A lungo divisa dalle linee ferroviarie di superficie, Stoccarda è stata “ricucita” — dal punto di vista topografico, sociale ed ecologico — grazie a un intervento audace che, portando sotto terra binari della Stazione Centrale, libera il livello stradale e permette l’estensione del parco dello Schlossgarten. Ideato da Christoph Ingenhoven e costantemente sviluppato e perfezionato insieme agli architetti di Ingenhoven Associates e a un gruppo selezionato di ingegneri, il progetto nasce da una profonda comprensione della geometria, da un raffinato senso della luce, dell’atmosfera e della forma, e da un’intuizione condivisa del potenziale olistico del luogo. In stretta collaborazione con Deutsche Bahn e con la Città di Stoccarda, la stazione si presenta quindi come una sintesi di ambizione pubblica e maestria tecnica.
Forma in flusso
Il fulcro del progetto è costituito da un sistema strutturale straordinario: 28 “calici” in cemento emergono nella nuova hall, sostenendo una luminosa copertura. Il tetto, un campo continuo di superfici anticlastiche, si estende per 420 metri di lunghezza e 80 metri di larghezza, raggiungendo un’altezza di 12 metri sopra ciascuna cupola. Appare come un continuum unico e scolpito: monumentale e al contempo fluido, tecnico e armonioso. Realizzati in cemento bianco a vista, i calici svolgono sia la funzione di supporto strutturale sia quella di strumenti per delineare lo spazio. Ognuno crea un oculo circolare in vetro e acciaio, catturando la luce naturale e diffondendola in profondità nella hall sottostante. Dietro l’apparente semplicità si cela un accurato processo di modellazione digitale e analisi strutturale: ogni curva segue il percorso naturale delle forze, bilanciando tensione e compressione secondo una logica geometrica. Il risultato è un’unione armoniosa di luce, aria e materia, dove la chiarezza strutturale si traduce direttamente in resistenza.
Oltre al forte impatto scultoreo, il tetto funziona come sistema climatico intelligente. Dal lato del parco i calici inspirano aria fresca, che si riscalda e sale attraverso le cupole, creando un flusso naturale continuo. Questo processo passivo, supportato dallo scambio geotermico sotto i binari, mantiene le temperature costanti durante tutta la giornata. Pannelli fotovoltaici lungo il perimetro del tetto e sulle facciate generano energia rinnovabile, mentre pozzi e sistemi radianti garantiscono il comfort all’interno. Le cupole fungono contemporaneamente da lucernari e torri di ventilazione, consentendo alla hall di non ricorrere a raffreddamento meccanico o luce artificiale durante il giorno.
Il tetto della stazione consente al parco dello Schlossgarten di prolungarsi lungo il vecchio tracciato ferroviario, collegando i quartieri di Mitte e Nord lungo il confine del bacino di Stoccarda.
Il continuum verde
Il tetto della stazione consente al parco dello Schlossgarten di prolungarsi lungo il vecchio tracciato ferroviario, collegando i quartieri di Mitte e Nord lungo il confine del bacino di Stoccarda. Lo spostamento dei binari sottoterra ha creato una delle aree di riqualificazione urbana più vaste d’Europa, raddoppiando di fatto l’estensione del centro cittadino. Su questo terreno recuperato, il quartiere Rosenstein nasce come modello climaticamente responsivo: un distretto compatto di abitazioni, cultura, ricerca e lavoro, organizzato attorno a boulevard alberati, cortili e piazze pubbliche. Mobilità dolce, energie rinnovabili e gestione delle acque ne definiscono la struttura.
Reinterpretare il patrimonio
Con i binari spostati sottoterra, il Bonatzbau non è più un terminal operativo, ma diventa una porta metropolitana. Le nuove piattaforme sotterranee, orientate est-ovest, sostituiscono la precedente configurazione a cul-de-sac, aumentando capacità, sicurezza ed efficienza. Questo spostamento libera la superficie per spazi pubblici e parchi, mentre sotto la hall a volta sistemi ad alta velocità, regionali e locali si incontrano in un nodo integrato, collegando Stoccarda oltre la rete metropolitana. Il progetto reinterpreta l’edificio storico del 1928 di Paul Bonatz come parte di un continuum architettonico.
Le massicce facciate in pietra vengono preservate, la loro chiarezza tettonica crea un contrappunto alla geometria fluida della nuova hall. Aperture e passaggi selettivi assicurano continuità visiva e spaziale tra la struttura originale e la hall sottostante, permettendo al volume storico di trasformarsi in un foyer cittadino che collega parco e centro. All’interno, le funzioni vengono reinterpretate attraverso l’uso adattivo: aree espositive, servizi e spazi pubblici animano gli ambienti preservandone l’integrità materiale. Il dialogo tra il peso tattile della muratura e la luminosità delle nuove superfici in cemento riunisce un secolo di pensiero ingegneristico.
La hall a volta, concepita come un campo continuo, genera un paesaggio inverso di luce, forma e presenza materiale: uno spazio monumentale e armonioso insieme.
Luce e movimento
L’interazione tra luce e materia definisce il registro emotivo dell’architettura. Le cupole agiscono come strumenti ottici, filtrando la luce e diffondendola sulle superfici di copertura con intensità variabile. Il cielo mutevole diventa così parte integrante dell’edificio. Anche nelle giornate nuvolose, il cemento bianco conserva una discreta radianza, un’eco quasi musicale che unisce struttura e atmosfera. La stazione è al tempo stesso gesto di partenza e arrivo, movimento e pausa. La hall a volta, concepita come un campo continuo, genera un paesaggio inverso di luce, forma e presenza materiale: uno spazio monumentale e armonioso insieme. Dai primi schizzi ai delicati modelli realizzati con pellicole di sapone fino alla precisione della simulazione digitale, ogni fase della realizzazione ricerca chiarezza, proporzione e grazia.
Artigianato digitale e logica circolare
I calici della Stazione Centrale rappresentano il cuore strutturale del progetto. La loro geometria nasce da modelli digitali di ottimizzazione che simulano il percorso naturale delle forze, della luce e del flusso d’aria. Il controllo parametrico di curvature e spessori riduce al minimo l’uso dei materiali, garantendo comunque il corretto trasferimento dei carichi tra i fusti e le lastre di collegamento. La produzione segue un flusso modulare guidato dai dati: un unico modello genera tutte le varianti di calice, standardizzando giunti, punti di ancoraggio e segmenti per consentire una riproducibilità efficiente. Pannelli fresati CNC, ricavati da legno lamellare incrociato, vengono assemblati con giunti reversibili e identificatori codificati. La tracciabilità digitale permette di fabbricare, testare e creare la struttura con estrema precisione, ottenendo la finitura in cemento a vista SB4 senza ulteriori trattamenti.
Il programma di ricerca Stuttgart 210 – rethink, rebuild, avviato dall’Università di Stoccarda, estende questa logica digitale all’intero ciclo dei materiali. Una volta completati i 28 calici, le forme in legno vengono smontate, catalogate digitalmente e preparate per il riutilizzo in nuove costruzioni. I primi esperimenti ne dimostrano una seconda vita in prototipi civici, come piccole strutture per la comunità. Grazie all’integrazione di modellazione avanzata, fabbricazione modulare e strategie di riuso, lo sviluppo dei calici trasforma una forma altamente specifica in un sistema costruttivo ripetibile e adattabile. Il processo dimostra come l’ottimizzazione possa aumentare precisione e velocità, estendere la durata dei materiali e armonizzare prestazioni, produzione e progettazione circolare in un unico metodo coerente.
La mobilità come cultura
La stazione funge da snodo strategico tra Parigi, Vienna, Zurigo e Milano. L’asse est-ovest rafforza la posizione di Stoccarda nel principale corridoio ad alta velocità europeo, riducendo i tempi di viaggio e permettendo mobilità a lungo raggio a emissioni zero. La nuova configurazione unisce prestazioni tecniche e ambizione collettiva: spostando l’infrastruttura sottoterra, il progetto concilia collegamento continentale e qualità della vita locale. Ciò che era iniziato come un’iniziativa di trasporto si è evoluto in un modello europeo di mobilità sostenibile, fondendo tecnica e significato culturale.
