La storia come contrabbando

La mostra al Grounds for Sculptures di Hamilton ripercorre 50 anni di attività dello studio di Michael Graves e del visionario lavoro di uno dei più celebrati architetti americani.

Percorrendo l’esauriente retrospettiva “Michael Graves: Past as Prologue” ai Grounds for Sculpture di Hamilton, nel New Jersey, un’immagine mi ha colpito in particolar modo.
Michael Graves
In apertura: Michael Graves a Roma. Michael Graves Architecture & Design. Sopra: Fargo-Moorhead Cultural Center Bridge, progetto, Fargo, North Dakota e Moorhead, Minnesota, prospetto sud, 1978. © 2015 Michael Graves
Un’immagine apparentemente innocua che è l’alter ego della mostra, ampio viaggio visivo che mostra come l’opera di Graves si sia evoluta non solo nella storia, ma anche in sé in quanto corpus che copre l’arco di un cinquantennio, dai suoi primi lavori sperimentali a una serie di progetti per la sanità recentemente elaborati per la Kimberly-Clark. Quel che mi è saltato agli occhi era una pagina pubblicitaria per la Alessi, in cui Graves posa con un lungo cappotto aperto a mostrare teiere, argenteria e un servizio di porcellana. Qui il designer sorride ironico, entrando nel personaggio televisivo di un piazzista di oggetti di contrabbando. È un’immagine che riassume quel che ha, e ha sempre avuto, di più speciale: in certo qual modo Graves accoppia radicalismo e quotidianità in una calcolata maniera che fonde arte e vita. Questa azzeccata gag televisiva non è solo la classica combinazione tra raffinato e popolare: il designer si presenta offrendo scherzosamente un design concettuale quasi con i modi di un “piazzista” di orologi contraffatti.
Michael Graves
Michael Graves, testimonial della pubblicità per Alessi
È un bel modo di anticipare l’etica di vita poi praticata da Graves, che è consistita nell’offrire del buon design al maggior numero di persone possibile. Il che ha implicato un tipo particolare di confezione – soprattutto una raffinata tavolozza di sfumature cromatiche – e un’ampia gamma di collaborazioni, da JC Penney a Target. Ma per capire con esattezza che cosa sia stata la straordinaria carriera di Graves bisogna guardare oltre l’opera di maniera postmoderna, così spesso etichettata come esemplare di un periodo alquanto ambiguo dell’architettura degli anni Ottanta. Per esempio il progetto del Fargo-Moorhead Cultural Center Bridge inverte le spinte della gravità, facendo di una cascata d’acqua una colonna. Il carattere semantico di questo linguaggio visivo assume la storia e la conoscenza come qualcosa di produttivo, carico di significato. Il tropo visivo del grande capitello con la piccola colonna ‘scanalata’ è stata una delle affermazioni architettoniche più progressiste e sovversive di quell’epoca, radicata nella storia.
Michael Graves
Michael Graves, Bilbioteca di Denver, 1990-1995

Ovviamente il rapporto apparentemente contraddittorio tra storia e presente è il punto cruciale di “Past as Prologue”. La mostra presenta disegni del periodo romano di Graves. Furono grand tour di questo genere a spingere Graves e Robert Venturi a ispirarsi al passato come visione riformatrice dell’architettura: erano i primi anni Sessanta, quando regnava il Modernismo e ogni contenuto formale era proibito. Graves e Venturi avevano idee un po’ diverse su come raggiungere lo scopo. Venturi guardava a Roma per trarne indicazioni semiotiche e letture delle superfici, mentre Graves catalogava i componenti da usare nei suoi progetti. Insieme furono i pionieri di un nuovo pensiero architettonico ispirato al passato. Questa nuova, pressoché rivoluzionaria prospettiva progettuale voleva essere provocatoria, sovversiva e vagamente esoterica. È per questo che l’immagine del cappotto imbottito di oggetti è tanto significativa. Fa di questi progetti qualcosa di confidenziale e sottobanco, ma anche dei prodotti derivati da altri prodotti.

Michael Graves
Michael Graves, il bollitore per Alessi, disegno per Alberto Alessi, 1995
Queste riappropriazioni non erano copie o riproduzioni di edifici storici. Gli elementi sono sempre giocosamente alterati nella scala e distorti. Per esempio nella biblioteca di Denver un portico si forma eliminando la parete sottostante a una serie di finestre quadrate. Sopra, una rotonda con analoghe aperture quadrate è sovrastata da una copertura leggerissima che sporge a far ombra. Questo modo ludico di reimmaginare degli elementi storici, all’epoca era a suo modo sovversivo. L’espressione buffa di Graves nella pagina pubblicitaria di Alessi fa capire che sa perfettamente che cosa sta facendo.
Michael Graves, schizzo di Sant'Ivo alla Sapienza
Michael Graves, schizzo di Sant'Ivo alla Sapienza

Il personaggio del “contrabbandiere” d’orologi mette anche in evidenza l’aspetto ‘umanistico’ di Graves. Le enigmatiche allusioni compositive e linguistiche erano solo una parte della reazione all’ortodossia e alla rigidezza del Modernismo. Questo aspetto più lieve era un elemento di continuità con l’originario credo modernista del progettare per le masse. L’opera di Graves incarna un classico dilemma postmoderno: il matrimonio di arte e vita richiede la conoscenza della storia dell’arte? I progetti di Graves implicano concetti radicali rivolti al grande numero, ed è questo accostamento che conferisce loro un carattere di unicità. Per esempio le famose tinte tenui di Graves non sono gli stessi colori del più aggressivo Charles Moore, e neppure Venturi le avrebbe usate. Nel caso di Moore la tavolozza prediletta era quella violentemente psichedelica, mentre Venturi spesso usò colori primari più decisi. Questa tavolozza più tenue rendeva i buffi miscugli storicisti e gli elementi fuori scala accessibili al grande pubblico che Graves ha sempre voluto raggiungere.

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