Grattacieli di legno: 5 progetti che raccontano il futuro

Lo sviluppo delle strutture di legno per edifici alti è strategico per ridurre l’impatto ambientale dell’industria delle costruzioni, a fronte di una richiesta di alloggi che avrà un’impennata non più tardi del 2030.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1040, novembre 2019

Il cambiamento climatico è una minaccia globale e va affrontata nei suoi molteplici aspetti da discipline diverse: tra queste, spiccano le professioni che pongono al centro l’ambiente costruito. L’industria edilizia, usando il calcestruzzo come principale materiale da costruzione per accrescere la densità delle città contemporanee, si rende responsabile di oltre un terzo del totale delle emissioni di carbonio dei Paesi dell’Unione Europea e degli Stati Uniti e produce un terzo dei rifiuti mondiali.

In un contesto in cui, nel 2030, tre miliardi di persone avranno bisogno di alloggi, l’industria dovrà fornire 300.000.000 di unità abitative, di cui 240.000.000 in città, dove i terreni disponibili sono scarsi e l’unica soluzione possibile è costruire in altezza.

È quindi cruciale riflettere sull’impatto ambientale dei materiali edilizi e sul modo di rispondere alla continua domanda d’infrastrutture urbane, per strutture ogni anno più alte. Continuare a usare materiali come il calcestruzzo e l’acciaio per realizzare l’ambiente costruito del futuro produrrà un circolo vizioso catastrofico, in cui la costruzione delle città diventerà la principale fonte di emissioni di carbonio, che contribuirà inevitabilmente ai disastri naturali causati dal cambiamento climatico.

La sola produzione di cemento – uno dei principali ingredienti del calcestruzzo – implica l’emissione irreversibile del carbon fossile intrappolato per millenni nelle conchiglie pietrificate che compongono il calcare, che vengono bruciate a temperature estremamente alte usando combustibili fossili.

In questo contesto, l’attuale sviluppo di sistemi edilizi basati sul legno costituisce un’alternativa realmente sostenibile dal punto di vista dell’ambiente per rispondere alla domanda di strutture sviluppate in altezza. Gli alberi, crescendo, assorbono anidride carbonica, che resta trattenuta nel legno mentre è in uso.

Potenzialmente il legno può essere riciclato in una varietà di prodotti e di edifici prima di essere utilizzato come biomassa per la produzione di energia,conlareimmissionenell’ambiente della stessa quantità di carbonio, creando un ciclo privo di rifiuti e a emissioni zero. Le recenti innovazioni tecnologiche nei prodotti dell’ingegneria del legname, come il CLT (Cross Laminated Timber, lamellare a strati incrociati), l’LVL (Laminated Veneer Lumber, legno a impiallacciatura lamellare) e il Glulam (Glue Laminated Timber, legno lamellare incollato), costituiscono nuove potenzialità della costruzione di strutture alte di legno.

In un contesto in cui, nel 2030, tre miliardi di persone avranno bisogno di alloggi, l’industria dovrà fornire 300.000.000 di unità abitative, di cui 240.000.000 in città, dove i terreni disponibili sono scarsi e l’unica soluzione possibile è costruire in altezza

Dal 2008 sono oltre 50 gli edifici alti più di sei piani realizzati in legno, e da allora l’altezza è cresciuta ogni anno. Quest’anno è stata completata a Vienna la HoHo, torre a destinazione mista di 24 piani, alta più di 70 m. Inoltre, per i prossimi anni sono in programma costruzioni ancora più alte, e pare quindi si sia solo all’inizio delle sperimentazioni di questi sistemi edilizi. Se la tendenza proseguirà con gli stessi risultati innovativi, probabilmente tra un paio di decenni vedremo dei veri e propri grattacieli di legno.

Anche se non esistono piani attuali per la loro costruzione, sono stati proposti alcuni edifici che arrivano agli 80 piani, come il Trätoppen di Stoccolma (40 piani), lo Spar di Portland (48 piani), il Timber Towers Complex di Philadelphia (62 piani), la River Beech Tower di Chicago (80 piani) e la Oakwood Tower di Londra (80 piani). Queste proposte non solo mostrano quale potrebbe essere in futuro l’aspetto dell’ambiente costruito, ma spingono i responsabili politici a prendere in considerazione l’aggiornamento della normativa in funzione dell’approvazione di edifici di legno sempre più alti.

Il regolamento edilizio dell’Oregon, per esempio, è stato modificato l’anno scorso per consentire la realizzazione di strutture di legno fino a 18 piani, benché attualmente l’edificio in legno più alto dello Stato e del Paese – il Carbon 12 – conti solo otto piani.

Il Canada ha già annunciato analoghe modifiche dei suoi regolamenti e vari Paesi europei sono in linea con questi provvedimenti. Inoltre, il Council on Tall Buildings and Urban Habitat (CTBUH), che ha fissato standard internazionali per la classificazione degli edifici alti – definendoli Tall (‘alti’, fino a 300 m), Supertall (“molto alti”, con altezza pari o superiore a 300 m) e Megatall (“estremamente alti”, con altezza pari o superiore ai 600 m) – ha recentemente accolto il legno come materiale strutturale alternativo, elaborando linee guida su che cosa sia una “struttura di legno” nei progetti in cui vengono usati materiali diversi. Secondo questi criteri nessuno dei progetti costruiti potrebbe essere classificato come Supertall.

The Farmhouse dell’austriaco Studio Precht, uno dei moduli strutturali. Il progetto è il risultato di oltre due anni di ricerca. © Studio Precht

Tuttavia, la torre W350 – recente proposta della società giapponese Sumitomo Forestry – potrebbe diventare nel 2041 il primo edificio Supertall di legno.La società ha annunciato l’intenzionedi completare, in occasione del suo 350mo anniversario, un grattacielo alto 350 m, presentandolo come la premessa sostenibile di un processo atto a “trasformare la città in un bosco”.

Ad alcuni può sembrare impossibile arrivare a un risultato simile; tuttavia, nell’edilizia esistono alcuni precedenti con sfide analoghe. Dal 1885 al 1913 l’industria delle strutture d’acciaio riuscì a sviluppare tecnologie in grado di passare dai 10 ai 60 piani. Questa tecnologia raggiunse i 102 piani 18 anni dopo, quando nel 1931 venne completato l’Empire State Building. La capacità umana d’innovare, ove ce ne sia necessità o intenzione, può rendere possibili invenzioni che sembravano inconcepibili quando sono state proposte.

La città può essere perciò immaginata come un’estensione del bosco, in cui il legno degli edifici estremamente alti viene in seguito riciclato e riusato in altri edifici, e infine trasformato in biomassa per fornire energia a queste costruzioni

Oggi la sfida consiste non solo nel rendere strutturalmente possibili questi particolari edifici ed economicamente efficiente la loro tecnologia, ma anche nell’elaborare una prospettiva complessiva del legno come materiale da costruzione. La sfida lanciata dalla Sumitomo Forestry – e da altri con obiettivi analoghi – mira all’incremento della domanda di legno e quindi allo sviluppo della gestione dei boschi e della riforestazione.

La città può essere perciò immaginata come un’estensione del bosco, in cui il legno degli edifici estremamente alti viene in seguito riciclato e riusato in altri edifici, e infine trasformato in biomassa per fornire energia a queste costruzioni. A quel punto, la CO2 emessa dalla combustione delle biomasse potrà essere assorbita dai boschi che, a loro volta, forniranno legno per gli edifici.

Il processo d’innovazione del W350 offre alla città un nuovo modo di convivere con il bosco e d’interagire con l’ambiente. La promozione di un’innovazione che miri a prendere dall’ambiente quanto più tardi gli verrà restituito può diventare un modello da proporre anche ad altri settori industriali.

Questo modo di considerare i materiali edilizi è una sfida per i professionisti dell’ambiente costruito – tra gli altri, architetti, urbanisti e ingegneri. Tutti saranno chiamati a misurarsi progettando non solo l’aspetto, il processo costruttivo e la destinazione degli edifici, ma anche la loro demolizione o decostruzione.

Questi edifici, se avranno successo, produrranno il sapere e la tecnologia necessari a rispondere alla futura domanda di alloggi con strutture variabili per scala e dimensioni; e, così facendo, combatteranno efficacemente il cambiamento climatico.

Eduardo Wiegand è architetto. Ha completato il Wood Program presso l’Aalto University e attualmente frequenta il master presso l’Università di Cambridge, CISL – Cambridge Institute for Sustainability Leadership, UK. Cristián Simonetti ha conseguito un dottorato in Antropologia sociale pressol’Università di Aberdeen, UK, e insegna alla Pontificia Universidad Católica de Chile, Santiago del Cile.

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