Vaio, il brand di laptop resuscitato di recente dall’omonima compagnia dopo la vendita del ramo d’azienda da parte di Sony nel 2014, ha annunciato il modello SX12, un nuovo ultraportatile con tante porte di input e output. Il notebook ultraleggero nonostante monti solo uno schermo da 12,5”, offre tre prese USB-A, una USB-C per la ricarica, un’uscita HDMI, un jack audio oda 3,5mm, porta Ethernet, slot per SD card e - direttamente dal passato - una presa VGA. SX12 si può configurare con un processore Intel Core i5 o Core i7 e un modulo LTE opzionale. 


Al netto delle buone specifiche tecniche, è chiaro che Vaio voglia posizionare il laptop come una specie di statement: è un notebook che, nonostante le dimensioni ridotte e il peso contenuto (888 grammi) può offrire comunque porte di ogni tipo invece di un numero ridotto di USB-C da espandere con un adattatore. Può sembrare una proposta molto conveniente, specialmente per i professionisti che hanno bisogno di avere con sé sempre più di un dongle. 

E tuttavia viene da chiedersi se questo sia davvero ancora un problema così largamente sentito nel 2019, quando adattatori compatti e leggeri di ogni tipo si trovano sul mercato senza troppo sforzo. Ma soprattutto, la domanda è questa: ha senso scendere a compromessi nel design di un laptop ultraportatile solo per accontentare le richieste di una nicchia ristretta di utenti eccessivamente esigenti? 

Basta dare un’occhiata all’immagine promozionale dell’SX12 con un cavo collegato ad ogni porta per capire che no, non vale assolutamente la pena. Soprattutto se si confronta questo portatile con le linee di un qualsiasi altro ultranotebook concorrente che si può caricare da ogni lato con un cavo USB-C e si può collegare allo stesso numero di uscite - con un adattatore, appunto - senza trasformarlo in un palo della luce di un paese del Sudest asiatico.