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Letizia Battaglia

Dopo la sua sentita scomparsa lo scorso 13 Aprile raccontiamo l’eredità della fotografa, tra successi internazionali e il suo amore per Palermo.

“Facevo ciò che potevo per scuotere le coscienze, mostrando non solo i morti ammazzati, ma anche la miseria causata dalla mafia e il potere politico che ha sostenuto il crimine, questo non dobbiamo mai dimenticarlo. Però non voglio più essere definita la “fotografa della mafia”: i miei soggetti preferiti restano le donne”. Letizia Battaglia, scomparsa lo scorso 13 Aprile, ci lascia in eredità scatti unici testimoni di un’Italia sottomessa dalla mafia. Sono sue le foto che ritraggono gli esattori mafiosi insieme a Giulio Andreotti e che poi furono acquisiti agli atti per il processo.

Letizia Battaglia, La bambina con il pallone, Quartiere La Cala, 1980, Palermo © Letizia Battaglia

Sempre sue le foto che mostrano il corpo senza vita di Piersanti Mattarella il 6 gennaio del 1980. Un’autentico modello di emancipazione femminile. Unica donna tra i tanti e troppi foto-reporter. Tre figlie, un successo internazionale e il suo amore per Palermo, che abbandonò per un breve periodo trasferendosi a Milano e a Parigi. Una donna fuori dal tempo con una perfetta idea di quel tempo, quello della lotta contro Cosa Nostra. Giorgio Boris Giuliano, Ninni Cassarà, Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e criminali come Luciano Liggio e Leoluca Bagarella sono i protagonisti delle sue foto più note. Mancata all’età di 87 anni, la Battaglia lascia in eredità il Centro Internazionale di Fotografia alla Zisa di Palermo o riviste come Mezzocielo realizzate da sole donne. Il sindaco Leoluca Orlando la ricorda così: “Palermo perde una donna straordinaria, un punto di riferimento, un simbolo internazionale riconosciuto nel mondo dell’arte e una bandiera nel cammino di liberazione di Palermo dal governo della mafia”.

Immagine di apertura: Letizia Battaglia, Ritratto di Pasolini, 1972  © Letizia Battaglia

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