Architetture criminali: gli effetti dell’illegalità sul paesaggio e sulle persone

Un libro che raccoglie un’indagine accompagnata da immagini di architetture e volti, tutti in bianco e nero. 

Un viaggio coraggioso frutto di un lavoro decennale di ricerca fotografica accompagnato da parole e fatti che mettono in stretta relazione le azioni illegali con le deturpazioni del paesaggio costruito e le persone: volti silenti immersi in atmosfere surreali che, in parte, ne hanno determinato il destino. Coraggioso perché le fotografie e i ritratti che vedrete in questo libro trattano di temi importanti, come la mafia e la criminalità in generale che, sappiamo, non sono semplici da raccontare, tanto meno fotografare. Le immagini e le parole scorrono in sintonia mantenendosi in bilico tra l’attenzione a non creare falsi miti, come troppo spesso è capitato, e il raffigurare una realtà che parla da sola, lasciando al lettore il ruolo di giudice. 

Come ci spiega l’autrice Adelaide Di Nunzio: “L’idea è nata nel 2015 quando mi sono trasferita a Torino per lavorare a progetti didattici sull’armonia del paesaggio e il concetto di cura. Durante questa esperienza ho avuto l’intuizione di voler creare un lavoro sul paesaggio e mi sono resa conto che avevo già realizzato durante gli anni precedenti, nei miei reportage, un gran numero di foto sulle architetture del Sud Italia. Le immagini spaziavano dalle case confiscate alla mafia a strutture e zone abbandonate e non finite o edifici abusivi”, e prosegue: “Ho riflettuto tanto sulla criminalità, infatti non ho identificato questo concetto solo con la mafia ma anche con l’incompiuto pubblico e l’abuso privato: è criminale tutto ciò che crea degrado e non adopera la cura del paesaggio e delle persone. Per questo ho deciso di inserire delle finestre sull'umanità, perché anch’esse fanno parte del paesaggio”. 

Architetture Criminali, foto Adelaide di Nunzio

Dalle sue parole, che si leggono all’inizio del libro, si capisce che la sua non è solo una ricerca ma un racconto vissuto in prima persona. “Sono nata a Napoli in una terra dai mille volti, dalle mille maschere, una Babilonia di storie, odori e immagini. La città si edifica dalle viscere, dove sono celate gallerie di tufo, cunicoli e acqua, fiumi sommersi e città invisibili. In superficie appaiono palazzi antichi e moderni, strade e vicoli, strutture fatiscenti, ma anche opere di architettura contemporanea. A dividere i due mondi, un velo di piperno, pietra lavica che nasce dal ventre infuocato del dio Vesuvio….  Alle volte questo manto lavico si macchia di sangue; di giorno appare di un arancione sbiadito ma di notte è una vernice nero pece”. Le sue parole scivolano nelle immagini tra storie vissute e storie da raccontare con una semplicità colta che la contraddistingue in tutto il libro. Pagina dopo pagina le immagini ti trascinano nella sua storia: le architetture abbandonate che rivelano la “caduta degli dei”, pareti, pilastri case lasciati nel nulla che parlano di abusi edilizi, loschi intrighi che hanno regalato un paesaggio fatto di cose non finite e di edifici inutili, dove oggi la Natura sembra riprendersi gli spazi e denunciare, lei stessa, l’abuso subito. Urli silenziosi nel paesaggio che si affiancano ai volti, ai ritratti e alle fotografie che immortalano, in un fermo immagine, sofferenza e coraggio. 

Architetture Criminali, foto Adelaide di Nunzio

Un viaggio difficile e coinvolgente. “Fare un ritratto fotografico non significa solo scattare o vedere la persona immaginandola con la luce migliore. Il processo è differente: non so se sarei riuscita a scattare questi ritratti senza conoscere le loro stesse vite. Ho cercato di ritrovare, attraverso l’immagine fotografica, le loro storie”, racconta l’autrice. I protagonisti sfilano davanti a noi: le architetture, le rovine, gli sguardi, i volti, i gruppi. Tutti in bianco e nero perché, come sottolinea Adelaide, “dal nero esce la luce”.  E così si svelano tra le pagine le immagini scattate in Campania, in Calabria, in Puglia e in Sicilia, tra beni confiscati alla mafia e opere incompiute e abbandonate.

Un libro che che mette in risalto una riflessione: “Dove non c'è cura c'è criminalità che esse siano persone o architetture. Quindi non punto a un tipo di comunicazione sensazionalista ma colta, che parla del territorio con un taglio antropologico e fortemente estetico. Il mio progetto editoriale è un lavoro di denuncia che guarda all'analisi della società e del territorio italiano allontanandosi dalla news di effetto: va nel profondo e cerca di capire il perché di questo fenomeno autolesionista e brutale”.

Un libro che fa riflettere, da guardare con calma, soffermandosi sui ritratti e sulle architetture. Non è da sfogliare distrattamente: le immagini sono racconti al di là delle parole. Un peccato non ascoltarli.

Titolo libro:
Architetture Criminali
Fotografie e storie:
Adelaide di Nunzio
Prefazione:
Petra Reski Editing
Fotografie :
Marialuisa Plassmann
Revisione editoriale:
Diego Nuzzo e Fatima Raja
Post Scriptum:
Antonio Vesco
Formato:
16,5x24cm (verticale)
Numero pagine:
128

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