Rivoluzione e storia vissuta: verso un'arte politica?

Uno sguardo all'arte di strada di Santiago non può ignorare il suo passato di repressione, ma aiuta a inquadrarne le potenzialità politiche.

Nella lettura dei giornali di quest'anno è diventato sempre meno insolito trovare in prima pagina il tema della rivoluzione. Dalle battaglie politiche alle operazioni militari antisommossa la popolazione mondiale pare mobilitarsi in un modo o nell'altro per trasformare il mondo nel modo che ritiene più adatto a viverci. I Paesi più avanzati in questo processo, come l'Egitto, la Tunisia e la Libia hanno adottato una concezione marxista di rivoluzione e rovesciamento del governo abbastanza tipica. Ma nella loro evoluzione questi tentativi finora si sono rivelati vani. Non riuscendo a far prevalere le ideologie e le azioni concrete fondamentali per cui in definitiva veniva condotta la lotta, questi Paesi sono ben presto ricaduti in una condizione perpetua di repressione e di contesa per il potere. In poche parole, il vecchio concetto di ristrutturazione dello Stato nazionale non è più applicabile a una condizione profondamente interconnessa e globalizzata. Alla luce di questi eventi credo sia il momento di chiedersi con strumenti più efficienti se esistono alternative all'espressione del disagio esistenziale di oggi che si incarna in forma di città.
Mentre la città è stata sia il luogo sia il soggetto di queste dimostrazioni, vorrei suggerire che l'ambiente stesso può fungere da agente della propria rivoluzione. Invece della forma dell'occupazione che si è recentemente manifestata negli Stati Uniti e costituisce un facile bersaglio della repressione da parte delle classiche forze di polizia, vorrei analizzare il potenziale di strumenti di sovversione più diffusi che sfuggono alle tradizionali forme di controllo. La sintesi di arte e spazio pubblico è senza paragoni per la sua potenzialità di prestarsi a una forma di resistenza passiva tramite la rappresentazione del conflitto nel territorio oggetto della protesta. Per illustrare la mia tesi prenderò in esame una città le cui proteste sono state relativamente poco pubblicizzate rispetto ad altri casi: Santiago del Cile. Come in molte città l'arte di strada di Santiago è il risultato della sua storia specifica e dell'attualità politica. È un naturale indicatore dell'evoluzione politica e storica cilena, della quale le manifestazioni attuali rappresentano una nuova fase di impegno sociale in una lunga serie di eventi analoghi.

Nel 1970 il Cile fu il primo paese del mondo a eleggere democraticamente un presidente marxista: Salvador Allende. La sua politica di nazionalizzazione dell'istruzione, dell'industria, della sanità, della proprietà terriera, delle attività produttive e di altri fattori di evoluzione sociale mirava a neutralizzare la diseguaglianza delle strutture di classe fondamentali istituite dalla colonizzazione spagnola e perpetuate nel XX secolo dal succedersi delle oligarchie dirigenti cilene. Tre anni dopo, nel 1973, con il colpo di stato militare guidato da Augusto Pinochet, l'eredità di Allende fu sovvertita da diciassette anni di regime militare che cancellò praticamente ogni politica di sviluppo sociale e dettò la forma fondamentale del contesto cileno contemporaneo.

Quando, nel 1990, Pinochet affidò il potere a un presidente eletto democraticamente in seguito a un plebiscito del 1988 stava facendo la sua comparsa in economia la politica neoliberista. Mentre il nuovo governo garantiva un alto livello di libertà sociale la sua struttura economica rimaneva malauguratamente intatta, con le conseguenti ratifiche normative. Mentre il regime di Pinochet era finito, la sua politica specificamente economica raggiungeva nuovi culmini. La libertà di parola, prima bandita nella costante persecuzione della resistenza interna al governo fascista, ha generato nell'ultimo ventennio un'intensa cultura dell'arte di strada. In questo contesto storico l'arte rappresenta una soggettività che si realizza attraverso la pratica di un'attività urbana prima formalmente repressa. Come corpo collettivo l'arte crea un pubblico che sotto il regime di Pinochet veniva represso. È attraverso questi strumenti di rappresentazione rivoluzionaria che l'arte pubblica assume il carattere di un'occasione di efficacia politica senza pari.

L'arte di strada di Santiago consiste prima di tutto in un repertorio di stili pittografici fantastici che ritraggono volti e corpi umani, animali e altre creature a colori tipicamente vivaci che spiccano sul resto dell'ambiente costruito. Diffusa soprattutto nei quartieri più poveri che sono stati rapidamente costruiti in un processo di urbanizzazione moderna, l'arte non si fa esplicitamente portavoce di un progetto politico o comunque ideologico, come l'arte di strada boliviana che racconta la scomparsa della società tradizionale, o quella argentina che parla direttamente della storia fascista del paese. Ciò che ne deduco è che il senso dell'arte di strada cilena sta nella sua pura e semplice presenza. Non è il contenuto delle opere in sé a possedere un potenziale rivoluzionario, ma esse, con la loro natura di significanti vuoti, creano un'esperienza immanente dell'ambiente quotidiano. In quanto simboli privi di significato ci si inscrive in questo vuoto poiché l'arte crea un luogo della memoria collettiva. L'esperienza passiva dell'ambiente costruito si trasforma in teatro attivo di appartenenza locale.[Jacques Rancière, Le spectateur émancipé, Paris, La Fabrique, 2008]

A Santiago, la città è un oggetto carico di memorie di storia ideologica, che dà fisicità alle differenze di classe nei lunghi muri vuoti dei quartieri più poveri contrapposti agli straordinari oggetti architettonici decorati della ricchezza. La presenza dell'arte di strada a Santiago sovverte il quadro estetico e culturale della città e fornisce letteralmente una via alternativa alla percezione del contesto. Mentre l'arte opera a livello superficiale e non cambia in sostanza le strutture realizzative che generano la situazione sociopolitica vera e propria, la sua natura pressoché subliminale in quanto presenza artistica quotidiana possiede una forte capacità di cui le persone vivono, elaborando il futuro della loro città.

Negli ultimi sei mesi, Santiago e altre città cilene hanno dato voce al dissenso nei confronti del governo di Sebastián Piñera. In una serie di manifestazioni e di scioperi principalmente focalizzati sulla riforma organica dell'istruzione il risultato spesso è stato di pura e semplice violenza. Mentre le manifestazioni si sono ampliate dall'esclusiva partecipazione degli studenti a quella dei sindacati e dei lavoratori, la situazione è arrivata a comprendere più scioperi a livello cittadino che paralizzano le funzioni urbane essenziali e accrescono l'inquietudine. In un momento in cui pare che un paese dopo l'altro inizi a esprimere la sua insoddisfazione in termini più distruttivi forse è tempo di discutere dei limiti e delle potenzialità dell'arte di strada come strumento per raggiungere gli obiettivi. Nonostante le concessioni del governo il dialogo tra studenti e istituzioni è fallito, e al momento un accordo tra le parti sembra impossibile. Di fronte a queste radicali divergenze ideologiche tra gli abitanti di una stessa città e di uno stesso paese l'arte di strada ci permette di ricollocare il nostro quadro percettivo in un contesto più localizzato, nel quale noi stessi, sùbito, possiamo realizzare dei cambiamenti.

Nick Axel è attualmente impegnato a Madrid dove prosegue con vari linguaggi il suo impegno nella disciplina dell'architettura, per svelare le latenti occasioni di prassi spaziale nella città contemporanea.

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