All'Aperto. Stefano Arienti, Barbara Casavecchia (a cura di), Fondazione Zegna, 2011 (pp.64)
Presentazione ad Artissima, il 5 novembre, alle ore 15 presso il book corner
Concepito come una guida ragionata dell'intervento pubblico permanente realizzato per la Fondazione Zegna a Trivero, in provincia di Biella, il volume All'Aperto. Stefano Arienti curato da Barbara Casavecchia documenta il processo, le relazioni con il territorio e la realizzazione de I Telepati, la serie di installazioni 'all'aperto' disseminate sul territorio triverese, congiuntamente alle postazioni di libera connessione WI-FI attivate nell'ambito del progetto.
Come sottolineato nell'introduzione di Andrea Zegna, co-ideatore insieme a Barbara Casavecchia della rassegna All'Aperto a partire dal 2007 che a oggi ha visto la realizzazione delle opere di Daniel Buren (2007) e Alberto Garutti (2009), Stefano Arienti si è misurato con il paesaggio naturale e umano di Trivero in modo "paziente e disponibile", accogliendo nel progetto tante delle suggestioni prodotte dagli incontri con i ragazzi delle scuole locali, con alcuni artigiani e con il contesto urbanistico e ambientale. "Ho sentito la necessità di confrontarmi con cose molto pratiche, come la conformazione geografica del territorio, formato da tante frazioni disperse, privo di un centro di aggregazione – una volta, il percorso attorno al quale ruotava tutto era la fabbrica – e attraversato da una forte trasformazione sociale. Capisci che è una zona con una cultura materiale precisa, in cui hanno resistito le lavorazioni di maggior pregio, ma la sera vedi anche tante case senza luci accese. Ho inziato a ragionare sul fatto che la "piazza" contemporanea è uno spazio immateriale: quello della comunicazione digitale. [1]
Telepatie all'aperto
Il volume, che verrà presentato a Torino in occasione di Artissima, si presenta come una guida ragionata dell'intervento pubblico permanente realizzato da Stefano Arienti per la Fondazione Zegna.
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- Anna Daneri
- 04 novembre 2011
Il percorso ideativo che sta alla base del progetto, le riflessioni sull'arte pubblica e sulla poetica di Arienti nutrono il dialogo a tre, tra Stefano Arienti, Barbara Casavecchia e Luca Cerizza, facendo emergere alcune questioni cruciali legate all'operare artistico in ambito pubblico. Se infatti la direzione che un artista può intraprendere è quella della monumentalità o dell'invisibilità, Stefano Arienti sembra praticare una "terza via" che si nutre dell'ascolto, dell'osservazione partecipata e del coinvolgimento degli abitanti. L'idea di realizzare una rete di libero accesso a internet nasce dalla considerazione che il territorio non ha una suo fulcro, ma è costituito da frazioni collegate, e dalla possibilità di creare una piattaforma comunicativa e immateriale che metta in rete la comunità. L'intervento, segnalato con una serie di cartelli stradali in corrispondenza delle aree dove il WI-FI è attivo, trova il suo contrappunto scultoreo e ironico nelle tante teste di pietra disseminate nel territorio. Si tratta di veri e propri 'faccioni' i cui tratti derivano dai disegni fatti da Arienti insieme ai bambini e i ragazzi delle scuole locali e realizzati con la collaborazione di Mario Romanelli, artigiano scalpellino. "L'ambiguità tra monumentalità e sparizione mi attrae moltissimo. Viviamo in un'epoca in cui la presenza monumentale è sempre più utilizzata. (…) È una dimensione che non condanno e che, anzi, mi incuriosisce. Ma proprio perché l'arte contemporanea oggi sfuma nello spettacolo e nell'intrattenimento, credo sia indispensabile compiere un gesto responsabile. Pensare a una presenza a volte più evanescente che si carichi delle proprie conseguenze." [2]
La scelta di attivare due percorsi apparentemente così distanti, attingendo alla tecnologia da un lato e alla natura dall'altro, permette ad Arienti di trovare una via intermedia nella relazione con lo spazio pubblico. Il libro fornisce una mappa esaustiva sia delle postazioni WI-FI che dei gruppi scultorei, posizionati mimeticamente nello spazio urbano. I Telepati sono il correlativo oggettivo della possibilità di comunicazione offerta dalla rete e segnano il paesaggio in modo delicato, ma indelebile. "In Italia ogni sasso, ogni pianta lungo il fiume è traccia dell'intervento umano, il che non è altrettanto vero per altri paesi, dove resiste una natura più 'selvatica'. Anche attraverso le cementificazioni, ha mantenuto un suo inconfondibile genius loci. Il paesaggio di Trivero mi è sembrato ancora più antropizzato, sia perché senza soluzione di continuità tra aree abitate e boschi, sia perché il verde è stato trasformato da massicci interventi umani, anche se riassorbiti nel tempo, come il trapianto di migliaia di abeti rossi per rimboschire il Monte Rubello."
[3] Anna Daneri
NOTE:
1. Stefano Arienti in conversazione con Barbara Casavecchia e Luca Cerizza, in All'Aperto. Stefano Arienti, Fondazione Zegna, 2011 p. 18.
2. ivi, p. 19.
3. ivi, p. 43.