Esistono colori che ci permettono di lavorare meglio? Difficile arrivare a una formulazione definitiva. La teoria del colore e le opere che l’hanno esplorata – si pensi a Johann Wolfgang von Goethe, Michel Eugène Chevreul, Josef Albers – hanno messo in luce aspetti tanto fisiologici che culturali che regolano la nostra reazione ai colori, spesso legandoli a specifici contesti e fenomenologie di utilizzo. E mentre la psicologia cognitiva ci fornisce indicazioni, peraltro in divenire, sul nesso tra cromie e comportamento celebrale, le logiche della comunicazione e del marketing arrivano a spezzare le prescrizioni, facendo dell’allineamento anche cromatico alla cultura aziendale un nuovo strumento di storytelling spaziale.

Piuttosto che esplorare punti fermi, che poi così fermi non sono, meglio dunque orientarsi tra alcuni progetti di interni significativi, che testimoniano tanto di applicazioni esemplari che di gioiose forzature del canone. Un assioma generalizzato, quasi ergonomico, parte dal presupposto che in ufficio debbano dominare i colori neutri: un modo per non sovraccaricare la nostra percezione visiva, contribuendo a canalizzare la nostra attenzione e a prolungarne la sua durata. In Giappone, ha recentemente fatto parlare di sé l’ufficio aperto da Mitsubishi Electric a Yokohama.
Il grande open space, progettato da Yohak Design Studio, gioca su un contenitore orientato sui tre principali colori neutri, il grigio, il beige e il bianco, utilizzati per i rivestimenti e per la maggior parte dei mobili – esemplificando in maniera significativa quanto il colore non sia una patina impalpabile da applicare come una vernice alle cose del mondo, quanto una materia, una sostanza incarnata nei materiali e come tale sensibile alla loro consistenza. Per smorzare la ripetizione, ai giochi di forme messi in opera da mobili e partizioni si aggiungono anche incursioni cromatiche più vivide, come il tappeto blu o un riposante rosa cipria – quest’ultimo considerato in maniera piuttosto consensuale come un’opzione particolarmente rilassante, oltre che accogliente e personale.


Gli uffici delle grandi corporation della tech sono da tempo un laboratorio di sperimentazione permanente per i nuovi progetti nel campo dell’ufficio – là dove le posizioni lavorative sono le più remunerative, e l’economia della conoscenza determinante per la competitività, le aziende non lesinano risorse per incoraggiare il benessere dei lavoratori anche attraverso l’attrattività degli spazi di lavoro. Vincitore di diversi premi, tra cui un Aia Honor Award, il progetto della sede centrale di Google a Mountain View progettato da Clive Wilkinson Architects nel 2005 ha rappresentato un caso emblematico tutt’ora di attualità, inaugurando una sperimentazione più libera del colore vivido e acceso – tra cui quello di un emblematico rosso, teoricamente ritenuto il colore da non utilizzare in virtù della sua presunta aggressività, abbinato a gialli, arancioni, verdi e viola utilizzati su superfici vetrate trasparenti, così da fare giocare il colore con la luce.


E se, data la stessa predilezione per un contenitore neutro e contemporaneo, il colore fosse utilizzato per rappresentare il Dna di un’organizzazione, superando qualsiasi pregiudizio? Risponde a questa logica l’utilizzo disinibito del colore che Mvrdv ha applicato nel 2016 alla sua sede, rivisitando un edificio progettato dall’architetto olandese Hugh Maaskant del 1952. L’applicazione alle pareti compre intere sezioni degli spazi, spaziando dall’arancione, al rosso, al verde e al giallo fluo. L’assenza di pareti divisorie, sostituite a vetrate a tutta altezza, rende il dialogo tra colori particolarmente disinibito e tangibile persino all’esterno, con le finestre trasformate in un medium per far trasparire sulla strada la palette di colori degli interni.



Emil Eve Architects, Drama Republic Workspace, London, Uk, 2024
Courtesy Emil Eve Architects

Emil Eve Architects, Drama Republic Workspace, London, Uk, 2024
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Emil Eve Architects, Drama Republic Workspace, London, Uk, 2024
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Emil Eve Architects, Drama Republic Workspace, London, Uk, 2024
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Emil Eve Architects, Drama Republic Workspace, London, Uk, 2024
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Emil Eve Architects, Drama Republic Workspace, London, Uk, 2024
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Emil Eve Architects, Drama Republic Workspace, London, Uk, 2024
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Emil Eve Architects, Drama Republic Workspace, London, Uk, 2024
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Emil Eve Architects, Drama Republic Workspace, London, Uk, 2024
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Emil Eve Architects, Drama Republic Workspace, London, Uk, 2024
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Emil Eve Architects, Drama Republic Workspace, London, Uk, 2024
Courtesy Emil Eve Architects

Emil Eve Architects, Drama Republic Workspace, London, Uk, 2024
Courtesy Emil Eve Architects
Quando la taglia degli uffici è più piccola, e il loro sapore più vicino a quello di una residenza, il colore può prendere una piega più personale, mettendo da parte gli schemi dati e giocando con reminiscenze di stile e riferimenti culturali. È il caso di uno degli ultimi progetti dello studio londinese Emil Eve Architects, che ha reimmaginato gli studi della società di produzione Drama Republic con una palette di colori legata alle cromie dello stile Mid-century – verde malva, rosso ciliegia, blu petrolio. A giocare un forte ruolo di armonizzazione è il pavimento in parquet spigato, una base omogenea che lega e scalda gli accenti di colore degli arredi. Gioca invece su tratti più spiccatamente futuristici il progetto per gli uffici di Dpd. Alle pareti, toni eterogenei di verde restituiscono una rappresentazione stratificata, simile ai residui di ere geologiche rivisitate attraverso le lenti del digitale. Particolarmente vivida, la resa finale gioca anche con i contrappunti dati dalle pannellature in legno e dall’applicazione del verde su una scultura metallica.



Design Plus Design, DPD Office Headquarters, Canton, Cina, 2024
Courtesy Design Plus Design

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Altri esempi significativi ci mostrano come gli uffici non debbano necessariamente essere bolle estraniate dal contesto, ma possano invece svilupparsi in continuità con l’ambiente circostante, aprendosi alla storia materiale e ai colori del territorio. A Hoofddorp, nei Paesi Bassi, Firm Architects ha ripensato gli spazi dello studio di consulenza Appm ispirandosi proprio al paesaggio locale e alla tradizione costruttiva del luogo. Il progetto integra l’uso del mattone — un tratto distintivo dell’architettura olandese — declinandolo attraverso una cromia particolarmente desaturata che dialoga armoniosamente con il bianco delle pareti e del soffitto, con il grigio metallico delle partizioni e con i piccoli accenti rosa delle gradinate.
Una chiave interpretativa che riesce a superare tanto il freddo vincolo cognitivo che i precetti altrettanto vincolanti dell’effetto moda. Ricordandoci che, tra le prerogative di efficienza che l’ufficio deve canalizzare, rientra anche l’evocazione atmosferica di un sentimento di benessere. Che è sempre meglio costruire su coordinate identitarie uniche, intime ed avvolgenti.