Come San Diego ha preservato un secolo di storia in una sala da concerti

Il Jacobs Music Center, nato come cinema nel 1929 e diventato sede dell’orchestra sinfonica della città californiana, ha riaperto dopo anni di lavori: è  stato restaurato e valorizzato come patrimonio storico.

Il Jacobs Music Centre di San Diego, sede della San Diego Symphony Orchestra dal 1984, ha riaperto al pubblico dopo tre anni di importanti interventi di ristrutturazione, svelando una sala tecnologicamente all'avanguardia, ma anche espressione di un approccio conservativo ed integrativo rispetto alla sua architettura ed estetica preesistenti.

Nato nel 1929 come sala cinematografica della Fox Theatre, all’epoca della sua inaugurazione l’attuale Music Centre era considerato la terza sala più grande della West Coast, una destinazione amata dalla comunità locale in cui venivano proiettati i film dell'età d'oro di Hollywood e dove nel 1932 fece il suo debutto mondiale il celebre “Freaks” di Tod Browning. Nei suoi 95 anni di storia, il teatro ha subito ampie ristrutturazioni – inclusa una riapertura nel 1985 come Symphony Hall – ma ha sempre mantenuto il suo fascino originale in stile Barocco spagnolo, comprendente grandi lampadari, un maestoso proscenio, un ampio balcone ed elaborati stucchi parietali che hanno contribuito a renderlo ancora oggi uno dei teatri meglio conservati della catena Fox.

Jacobs Music Centre, San Diego, 2024. Foto Richard Barnes

Per onorare il valore storico e architettonico dell'edificio, gli interventi di rinnovo si sono concentrati sul preservarne gli elementi caratteristici, trasformandolo in uno spazio sinfonico di livello mondiale pur mantenendo inalterato lo spirito della struttura.
Il progetto di restauro della sala, ideato dallo studio di architettura HGA in collaborazione con il consulente acustico Akustiks e lo studio Schuler Shook, è stato dunque tecnicamente complesso: come spiegato da John France di HGA, era fondamentale mantenere “tutto ciò che è originale e modificare solo gli elementi già cambiati in precedenza”. La sfida, continua, era quindi trovare “il giusto equilibrio tra vecchio e nuovo senza creare un pastiche”, lavorando a una sinergia imperniata sia su principi di conservazione architettonica che su tecniche ingegneristiche contemporanee, mirando a rinnovare piuttosto che a costruire ex novo.

Il processo di restauro da 125 milioni di dollari ha incluso l'implementazione di sistemi strutturali, acustici e meccanici avanzati e si è concentrato su quattro obiettivi principali: la realizzazione di un involucro orchestrale su misura con una terrazza corale e pannelli riflettenti regolabili sul soffitto per migliorare la distribuzione del suono, una nuova configurazione dei posti a sedere per ospitare fino a 1.823 persone e rimuovere le barriere acustiche, nuovi impianti di illuminazione, audio e video, e la creazione di spazi adibiti alla comunicazione e collaborazione musicale.

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