Harquitectes

Per Harquitectes, ogni decisione ha una giustificazione tecnica. Il funzionamento climatico, la ventilazione, la gestione delle risorse e il ciclo di vita dei materiali sono i primi fattori a determinare la forma del progetto.

Gli architetti dello studio catalano Harquitectes sono di quelli che si sporcano le mani in cantiere, industriosi e pragmatici, considerando la costruzione un momento fondamentale del processo creativo. David Lorente Ibáñez (Granollers, 1972), Josep Ricart Ulldemolins (Cerdanyola del Vallès, 1973), Xavier Ros Majó (Sabadell, 1972) e Roger Tudó Galí (Terrassa, 1973) si incontrano durante gli studi alla ETSAV di Sant Cugat del Vallès, a pochi chilometri da Barcellona, e qui iniziano a lavorare insieme nel 2000.

Dalle più semplici case unifamiliari ai grandi edifici pubblici, i progetti di Harquitectes mantengono gli stessi principi formali e metodologici, con un’attenzione alla sostenibilità dell’edificio – nelle sue più diverse accezioni – ma senza avere la necessità di spettacolarizzare l’uso della tecnologia. Le forme semplici, la fissazione per la modularità, la reinterpretazione di tecniche tradizionali, l’uso di materiali poveri lasciati a vista, l’esposizione di elementi strutturali o di servizio e il disegno ossessivo di ogni dettaglio sono i tratti che rendono distintivo l’approccio del gruppo catalano. In questo senso possiamo definire i loro edifici come austeri, onesti e spogli dell’inessenziale. D’altronde, secondo il filosofo Ivan Illich: “L’austerità è una virtù posta da Aristotele e San Tommaso d’Aquino a fondamento dell’amicizia, che non esclude i piaceri, se non quelli che ostacolano o degradano le relazioni personali”.

Per Harquitectes, ogni decisione ha una giustificazione tecnica. Il funzionamento climatico, la ventilazione, la gestione delle risorse e il ciclo di vita dei materiali sono i primi fattori a determinare la forma del progetto. Questo atteggiamento è palese in una delle loro ultime realizzazioni, il centro civico Cristalleries Planell nel quartiere Sants di Barcellona, 2016. Qui troviamo un sapiente dialogo tra tecniche tradizionali e il linguaggio pragmatico e contemporaneo dello studio, mentre la sovrapposizione tra facciate vecchie e nuove genera spazi di filtro tra la strada e gli interni. Le ciminiere solari poste sul tetto non sono solo un elemento tecnico, ma una nuova icona che simboleggia la mutazione contemporanea dell’edificio. Per Harquitectes, essere austeri significa saper fare di più con sempre meno cose, padroneggiando gli strumenti che restituiscono convivialità al progetto.

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