aree pubbliche agiscono come scambiatori naturali di ossigeno e anidride carbonica. L’intero programma, grazie al suo sistema idraulico, è autosufficiente, e ricicla le preziose risorse d’acqua agendo anche da scambiatore di calore. Aiuta così a contenere i costi per l’energia, spostando l’intero progetto oltre la ‘sostenibilità’ e fornendo anzi energia al resto della città. Si tratta di un paradigma per il futuro, mai realizzato prima su questa scala. Al vertice della struttura c’è l’ultimo livello pubblico, un plateau che si eleva al di sopra dello skyline e fornisce un ‘Trans-orizzonte’ per la rinata città globale. È un luogo reale che si estende in orizzontale piuttosto che in verticale, puntando simbolicamente oltre i confini della città fino agli orizzonti circostanti. Al livello di questo altopiano verticale, gli edifici fungono da spazio pubblico per la contemplazione ma anche da trasmettitore e ricettore interattivo di comunicazioni, informazioni e scambio mediatico. Essi riflettono i nostri più recenti imperativi tecnologici ed economici per la produzione di comunicazione e la messa in atto di una rete di scambi culturali, ambientali ed economici. In tale prospettiva si colloca il nostro progetto, per un nuovo skyline che innalzi il bene collettivo sopra le rovine della tragedia.
SOM con/with Michael Maltzan, Field Operations, SANAA, Tom Leader Studio, Inigo Manglano-Ovalle, Rita McBride, Jessica Stockholder, Elyn Zimmerman
La ferita guarita: Peterson/Littenberg
Vorremmo creare un quartiere completamente nuovo, con luoghi e possibilità di fruizione molteplici e vari. Il cuore del quartiere è un giardino del tutto particolare, la cui forma e le cui linee sono generate dalle tracce delle torri gemelle. È un luogo che favorisce la contemplazione, appartato e cinto da un muro: un luogo dell’allegoria, del ricordo, del simbolo e della quiete. All’interno del giardino e in altri punti del quartiere sono previsti spazi commemorativi, il cui progetto sarà frutto di concorsi internazionali. Il giardino è ribassato rispetto alla quota della strada ed è situato dietro gli isolati vicini. Ha la funzione di una corte interna a disposizione di tutta la città, un punto comune di sosta e di riposo. Comprende un anfiteatro a cielo aperto sull’area in cui si trovava la Torre Nord: una struttura di 2.797 posti, una per ogni vittima della tragedia. Sotto l’anfiteatro, a livello della roccia, c’è il Museo dell’11 settembre. Attorno all’area recintata del giardino è previsto un anello di torri da costruirsi in fasi successive per fornire spazi commerciali e di lavoro. Spiccano nuove torri gemelle, che fiancheggiano la stazione ferroviaria principale di downtown, e si ergono come fari posti a segnare le due sole strade di Lower Manhattan – Liberty Street e Fulton Street – che si estendono da un fiume all’altro, dall’Hudson all’East River. Tutt’attorno al giardino e all’anfiteatro ci sono gli altri ‘strati’ di questo nuovo quartiere, un fitto intreccio di strade, viali, piazze, grattacieli, parchi e giardini che ricuciranno il tessuto urbano e daranno nuovo impulso a tutta Lower Manhattan. In questa fase, infatti, il problema da porsi, prima che di architettura, è un problema di cicatrizzazione di una ferita. Attualmente il ‘vuoto’ si estende su una superficie di circa 137.000 metri quadrati. Occorre un progetto che ricrei un tessuto connettivo di strade, isolati e spazi pubblici per ristabilire il contatto con tutto ciò che c’è attorno. La nostra proposta si basa su una specifica metodologia progettuale, imperniata sul rapporto fisico e storico con il resto della città. La progettazione urbanistica non è che una mappatura creativa della situazione fisica e delle possibilità strategiche, che si concretizza nella combinazione di spazi pubblici e forme architettoniche. Dallo spazio pubblico viene la spinta che genera il nostro piano e forma l’armatura primaria dello sviluppo futuro della città. Il reticolo urbano e la struttura a isolati tipica di New York sono il modello da seguire per la ricostruzione di quest’area.
Peterson/Littenberg Architecture & Urban Design
Fondamenta di roccia: Daniel Libeskind
Sono arrivato a New York in nave da ragazzino e il mio primo sguardo abbracciò la Statua della Libertà e lo stupefacente skyline di Manhattan. Non ho mai dimenticato quella visione. Quando ho messo mano a questo progetto, i newyorkesi erano divisi riguardo all’opportunità di mantenere sgombro il sito del World Trade Center. Ho meditato per giorni su questa dicotomia apparentemente impossibile. Ricordare il terribile prezzo di vite pagato da questo luogo e guardare al futuro con speranza sembravano due approcci inconciliabili. Nel cercare una soluzione sono andato a visitare il sito: volevo trovarmi al centro, vedere gente che vi cammina intorno, percepire il suo potere e ascoltare la sua voce. Ed è quello che ho udito, percepito e veduto. Meraviglia ingegneristica, costruita su un letto di roccia e disegnata per tenere a bada il fiume Hudson, la grande muraglia mutilata è l’elemento più drammatico sopravvissuto all’attacco. Dobbiamo essere capaci di entrare in questo terreno consacrato creando uno spazio spirituale. Dobbiamo viaggiare verso il basso, almeno venti metri sotto Ground Zero, dentro le fondazioni di roccia. Le fondamenta non ci raccontano solo una storia tragica, ma anche una storia di vita. Treni PATH continuano ad attraversare il terreno, oggi come prima, collegando passato e futuro. Il museo all’epicentro del sito diventa l’ingresso a Ground Zero, sempre accessibile, e guida giù verso lo spazio del sacrario stesso. I caduti nella tragedia sono diventati eroi. Per commemorare quelle vite perdute, ho creato due grandi spazi pubblici, il Parco degli Eroi e il Cuneo di Luce. L’11 settembre di ogni anno, tra le 8.46 del mattino, ora in cui si schiantò il primo aereo, e le 10.28, quando crollò la seconda torre, il sole splenderà senza ombra in un perpetuo tributo all’altruismo e al coraggio. Siamo tutti venuti a visitare il sito, quattro milioni di persone, camminando intorno, sbirciando attraverso le recinzioni del cantiere, provando a comprendere quella tragica vastità. Ho disegnato un vialetto pedonale sopraelevato, uno spazio per una passeggiata del ricordo attorno al sito. Ora chiunque può vedere non solo Ground Zero ma anche il rinascere della vita. L’architettura della nuova stazione ferroviaria di Lower Manhattan, con un atrio che collega i treni PATH alla metropolitana, a hotel, centri d’arte, torri per uffici, centri commerciali sotterranei, negozi, ristoranti e caffè, crea un’elettrizzante affermazione di New York. Il cielo ospiterà di nuovo una torre a spirale alta 600 metri, i “Giardini del Mondo”. Perché giardini? Perché rappresentano una costante attestazione di vita. Daniel Libeskind Studio
Il bacio delle torri: Norman Foster
La ricostruzione del World Trade Center costituisce la più importante sfida urbanistica e architettonica del nostro tempo. Abbiamo il dovere di commemorare le vittime con un Memorial solenne e rispettoso, il dovere di riparare e rigenerare il tessuto urbano ma, soprattutto, dobbiamo simboleggiare la rinascita dello skyline di New York, dimostrando al mondo la reattività, la forza e la fede nel futuro di chi difende la libertà e i diritti. Sulle tracce delle due torri distrutte, imponenti mura di pietra e acciaio creeranno un luogo riparato per il ricordo. Dall’interno della quiete di questi spazi sarà visibile solo il cielo, mentre intorno al sacrario vi sarà una nuova World Square, un grande parco verde. Il rifacimento del World Trade Center può rappresentare davvero il catalizzatore per la rigenerazione di Lower Manhattan. Sarà possibile ricostruire lo schema delle strade del quartiere, cancellato negli anni Sessanta. Fulton e Greenwich Street verranno estese e ravvivate. Sarà possibile reinventare Liberty Street come vibrante mercato di strada. Al posto di uno spiazzo deserto, ci saranno strade costeggiate da negozi, ristoranti, cinema e bar, che renderanno viva l’area notte e giorno. Potremo inoltre rafforzare connessioni con luoghi più lontani, integrando il sistema di trasporto pubblico di New York. Sottoterra, un nuovo Multi-Transportation Center offrirà a Lower Manhattan tutte le possibilità di collegamento di cui gode la zona centrale. Questa nuova porta d’ingresso a Manhattan sarà contrassegnata da una spettacolare pensilina in vetro. L’iconico skyline originale dev’essere ricostruito: proponiamo quindi di celebrare lo spirito positivo di New York con un’unica torre gemellata – la più sicura, la più verde e la più alta del mondo. Subito dopo l’11 settembre, la Foster and Partners ha commissionato un approfondito studio sulla sicurezza dei grattacieli a un gruppo multidisciplinare di esperti. I risultati informano il progetto di questa nuova struttura. La torre cristallina è basata su geometrie triangolari – simboli transculturali di armonia, saggezza, purezza, unità e forza. Le sue due metà si incontrano in tre punti, creando belvedere e spazi per mostre, caffè e altre strutture per il pubblico. Questi collegamenti rappresentano inoltre dei vantaggi dal punto di vista della sicurezza, offrendo possibili vie di fuga da una torre all’altra. Essi spezzano inoltre la scala delle torri, riducendola ad aggregati simili a villaggi, ciascuno dei quali è dotato di un proprio atrio. Questi spazi, riempiti di alberi, purificheranno l’aria naturale e ventileranno l’edificio. Una facciata a più strati consentirà alle torri di evitare sprechi di energia nel condizionamento, per l’80% dell’anno.
Foster and Partners
Enclave di cultura: Think Design
Nel ricostruire Ground Zero, si presenta un duplice obbligo morale: ricordare coloro che sono periti nella tragedia, e far sì che il ricordo diventi ispirazione per un futuro migliore. Dalla tragedia Ground Zero potrebbe emergere come il primo centro veramente globale: un luogo dove la gente si possa riunire per celebrare la diversità culturale in una coesistenza pacifica e produttiva. Il raggiungimento di un giusto equilibrio fra i due obiettivi principali del progetto – il ricordo e lo sviluppo – dipende dal modo in cui gli investimenti per le infrastrutture contribuiranno alla riqualificazione di Lower Manhattan. Think Design ha elaborato tre diverse idee progettuali per diversi livelli di investimento. Un parco pensile, sviluppato per dieci isolati su una superficie di circa 65.000 metri quadrati, come se galleggiasse sopra la famosa griglia urbana di New York. Collegato alla imponente passeggiata di West Street, e partendo a livello stradale dalla cappella di St. Paul, il parco sale per dieci piani e culmina in un prato a sbalzo di oltre 12.000 metri quadrati, con una grande vista sul fiume Hudson e sul porto di New York. L’ubicazione del Memorial è definita dalle aree su cui insistevano le torri gemelle. Oltre alla vegetazione arborea, il parco comprende un anfiteatro, alcuni caffè, una pista di pattinaggio, fontane, giardini aperti al pubblico e numerosi siti per altri monumenti commemorativi. Rampe, ponti pedonali, scale mobili e un ascensore – come un pezzo di giardino che si sposta in verticale – forniscono i collegamenti necessari. Sotto il parco, in tipici isolati urbani, si trovano strutture destinate a usi culturali, spazi di vendita al dettaglio, un nodo di trasporti, un albergo/centro congressi e spazi per uffici. Lungo il perimetro del parco, tre grandi torri di uffici (e fra queste la torre più alta del mondo) completano il programma di edificazione. Queste torri sono progettate come edifici a sé stanti e si elevano sul parco ridisegnando il profilo della città. La Grande Hall è un’ampia piazza coperta che collega tutti gli elementi previsti dal programma sotto una enorme copertura di vetro a campata unica. Un memoriale vivente, che svetta abbracciando un’estensione di oltre 50.000 metri quadrati e serve come accesso alla città e come salone principale del nodo dei trasporti. Due cilindri di vetro riparano i resti delle fondazioni delle torri gemelle e circondano l’area commemorativa e l’ingresso al Museo dell’11 settembre. Sistemi ecosostenibili di conservazione dell’energia e di raccolta dell’acqua piovana riducono i consumi e producono energia pulita, mentre una serie di ‘persiane’ sovrapponibili contribuisce alla ventilazione naturale. Edifici a uso misto sono previsti lungo il perimetro e sostengono la copertura. La struttura più alta del mondo (640 metri), che ospita uffici, un albergo e una torre delle comunicazioni, fa da contrappunto alla Grande Hall e forma un nuovo elemento caratteristico nello skyline di New York. Il World Trade Center rinasce come World Cultural Center. Costruite sopra e intorno alle tracce delle torri gemelle, due strutture a griglia aperta costituiscono il sito delle Torri della Cultura. All’interno di queste strutture sorgono edifici progettati da architetti diversi, a completamento del programma di edificazione per usi culturali: il Memorial (dalle tracce delle fondazioni delle torri gemelle alla sommità della piattaforma più alta del mondo), il Museo dell’11 Settembre, un centro per spettacoli e manifestazioni, un centro congressi, un anfiteatro a cielo aperto, balconate-belvedere, strutture didattiche per le arti e per le scienze, ricostituiscono il profilo urbano. Le torri sembrano emergere da grandi specchi d’acqua che riflettono la luce naturale e la dirigono verso le aree commerciali e di transito. Due turbine azionate dal vento alimentano gli ascensori del centro, dove è previsto un afflusso di 8,5 milioni di visitatori all’anno. Il nodo dei trasporti occupa lo spazio fra le torri. Le aree destinate alle attività di vendita al dettaglio sono situate alle due estremità, a livello stradale. Sono previsti inoltre un albergo e otto edifici per uffici di media altezza, da costruirsi per completare il piano in base alle richieste del mercato.
THINK Design: Shigeru Ban, Frederic Schwartz, Ken Smith, Rafael Vinoly
Collaboratori/Contributors: William Morrish, David Rockwell, Janet Marie Smith
Strutture/Engineers: ARUP, Buro Happold, Jorge Schlaich
Monumento alla memoria:
Meier/Eisenman/ Gwathmey/Holl
La proposta prevede un ampliamento dell’area del World Trade Center, che si estenderà nelle strade di Lower Manhattan con una serie di percorsi pavimentati in granito rosso. Questi percorsi non solo facilitano i collegamenti pedonali da Memorial Square in ogni direzione, ma vogliono anche ricordare che quanto è accaduto qui l’11 settembre 2001 è andato ben oltre questa specifica area. Il ricordo dell’11 settembre e di coloro che quel giorno sono morti è al centro del progetto. “Tutto il sito del World Trade Center è un recinto sacro” osserva Richard Meier. “Il nostro progetto è ispirato al ricordo, ma è anche l’espressione della convinzione che da un evento tragico può nascere un’occasione per riaffermare la vita”. I lati nord ed est di Memorial Square sono definiti da due nuovi edifici che si elevano per circa 338 metri, ricostituendo il profilo di Lower Manhattan. Con uno schema formato da segmenti verticali e da ‘superpiani’ di collegamento orizzontali, la costruzione appare come una serie di schermi, con aperture rivolte verso il quartiere circostante e solenni porte di accesso a livello stradale. I ‘superpiani’ aggettanti si protendono verso la città, così come i percorsi si protendono verso Lower Manhattan. Questi edifici ibridi rappresentano una nuova tipologia. “La griglia di pieni e di vuoti può essere letta come una presenza-assenza, un simbolo e un’astrazione che danno via libera all’immaginazione di ognuno. La parte verticale della griglia è però anche una costruzione molto flessibile, che può soddisfare le esigenze più varie”, ha dichiarato Peter Eisenman. Il complesso comprende circa 743.000 metri quadrati di spazi per uffici, negozi, ristoranti, servizi, alberghi, luoghi per riunioni e congressi. I ‘superpiani’ possono ospitare anche grandi sale per le contrattazioni borsistiche, e persino teatri. “Gli edifici testimoniano una spiccata attenzione all’ambiente”, ricorda Steven Holl. “Il doppio curtain wall consente di aprire finestre a ogni livello per permettere l’ingresso di aria nuova, mentre cellule fotovoltaiche catturano l’energia solare durante il giorno per rilasciarla di notte, creando una scintillante forma geometrica di vetro nello skyline della città”. Il complesso multifunzionale occupa il 25% dell’area: la restante superficie, (più di 48.500 metri quadrati), è destinata a spazio pubblico per nuove istituzioni culturali, fra le quali un Memorial Museum e la Biblioteca della Libertà, una sala per concerti, opere liriche e attività didattiche, e una struttura destinata a rappresentazioni teatrali, proiezioni di film, spettacoli di danza e musica. Una grande stazione della Metropolitana sarà il fiore all’occhiello della rete dei trasporti di Lower Manhattan. Un grande spazio urbano nell’ambito del previsto Centro Intermodale collegherà i pedoni alla stazione della PATH e alle linee della metropolitana che passano sotto quest’area, oltre che a due livelli sotterranei di negozi. Il polo dei trasporti e i negozi saranno realizzati durante la prima fase del programma di riqualificazione dell’area. Memorial Square avrà numerosi elementi evocativi: – le due impronte delle torri sono delineate da due bassi specchi d’acqua con il fondo di vetro, che portano alla luce un secondo spazio del ricordo, egualmente significativo, nei volumi sotterranei delle fondazioni – le ombre finali proiettate dalle torri gemelle prima del crollo formano il terzo momento della memoria, segnato al suolo da una pavimentazione speciale, da piccoli corsi d’acqua, da luci, da fitte file di alberi ombrosi. L’intera estensione delle ombre è rappresentata da una serie di pontili galleggianti sul fiume Hudson – il quarto luogo della memoria è una piazza galleggiante sul fiume Hudson, che segna il vertice dell’ombra sud. Questa piazza può contenere 5.000 persone in occasione di manifestazioni pubbliche – un quinto luogo, anzi una serie di luoghi della memoria, sarà ai bordi delle ‘dita’ di Memorial Square – il sesto e il settimo luogo della memoria saranno costituiti da una terrazza-belvedere e da una cappella, alla sommità del nuovo edificio di Church Street.
Richard Meier & Partners Architects
Eisenman Architects
Gwathmey Siegel & Associates
Steven Holl Architects
Sette visioni di New York

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- 03 febbraio 2003