Domus 1086 è in edicola

Con il suo primo numero di Domus, Norman Foster guarda al futuro con ottimismo.  Domus 1086 è accompagnato da un omaggio al lettore: un’opera del pittore irlandese Michael Craig-Martin.

“Guardando indietro, mi sembra che in ogni campo dell’attività umana – e il mio, fatto di città e di edifici, non fa eccezione – si siano fatti progressi straordinari” scrive Norman Foster nel suo primo editoriale per Domus 2024. A dimostrare questa tesi, i saggi di Matthew Foreman, Steven Pinker e Johan Norberg rimettono ordine a un panorama dominato da ecoansie e pessimismo verso il futuro. Foster spiega che gli autori sono stati scelti perché “(…) hanno in comune la capacità di metterci di fronte a fatti e dati, invece che a pregiudizi ed emozioni”.

Nelle prime pagine del numero si trova anche una conversazione inedita fra Norman Foster e Richard Buckminster Fuller del 1983, introdotta da un testo di Tom Wright. I due si concentrano sulla loro ultima avventura congiunta, la Casa Autonoma, lasciando emergere il comune approccio pionieristico improntato a criteri di sostenibilità.

Nella sezione dedicata all’architettura sono presentati lavori recenti di White Arkitekter, Wallmakers, Limbo Accra, Colectivo C733, Studio Gang e Bjarke Ingels Group. Dalla Svezia all’India, dal Ghana al Messico, fino alla Danimarca, la selezione mostra delle soluzioni possibili per affrontare le questioni sociali e ambientali contemporanee. In primo piano, sono mostrati gli aspetti innovativi delle realizzazioni e dei processi dei progettisti coinvolti, sperimentazioni ed elementi di futuro che li rendono casi studio significativi per il mondo che verrà.

La cover di Domus 1086, il primo numero firmato Norman Foster

Con gli stessi criteri viene selezionato il design per Domus 2024. In questo numero, Deyan Sudjic presenta Pupa, un progetto di illuminazione dello studio londinese Pearson Lloyd, frutto di una ricerca sui principi dell’economia circolare e un esperimento di design biotecnico.

Nella nuova rubrica Foster sull’arte, l’architetto inglese racconta la sua relazione con Forme uniche della continuità nello spazio (1913) di Umberto Boccioni: “Con le sue propaggini dai contorni indefiniti pare essere stata concepita in una galleria del vento e, secondo me, è collegata per l’eternità all’età aerodinamica di cui fu il preannuncio”. In Book reviews, Luca Galofaro recensisce tre libri – di Vaclav Smil, Chris Miller e Rowan Hooper – che sono strumenti utili per progettare il futuro. In Postscript, altra nuova rubrica, il guest-editor elabora una riflessione attorno alla qualità come atteggiamento mentale.

A chiudere il numero sono l’intervista a Edward Burtynsky, che firmerà le copertine del 2024, e la cover story. Il fotografo canadese è stato fra i primi a concentrarsi sull’impatto ambientale dell’urbanizzazione e ad averla catturata con la sua lente in tutto mondo, dall’alto. Il dialogo lascia intuire la parabola della carriera, la genesi e l’evoluzione dello stile del fotografo. Questo sarà, inoltre, oggetto della più grande mostra lui dedicata che si terrà dal 14 febbraio al 6 maggio 2024 alla Saatchi Gallery di Londra.

La prima copertina è un dettaglio dello scatto “Pivot Irrigation #4, High Plains, Texas Panhandle, USA 2012”, che ritrae un terreno agricolo industriale la cui geometria è definita dall’irrigazione a perno centrale. Dagli anni Cinquanta, questo sistema insiste sull’area, al di sotto della quale si trova la gigantesca falda acquifera di Ogallala.

La sezione Diario si rinnova per il 2024, accogliendo le rubriche Human design della giornalista Paola Carimati ed Emerging territories di Javier Arpa – architetto, docente e già deputy editor di Winy Maas per Domus 2019. Nelle consuete rubriche, Elena Sommariva ci porta alla Triennale di Architettura di Sharjah, curata da Tosin Oshinowo, mentre Francesco Franchi continua la sua rubrica sulla grafica, raccontando gli esperimenti dei nederlandesi Martijn van der Blom e Roy Scholten con il Lego. Loredana Mascheroni narra il design di Philippe Malouin, mentre Giulia Ricci scrive della Cantina Vinicola Ceresé a Montevecchia (Lecco), su progetto di Studiopizzi e Cristina Moro della sedia Prima (1982) per Alias dell’architetto ticinese Mario Botta. In Punti di vista, Giulia Ricci coinvolge David Gissen, autore di The Architecture of Disability (University of Minnesota Press, 2023) e Carl Harding (architetto e direttore associato dello Stride Treglown) in un dibattito sulla relazione fra architettura e disabilità.

Ultime News

Ultimi articoli su Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram