La vita di Steve Jobs solleva alcune perplessità riguardo
all'affermazione di Fernand Braudel secondo cui le vite e gli eventi
di un singolo individuo rappresentano mere 'increspature della
superficie, sbuffi di schiuma che le maree della storia portano sulla
loro solida schiena'. Per chiunque abbia meno di cinquant'anni,
è quasi impossibile infatti pensare a un'altra persona che abbia
avuto un ruolo così importante nel dare una forma al design o
all'esistenza urbana nella nostra vita.
Nel luglio 1976, insieme a Steve Wozniak, Jobs presenta uno dei
primi personal computer, l'Apple I. Semplice scheda a circuiti
stampati, l'Apple I richiese parecchio lavoro per essere trasformato
in un computer utilizzabile, tanto che ne furono prodotte solo
alcune centinaia di esemplari. Un anno più tardi, la coppia
annuncia la nascita di Apple II, una macchina più potente, dotata
di una tastiera integrata nell'alloggiamento scatolato frontale.
In quindici anni, la Apple ne ha prodotti circa cinque milioni.
Dal punto di vista del design, l'Apple II costituisce il prototipo del
personal computer. Contrariamente al System/370 ibm di Elliot
Noyes, l'Apple II ammicca docile all'environmental design degli
anni Settanta, mentre il suo voluminoso involucro di plastica
beige indica la natura amichevole e accessibile del prodotto.
L'Apple II ha preparato la strada a una nuova idea di computer.
Accessibile a tutti, ha esteso l'utilizzo dell'informatica portandola
dai mainframe, i grandi sistemi centrali, fino alle scuole e alle
abitazioni, concretizzando in tal modo la visione 'mcluhaniana'
di un accesso democratico alla tecnologia. La facilità di
programmazione e la scelta di non includere pacchetti di software
dedicati hanno contribuito alla nascita del movimento hacker.
Per la mia generazione, questo rappresentava una forma di libertà.
Mentre i rampanti avevano il rock e le droghe, noi avevamo
l'Apple II. Con un computer in camera tutto sembrava possibile. Jobs dimostrò ben presto che l'accessibilità era più che una
semplice questione di beige.
In visita allo Xerox Palo Alto Research
Center (PARC) nel 1979, vide il prototipo di una Graphic User
Interface (GUI) controllata da un mouse e capì che quello era il
futuro del computer. Il pc della Apple basato sul GUI, il Macintosh,
fu presentato nel 1984. Anche se di nuovo beige, rappresentava
una presa di distanza radicale dal comune pc: in contrasto con
l'originale Apple II e con i prodotti che lo scimmiottavano, il
Mac rendeva difficile l'accesso al suo interno e al suo sistema di
codifica. E ammansire la macchina, rendendola meno complessa,
non ne fece solo un giocattolo per hobbisti, quanto uno strumento
produttivo per tutti.
Primo computer sul mercato con caratteri
tipografici multipli, il Mac rese possibile il desktop publishing,
rivoluzionando il mondo della grafica. Realizzò la visione di Ettore
Sottsass, che disegnando la Valentine per Olivetti voleva una
macchina con cui poter scrivere una lettera d'amore oppure un
romanzo. E quando Jacques Derrida aggiornò la dichiarazione di
Friedrich Nietzsche ('sono il primo filosofo che usa la macchina
da scrivere') sostenendo di essere il primo filosofo a usare il
computer, si riferiva al suo 'piccolo Mac'.
Cacciato dalla Apple per aver investito troppo nello sviluppo
del Mac, Jobs fondò la NeXT Computer, una start-up che
produceva una nuova generazione di macchine capaci di unire
potenza e facilità d'uso con un ambiente di programmazione
flessibile. Disegnato dalla Frogdesign di Hartmut Esslinger, il
computer NeXT era una sublime scatola nero opaco, potente e
minacciosa. Tuttavia NeXT si dimostrò incapace di competere
in un mercato dominato dai computer di consumo su cui girava
Microsoft Windows.
Mentre costruiva la NeXT, Jobs acquistò la
Pixar, una branca della Lucasfilm che si occupava di rendering
tridimensionale. Il software RenderMan della Pixar portò per
la prima volta le immagini generate a computer (CGI) nei film
di grande distribuzione. Nel 1988 il cortometraggio animato
Tin Toy della Pixar fu il primo film generato a computer ad
aggiudicarsi un Oscar. Nel 1995 la Pixar produsse Toy Story, la
prima pellicola interamente realizzata a computer. Inoltre,
la possibilità di utilizzare programmi come RenderMan per
simulare fotorealisticamente ambienti in 3d su un computer
dai costi contenuti aprì la strada alla rivoluzione del rendering
computerizzato nel design.
Jobs fece ritorno alla Apple nel 1997, quando la società acquistò
la NeXT per usarne la tecnologia come base per il Mac OS X, il
suo futuro sistema operativo, e presto si ritrovò al timone della
compagnia. Lavorando con Jonathan Ive quale Senior Vice
President of Industrial Design, Jobs ha prodotto una serie di
computer e di dispositivi elettronici personali, iniziando nel 1998
con iMac, una macchina trasparente e colorata. Un mese dopo l'11
settembre, Jobs presentava l'iPod, il lettore musicale portatile che
permetteva a tutti di dipingere di suoni la città. L'iPod disponeva
di una memoria sufficiente a consentire di portare con sé una
sostanziosa collezione musicale. All'arrivo del 2011, nel mondo
sono stati venduti oltre trecento milioni di iPod, ciò che ha
contribuito a una trasformazione dell'industria musicale.
Presto l'Apple ha aperto una catena di punti vendita ultramoderni
per commercializzare la sua linea di computer e iPod. Il fiore
all'occhiello è il negozio sulla Fifth Avenue a New York, uno spazio
sotterraneo sormontato da un cubo di vetro di dieci metri di lato,
che è stimato essere il quinto sito più fotografato della città.
Nel 2007 l'iPhone ha introdotto presso il pubblico l'idea di un
potente microcomputer digitale interconnesso e, con l'uscita
dell'iPhone 3g, assistito dalla rete gps, ha trasportato un
dispositivo di localizzazione dalla fantascienza alla realtà.
Nel 2010, l'iPad ha allargato l'interfaccia Multi-touch dell'iPhone,
digitalizzando ulteriormente il consumo dei media, in
particolare di libri e riviste.
L'ultima apparizione in pubblico di Jobs risale al 7 giugno scorso,
quando, di fronte al Cupertino City Council, ha presentato il nuovo
quartier generale della Apple, un gigantesco anello progettato da
Foster + Partners, collocato in un lotto boschivo di centocinquanta
acri intorno al quale attualmente sorgono numerose palazzine per
uffici. Sempre ottimista, Jobs ha sostenuto che l'edificio, destinato
a essere completato nel 2015, sarà essenziale per il futuro della
compagnia. Ottimista anche riguardo al valore architettonico
della struttura, ha detto alle autorità locali: "Penso veramente che
gli studenti di architettura verranno qui solo per vederla".
È difficile sovrastimare l'impatto di Steve Jobs sul nostro
ambiente. La natura decentralizzata del lavoro moderno sarebbe
impossibile senza il computer. Mentre navighiamo il paesaggio
con i nostri smartphone, ascoltando una colonna sonora di
nostra scelta pur rimanendo costantemente collegati con i nostri
amici, dobbiamo dedicargli un ringraziamento. Di certo, la
maggior parte di questi prodotti sarebbe comparsa in ogni caso.
La vita di Steve Jobs è stata uno sbuffo di schiuma sul mare della
tecnologia. Per giunta, senza collaboratori come Jonathan Ive,
Andy Hertzfeld o Susan Kare, ben poco sarebbe stato possibile.
Ma senza Steve Jobs, tutto sarebbe stato meno elegante, meno
accattivante, meno divertente.
Kazys
Varnelis
è direttore
del Network
Architecture
Lab alla
Columbia
University,
Graduate
School of
Architecture,
Art and
Planning
dal 2006.
Con Robert
Sumrell,
coordina il
collettivo
non-profit di
architettura
audc. Sta
scrivendo
Life After
Networks:
A Critical
History of
Network
Culture. Il suo
blog è www.
varnelis.net
Steve Jobs, 1955–2011
Dopo la morte del fondatore di Apple, una cronistoria e alcune considerazioni pubblicate su Domus a novembre.
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- Kazys Varnelis
- 26 ottobre 2011
- New York