Paesaggio con figura. Arte, sfera pubblica e trasformazione sociale, a cura di Gabi Scardi, edizione Allemandi con SusaCulture, Torino 2011 (pp. 289, € 30,00)
In copertina, la fotografia scattata dall'artista Francesco Jodice ad una nave adagiata sul fondo asciutto e incrostato di sale del lago d'Aral ricorda uno dei più grandi disastri ambientali. Agli inizi degli anni Sessanta il lago era ampio 68.000 km2; per favorire un piano di coltura intensiva, il regime sovietico già a partire dall'immediato dopoguerra ha dato il via ad una serie di interventi che sono stati la prima causa del suo prosciugamento. Oggi il suo volume e la sua superficie sono ridotti di circa il 75%.
"(...) Occorre far capire che finché l'arte resta estranea ai problemi della vita, interessa solo a poche persone":[1] Catterina Seia ad incipit del suo contributo lascia alle parole di Bruno Munari un monito che risuona forte in tutto il libro. L'intento di Paesaggio con figura – volume, a cura di Gabi Scardi pubblicato nell'ambito della ricerca promossa da SusaCulture – è, infatti, propulsivo.
Paesaggio con figura non parla solo di paesaggio, o solo di figura; ma di paesaggio antropizzato. Tratta un'arte che nasce come concreta opportunità di adesione alla realtà e dunque situata in un preciso contesto storico, socio-economico e politico. Chiama in causa "artisti che si calano nel vivo del tessuto sociale per far emergere elementi che saranno poi oggetto di traduzioni variegate ma accumunate da una propensione per la condivisione e da una processualità dilatata nel tempo". [3] Un'arte che "si misura con la complessità e la responsabilità che l'agire nello spazio 'di tutti' comporta". [4]
Il ruolo e le prospettive di una storia recente come quella dell'arte pubblica – nelle sue molteplici accezioni di community art, social aesthetics, connective aesthetics, dialogical art... – sono affrontati in una dimensione corale. Con lo spirito a volte da lavori in corso su una materia viva, talaltra da presentazione appassionata d'intenti e case histories, prendono la parola dapprima critici, curatori, storici dell'arte e operatori specializzati.
Paesaggio con figura. Arte, sfera pubblica e trasformazione sociale
Nato con l'obiettivo di stimolare il dibattito sul ruolo delle arti per la trasformazione sociale, il progetto editoriale curato da Gabi Scardi raccoglie i contributi di critici, curatori, storici dell'arte e operatori specializzati.
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- Chiara Agnello
- 02 marzo 2012
Francesco Tedeschi si interroga sul ruolo della scultura pubblica nell'epoca della crisi del monumento, mentre Adriana Polveroni, nel sottolineare come per l'arte ambientale si sia verificato un superamento dell'idea di compiutezza dell'opera intesa come intervento plastico nell'ambiente, si chiede se sia ancora possibile usare tale terminologia.
In numerosi interventi emerge poi con chiarezza l'importanza dell'agire nella dimensione locale e del rapporto con un territorio specifico che sempre più spesso è urbano, luogo per eccellenza della vita sociale e scena di grandi cambiamenti del concetto di abitare. La pratica artistica si cala nella prassi sociale in un rinnovato dialogo fra pubblico e privato, amministrazioni e mediatori culturali, nel tentativo di discutere l'apporto dell'arte alla trasformazione della città o alla ridefinizione della sfera pubblica. Da qui la ricerca di un confronto, a volte molto serrato, con discipline quali l'urbanistica.
Alessandra Pioselli non è, però, l'unica a sottolineare come la condizione site-specific non possa essere la sola garanzia di qualità dell'intervento artistico; fra gli elementi da valutare c'è innanzitutto la sua "necessità" rispetto al territorio stesso o alla comunità, e i discorsi che produce al di là delle narrazioni interne al mondo dell'arte. In questo senso sono molti i progetti la cui ricaduta, anche in termini economici e di impatto sul territorio, si potrà verificare sono nel lungo periodo. Si pensi ad esempio al progetto ArtePollino. Un Altro Sud inaugurato nel 2009 nel Parco Nazionale del Pollino dalla Regione Basilicata, con l'obiettivo di far conoscere e valorizzare il territorio attraverso l'arte contemporanea.
Nel dispiegare un racconto articolato di pratiche artistiche che impongono il rinnovarsi di prassi, il libro punta l'attenzione su nuove forme di committenza. Il collettivo torinese di curatrici a.titolo è solo uno degli esempi di figure nato con l'intento di promuovere l'arte contemporanea orientata verso le dimensioni sociali e politiche dello spazio pubblico. A questo proposito, hanno aderito a Nuovi committenti, un programma che riunisce comunità eterogenee coese intorno all'obiettivo di generare un'opera d'arte partendo dal basso, dove il cittadino diviene committente.
In questo alternarsi di visioni tese a delineare metodi espositivi, di fruizione e relazione con nuovi pubblici anche la critica si interroga su criteri di valutazione fra etica ed estetica, e sul concetto di autorialità, come dimostra l'acceso dibattito fra Claire Bishop e Grant Kester nato sulle pagine di Artforum nel 2010 e qui riportato.
Nella seconda parte del libro il racconto si fa più emozionale. Prendono la parola gli artisti per parlare di contesti d'azione intesi come rete di relazioni, di storie e memorie. Le opere sono descritte come dispositivi di comunicazione che consentono di individuare forme di comprensione dello spazio e dell'ambiente sociale; hanno un ruolo attivo, generano spostamento, sono da stimolo alla coesione sociale. Non a caso Gabi Scardi parla di poetica dell'attenzione, pragmatismo e negoziazione. Risulta chiaro nelle parole dell'artista Maria Thereza Alves, quando descrive i suoi primi tentativi di lavoro con le comunità rurali brasiliane o messicane, guidata dalla convinzione che l'arte possa servire a trasformare alcune situazioni o anche 'solo' a tentare di ricostruire una narrativa più complessa della storia. Per Carlos Garaicoa l'opera funziona quando si relaziona al contesto che affronta, costituito da elementi quali la geografia, il linguaggio, la storia, il gruppo sociale e le sue caratteristiche socio-politiche. In modo analogo Joachen Gerz – dal suo monumento contro il Fascismo di Amburgo (1966) al progetto Salviamo la luna realizzato per il comune di Cinisello Balsamo – racconta come l'atto creativo derivi dall'"ascoltare, catturare, azionare il radar, capire quali domande ti pongono la tua società e il tuo tempo" [5]. Maria Papadimitriou con i suoi Free Hotel e i progetti di Musei senza muri mette l'artista in relazione con l'attivista; Cesare Pietroiusti sottolinea l'importanza delle microtrasformazioni e della figura dell'artista-agente, capace di intervenire sul modo di vedere le cose e usare la realtà, nella comprensione e inclusione dell'altro, del diverso come parte di noi.
E ancora intorno al concetto di comunità: se Wurmkos attiva progetti fra arte e disagio psichico "senza porsi obiettivi di salvezza" [6], Reporting System concepisce interventi volti a definire il senso e la natura dello spazio pubblico, mentre Marjetica Potrc crea orti comunitari come 'oggetti relazionali'.
Sono di forte impatto – soprattutto se posti a confronto – i due racconti dell'artista Bert Theis e della curatrice Nathalie Zonnenberg. Il primo si concentra sul lavoro condotto con il gruppo Isola Art Center in relazione al quartiere Isola e in contrapposizione al processo di gentrificazione dell'area voluto dal Comune di Milano. Il secondo illustra Beyond, un progetto per le aree pubbliche di un nuovo distretto residenziale – pianificato sulla base delle caratteristiche esistenti del luogo - voluto dalla città di Utrecht, in collaborazione con SKOR (Fondazione nazionale per l'arte e lo spazio pubblico).
Al libro si deve riconoscere il merito di aver aver creato un discorso a più voci, dando spazio a una serie di figure attive sul campo – principalmente italiano – e di aver stimolato un confronto su pratiche e metodologie supportate da una buona base di riferimenti bibliografici, che prosegue anche a libro concluso, attraverso incontri e laboratori.
Con la conclusione e le domande aperte di Pierluigi Sacco, la ricerca si proietta verso il futuro. In questa fase di tagli alla cultura è necessario dare al discorso sull'arte e alla pratica una dimensione pubblica, ma soprattutto capire come l'arte pubblica possa "ricavarsi nuovi spazi d'azione e di espressione più vicini allo spirito del tempo" [7] contraddistinto da un atteggiamento difensivo verso la complessità, da uno spazio pubblico che amplifica la sua dimensione virtuale, dove la qualità della partecipazione è cambiata, e la distinzione tra attori e pubblico è sempre più arbitraria.
In nome di quella complessità sono dunque importanti una serie di richiami che nel corso del libro provengono da più voci, affinché – da parte del mondo dell'arte e delle amministrazioni – ci sia un'attenzione crescente nel valutare progetti e approcci, rifuggendo eccessi semplificatori quando si affrontano temi quali la rigenerazione del territorio, la trasformazione sociale, la comunità o la sfera pubblica.
"L'arte è pronta ad accettare il rischio di occupare un ruolo reale e non soltanto cosmetico all'interno dell'ecologia del significato?" Si domanda Sacco. "Gli artisti sono consapevoli delle conseguenze che questa scelta comporta quando si affrontano sotto questa luce temi come l'inclusività, la partecipazione, l'autenticità? Se l'arte pubblica deve essere pubblica, può forse esentarsi dal fare sul serio, dal prendere posizione su determinati temi e determinate situazioni accettandone responsabilmente le conseguenze?" [8]
Chiara Agnello
NOTE:
1. Bruno Munari, Arte come mestiere, 1966, citato in Catterina Seia, Prefazione, in Gabi Scardi, Paesaggio con figura. Arte, sfera pubblica e trasformazione sociale, Umberto Allemandi & C. con SusaCulture project, 2011, p. 9.
2. SusaCulture è un progetto ideato da Catterina Seia che nasce per costruire piattaforme di cooperazione in primis con amministratori, dirigenti scolastici e giovani per lo sviluppo a base culturale nella provincia italiana. Paesaggio con figura. Arte, sfera pubblica e trasformazione sociale rappresenta la seconda ricerca promossa da SusaCulture, dopo Mente e bellezza. Arte, creatività e innovazione di Ugo Morelli.
3. Catterina Seia, Prefazione, in Gabi Scardi, Paesaggio con figura. Arte, sfera pubblica e trasformazione sociale, a cura di, Umberto Allemandi & C. con SusaCulture project, 2011, p. 9.
4. ivi, p. 12
5. Joachen Gerz, Public Authorship, in Gabi Scardi, Paesaggio con figura. Arte, sfera pubblica e trasformazione sociale, Umberto Allemandi & C. con SusaCulture project, 2011, p. 186.
6. Pasquale Campanella e Simona Bordone, Wurmkos, in Gabi Scardi, Paesaggio con figura. Arte, sfera pubblica e trasformazione sociale, Umberto Allemandi & C. con SusaCulture project, 2011, p. 245.
7. Pier Luigi Sacco, Postfazione. È stata una bellissima giornata, in Gabi Scardi, Paesaggio con figura. Arte, sfera pubblica e trasformazione sociale, Umberto Allemandi & C. con SusaCulture project, 2011, p. 256
8. ivi, 261