Dopo la lunga pausa pandemica, prosegue al Palazzo Reale di Milano la prima mostra italiana su Georges de La Tour (Vic-sur-Seille, 1593 ‒ Lunéville, 1652). Questa volta a presentare l’insuperato maestro francese è un comitato scientifico d’eccezione, a partire dalla curatrice Francesca Cappelletti a Pierre Rosenberg (già direttore del Louvre), Gail Feigenbaum (direttrice del Getty Research Institute), Annick Lemoine (direttrice del Musée Cognacq-Jay), Andrés Ubeda (vice direttore del Museo del Prado).
La scelta forse era obbligata. Accanto a opere di altrettanti maestri – Gerrit van Honthorst, Paulus Bor, Trophime Bigot, Frans Hals – la mostra presenta numerose e suggestive scene di pittura di genere a lume di candela. E’ la luce infatti l’elemento unificante delle composizioni di de La Tour, la cui ricerca, nella storiografia critica come nella percezione del grande pubblico, è stata sempre messa a confronto con la pittura di Caravaggio, con cui il francese condivide non solo l’amore per le ombre e la luce ma anche la predilezione per soggetti umili e corpi imperfetti.
Osservatore raffinato della natura e della vita quotidiana, a partire dalle opere giovanili, de La Tour viene collocato a fianco dei protagonisti del Barocco, più precisamente del naturalismo seicentesco. Manifesto espositivo della mostra è infatti la sua Maddalena Penitente, descritta appunto da una tenue, ma al contempo viva, luce di una sola candela che dona al corpo della donna volume e forza. Tutto è perfettamente studiato. Dal centro della scena la luce s’irradia, dando possibilità allo spettatore di leggere e comprendere i numerosi dettagli che il maestro descrive o interpreta attraverso una seducente mimica del volto: le labbra appena socchiuse, la mano che le sfiora ma sostiene i pensieri, i capelli poco ordinati, che come da tradizione vengono descritti lunghi e sciolti, messi in evidenza appena sopra la fronte da quella luce che sembra essere l’ideatrice di ogni cosa. Soprattutto dei suoi pensieri. Per finire il teschio, solito attributo iconografico della Maddalena, ricorda anche qui lo scorrere del tempo ma con una doppia rappresentazione: il teschio si ripete nello specchio. A chiedere allora di essere guardata non è più la giovane donna, ma la fiamma, che indica, illuminando e oscurando entrambi i lati del teschio e che spinge o costringe ad una riflessione sull’inesorabile scorrere del tempo. La vita e la morte.
La mostra si concluderà il 27 di Settembre e a quanto pare con un successo straordinario, sia per l’eccezionalità delle opere esposte sia per i numerosi visitatori che ne son stati estasiati.
Immagine di apertura: Georges de La Tour, Maddalena Penitente, 1635 - 1640, Olio su tela, 113 x 92,7 cm, National Gallery of Art, Washington D.C., Stati Uniti
