Washington DC: come l'arte della protesta ha conquistato il cuore dell'America

Durante le proteste le strade della capitale americana sono diventate un progetto d’arte all’aperto che ha trasformato un simbolo di paura e di difesa – le tavole di compensato sulle vetrine dei negozi – in un potente strumento espressivo. Una conversazione con gli artisti Decoy, Tarek Kouddous di Radical Empathy, Richshaad Ryan e Chris Lynch.

Negozi e palazzi per uffici sbarrati da tavole di compensato, grandi recinti di rete metallica dalla presenza minacciosa e strade senza le auto, gli autobus e i passanti della quotidianità: sono questi oggi i luoghi scelti da un gruppo di artisti e cittadini che sentivano il bisogno di esprimere il loro messaggio. La Black Lives Matter Plaza, così battezzata dalla sindaca di Washington Muriel Bowser, è stata creata cambiando nome a uno spazio adiacente al Lafayette Square Park, di fronte alla Casa Bianca, con l’aggiunta di nuove targhe toponomastiche e di un’enorme scritta delle dimensioni di un intero isolato dipinta in giallo sulla strada, che proclama Black Lives Matter, “La vita dei neri è importante”.

La street artist locale Decoy considera il compensato “una tela vuota che trasforma la strada in uno spazio, anzi in uno spazio della paura” e l’ha sfruttato come un’occasione di “aggiungere colore, immagini, creatività, e un messaggio per trasformare lo spazio e ingentilire la crudezza dell’ambiente attuale”. Le tavole di compensato e le reti sono state installate per comunicare un messaggio specifico, ma nel giro di una notte sono diventate uno strumento per diffondere e amplificare qualcosa di completamente differente. Scritte di protesta, disegni e piccoli monumenti alla memoria si sono impadroniti delle palizzate, trasformandole in un messaggio di solidarietà, di protesta, di rabbia, di lutto e di forza per tutta una comunità e per i diritti umani. La palizzata si è trasformata sostanzialmente da simbolo di potere e di difesa in un simbolo molto più forte, rivendicato dalle grandi folle riunite fuori dalla barriera.

BLM Plaza collage

Tarek Kouddus, fondatore di Radical Empathy, ha avuto modo di organizzare un gruppo di artisti locali per dipingere dei murali sulle vetrine dei negozi coperte dalle tavole in collaborazione con Transformer, un’organizzazione locale per l’arte visiva che ha fornito un compenso agli artisti mentre Radical Empathy ha provveduto alla curatela. “Radical Empathy”, spiega Tarek, “è un nuovo gruppo che lavora per dare identità ai luoghi (o forse ne scrive una narrazione) destinata a dar vita a un senso comunitario profondamente locale di appartenenza a un quartiere e a un lavoro. Radical Empathy trasforma uno spazio in un luogo.”

Nel breve giro di quarantott’ore sei artisti sono stati riuniti per dipingere quattro murali in H Street, una via vicina a Black Lives Matter Plaza. In un nuovo Ground Zero, con tanta rabbia, tanta emozione e tanta voglia di autonomia, ciascun artista ha voluto esprimere nel suo dipinto il suo messaggio personale. Richshaad Ryan, nel suo Unite We Stand, intende “creare uno spazio dove ciascuno possa unirsi agli altri per migliorare, ma soprattutto uno spazio dove la gente si fermi e si conceda un momento semplicemente per respirare”. Certamente questi murali sono divenuti un luogo dove la gente si concede un momento non solo per respirare e ritrovare l’equilibrio di se stessi, ma per usare l’arte come sfondo delle foto personali, con famiglie intere in posa per fotografarsi lì. L’arte quindi ha dato una vita al luogo non solo offrendo un messaggio, ma permettendo ai manifestanti e ai loro sostenitori di catturare lo spazio, usandolo come segno del loro messaggio personale e valorizzando il genius loci. La Black Lives Matter Plaza, diventata il cuore del movimento di protesta di Washington, viene anche adottata come metafora dall’opera di Chris Lynch Human… and Justice for All. Tre cuori pulsanti sono ognuno contraddistinto da una parola: “Bianco”, “Marrone”, “Nero”. Le etichette sono le uniche differenze fra i tre cuori umani raffigurati. Chris descrive l’opera come “organi anatomici senza differenze di razza. I cuori rappresentano la ‘razza umana’, entro la quale siamo individui specifici, mentre dentro siamo tutti uguali in quanto umani”.

Manifesti di protesta sulla recinzione che circonda la Casa Bianca

L’artista vuole “ridurre tutto alla nuda essenza”, dove “il sinonimo della vita è il cuore”. Spera che quando la gente vede la sua opera questa possa “ispirare unità, amore e diventare un catalizzatore dell’interazione umana”.

L’interazione umana che pervade tutta l’opera artistica di Decoy le ha dato la possibilità di insegnare arte in ambienti in cui gli allievi non dispongono di risorse, oltre che a donne che vivono nel sistema carcerario. Il suo dipinto DC Hands diffonde il suo messaggio di speranza che i bambini cui insegna non debbano crescere “in un mondo in cui si vive nella paura, ma in un luogo accogliente e che li aiuti, in cui l’arte e la creatività siano cosa di tutti”.

L’appello agli artisti per queste tavole di compensato si è trasformato in un’iniziativa di scala ancora più vasta grazie a Radical Plywood, che coinvolge Radical Empathy. In soli pochi giorni, spiega Tarek, “ho trovato degli artisti semplicemente scrivendo con lo spray un appello sul compensato accanto ai quattro murali originali della Black Lives Matter Plaza, e loro sono arrivati! Ora abbiamo 14 murali di più di cinquanta artisti!”. Black Lives Matter Plaza ha fatto da catalizzatore alla comunità creativa, la cui arte contribuisce a diffondere il messaggio della popolazione e a creare il senso del luogo. Dal punto di vista urbanistico lo spazio fortificato è divenuto in modo spettacolare un luogo accogliente per una varietà di voci, anche grazie all’arte e alle sue dichiarazioni a nome della popolazione e a essa destinate.

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