Arper: gli spazi all’epoca del distanziamento sociale

Con il nuovo programma lanciato dopo il lockdown, l’azienda veneta attinge al proprio catalogo per individuare un insieme di soluzioni di arredo flessibili in grado di adattarsi alle esigenze post Covid-19.

Come redistribuire le soluzioni di arredo quando la prossimità tra le persone deve gioco forza essere ripensata? Per fare fronte ad un quadro di esigenze mutato, l’azienda veneta attiva nei settori contract, ufficio e casa gioca sulle potenzialità componibili che da sempre distinguono il suo catalogo per individuare configurazioni inedite in grado di salvaguardare le nuove distanze di sicurezza tra le persone. Ne parliamo con Armin Broger, amministratore delegato di Arper.

Back to Our Spaces segna il ritorno di Arper dopo i mesi del confinamento. Come avete pensato questa iniziativa?
Back to Our Spaces è un servizio rivolto agli architetti, gli specificatori, i nostri dealer e agenti, che permette di attingere alla nostra gamma prodotti e riconfigurarla così da creare spazi con un distanziamento più ampio. Attraverso le soluzioni individuate mettiamo in luce l’adattabilità e la modularità del nostro catalogo: ad esempio con le soluzioni da aeroporto, che permettono di gestire la densità di occupazione a seconda della situazione sanitaria e normativa del momento, ma anche con gli uffici, le università, le scuole, o nell’hospitality, facendo risparmiare tempo a chi ci specifica.  

Ci fa un esempio di un prodotto del vostro catalogo che può essere ricontestualizzato in epoca post Covid19?
Prendiamo un tipico tavolo da riunione stretto e lungo: se in un periodo pre-Covid vi prendevano posto 20 persone, durante l’emergenza sanitaria la sua capacità di accoglienza si rivela problematica, perché da un lato non permette di mantenere le distanze specificate dalle norme, dall’altro va incontro alla stessa resistenza delle persone, che non vogliono sedersi vicino. Per questo abbiamo pensato a nuove soluzioni di partecipazione, creando degli spazi riunione che permettano di avere sedie mobili, un tavolo centrale molto più piccolo, ad esempio con le sedie Cila Go, o con il nostro Paravan, un pannello acustico configurabile. Un altro esempio potrebbe essere il nostro divano Kiik, che adesso stiamo proponendo in una configurazione sedile-tavolino-sedile, ma che può diventare sedile-sedile nel momento in cui il distanziamento sociale non viene più sancito come obbligatorio.  

Il confinamento globale che abbiamo vissuto è una novità di carattere epocale, ma non sappiamo se i cambiamenti introdotti nella vita domestica come in quella da ufficio sono destinati a durare. Sarà confermata la tendenza ad ibridare questi due ambienti?
Credo sia necessario distinguere tra professioni di natura prevalentemente intellettuale, per le quali la presenza in ufficio era dettata più da una consuetudine che una necessità effettiva, rispetto ad altre dove la presenza in azienda – pensiamo alla fabbrica – è ancora indispensabile. Fatta questa considerazione, credo che se è vero che le nostre abitazioni avranno sempre di più uno spazio ufficio adibito al lavoro o alla gestione delle cose personali, anche gli uffici tenderanno a prendere le sembianze di un ambiente confortevole, simile alla casa. La rigida struttura dell’ufficio con il tavolo riunioni e le sedie sta evolvendo verso un modo molto più informale di essere: così come è stato per l’abbigliamento, sarà anche per l’arredamento. Dunque la convergenza ci sarà di sicuro, bisogna però vedere chi ne sarà investito.  

Le vostre collezioni si sono sempre distinte per una ricerca intorno alla “forma gentile”. Qual è il valore di questa sinuosità e come credete che evolverà in futuro, anche rispetto a specifiche qualità progettuali?
In Arper crediamo che la zona ufficio evolverà soprattutto per quanto riguarda la configurazione colore, con una tendenza ad andare incontro a colori più “tranquilli”, più chiari. Nel nostro catalogo 2020 abbiamo portato avanti una ridefinizione delle gamme cromatiche per adattarci meglio a questa situazione ibrida di casa-ufficio dalla quale lentamente dovrebbero sparire tutte quelle durezze che hanno caratterizzato i mobili da ufficio. La “forma gentile”, accogliente, non è però solo una prerogativa degli uffici, ma si sta affermando anche nelle università, dove stiamo portando avanti con successo numerosi progetti perché anche qui gli ambienti stanno diventando più soft: la visione dell’università come un luogo dove gli studenti entrano in batteria sta diventando un ricordo del passato.   

Il Royal College Of Surgeon a Dublino arredato con i prodotti del catalogo Arper - photo Donald Murphy

Arper ha investito da sempre sul proprio processo di internazionalizzazione: quali sono i segnali più interessanti che vi arrivano dall’estero? Quali quelli sulla auspicabile ripresa post Covid-19? 

Mi sembra interessante constatare come la previsione secondo la quale l’Italia, essendo stata toccata per prima dal Covid-19, ne sarebbe anche uscita per prima non è lontana dalla realtà. Adesso è venuto il tempo di rimboccarsi le maniche e sfruttare quello che questo vantaggio temporale ci può dare. Quello che abbiamo imparato è che non possiamo non mantenere alta la guardia, sebbene allo stesso tempo non dobbiamo farci condizionare troppo dalla situazione. E questo vale a tutti i livelli: sapere come uscire da una situazione inaspettata fa parte non solo del carattere di un Paese, ma anche di quello di un’azienda. 

 

 

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