Tadao Ando: “Modellare il paesaggio”

Nell’editoriale di maggio, il guest editor 2021 racconta come le generazioni passate hanno modellato i paesaggi. E di come i paesaggi modelleranno il pianeta del futuro. 

Ewha Womans University in Seoul, designed by Dominique Perrault, 2008

Per me, il giardino è una forma di “paradiso idealizzato”, caro agli abitanti di qualsiasi cultura. Lo si vede nell’accuratezza con cui si scelgono i luoghi in cui crearlo, negli approcci progettuali site-specific e nel rispetto della topografia, che si materializza in sequenze miscelando vegetazione e acqua. Possiamo osservare come le silenziose, ma forti aspirazioni della comunità e gli Zeitgeist generazionali siano incorporati nelle profondità del paesaggio e modellati attraverso gli strati di queste delicate strategie. Quindi, nella forma e nella struttura di un giardino possiamo cogliere con chiarezza la cultura che lo ha generato. All’interno dello spettro etnologico, i paesaggi cambiano in modo significativo. Il giardino islamico presenta una serie di cortili che, oltre ad aiutarci a sopportare un clima ostile, esprimono con decisione il desiderio di oasi rigogliose e la fuggevole bellezza di varietà di fiori e piante. I giardini all’italiana di Tivoli incarnano l’estetica classica per sottolineare la costruzione di un ordine razionale, utilizzando la conformazione del terreno per spettacolari giochi d’acqua. Il giardino tradizionale giapponese simboleggia la particolare visione locale della natura attraverso una perfetta integrazione con l’ambiente e un’espressione di vita che si trasforma nel tempo. Sebbene la loro esistenza sia legata a necessità alimentari, le risaie a gradoni e i campi terrazzati dei Paesi asiatici costituiscono un altro modello di giardino, ricco di bellezza e vitalità. Ciascuna di queste tipologie trasmette i sogni di una generazione come messaggi sinceri a quelle successive. 

...mentre nella nostra civiltà globale la consapevolezza ambientale collettiva sta crescendo, la progettazione del paesaggio è diventata un aspetto indispensabile della società.

Tra questi esempi, il Central Park di New York, un simbolo del XX secolo, segna un monumentale cambio di paradigma nella genealogia del giardino che qui si fa intermediario tra natura e città, contrassegnando l’origine della progettazione del paesaggio contemporaneo. A oltre 150 anni dai suoi esordi, mentre nella nostra civiltà globale la consapevolezza ambientale collettiva sta crescendo, la progettazione del paesaggio è diventata un aspetto indispensabile della società. La sua scala e la sua portata si stanno espandendo rapidamente per diventare sempre più complesse, spaziando dai metodi tradizionali di orticoltura al ripristino degli ecosistemi connessi con le infrastrutture urbane, architettoniche e di ingegneria civile attraverso processi di creazione, intervento o integrazione. Lo sviluppo sostenibile ha sottolineato l’importanza della coesistenza di natura e ambiente urbano. La progettazione del paesaggio ha un grandissimo potenziale per risolvere le sfide della nostra epoca. Anche se è solo il frammento di una sofisticata strategia urbana, rimane invariata la motivazione di fondo per creare. Vedendo la terra come una tela su cui è raffigurata l’attività dell’uomo, a volte mi chiedo che tipo di mondo dovrebbe essere il nostro. La mia risposta è che dovrebbe essere un luogo dove la progettazione del paesaggio diventi una facciata rivolta verso il cielo.

Immagine di apertura: Ewha Womans University, Seoul, progetto di Dominique Perrault, 2008. Foto Gaëlle Lauriot-Prévost/Dominique Perrault Architecte/Adagp 

Speciale Guest Editor

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