Se c'è un elemento capace di contraddistinguere l'attuale stagione architettonica, evolutasi nell'ultimo secolo molto di più rispetto al puro linguaggio formale, è la sua capacità di intercettare e accogliere le dinamiche e le modalità d'uso e di interpretazione dello spazio. Su tali basi opera anche Studio Gang: un ufficio di progettazione architettonica e urbanistica con sede a Chicago, fondato nel 1997 e diretto da Jeanne Gang (Belvidere, Illinois, 1964). I processi attivati da Studio Gang pongono in primo piano le relazioni tra individui, comunità e ambienti, generando un corpus progettuale eterogeneo e diramato che si estende attraverso scale e tipologie, spingendosi oltre i confini convenzionali dell'architettura. Ogni edificio è pensato per definire processi sociali più coesi, sviluppare materiali inediti o dialogare con i nuovi paesaggi urbani. Così, se il tetto della sede Art Déco dello studio viene trasformato in uno spazio dove convergono “natura selvaggia” e “tempo libero” (Studio Gang Sky Island, Chicago, 2017), il progetto per l'Arcus Center for Social Justice Leadership a Kalamazoo (Michigan, USA, 2014) usa il sistema costruttivo in legno delle facciate come un macro-alfabeto braille sul quale, anche a prima vista, è efficacemente leggibile: “low tech, economico e sostenibile”. Dedicato ad accogliere progetti nel campo dei diritti umani e della giustizia sociale, il Centro è pensato per attivare la capacità di scambio e apprendimento di studenti, docenti, studiosi, addetti ai lavori e anche un pubblico vasto. Alla sua base c’è la valorizzazione della luce del giorno come “veicolo circadiano” che favorisce l'interazione. Un approccio progettuale simile viene applicato anche al Writers Theatre a Glencoe (Illinois, USA, 2016). In questo caso, tuttavia, non si punta tanto ad accentuare le energie relazionali multiple, quanto a canalizzarle in un rapporto di intimità immersiva tra gli attori e il pubblico, trasformando così l'architettura in un dispositivo di amplificazione dell'esperienza letteraria.