Se indossare una maschera diventa normale

L’epidemia di Coronavirus ha portato molte persone a indossare una maschera negli spazi pubblici. La maggior parte non sono in grado di proteggerci dagli agenti patogeni, ma possono proteggere gli altri dai nostri germi e filtrare l’aria inquinata con un tocco di stile. 

Se siete mai passati per qualche aeroporto asiatico in passato, avrete sicuramente notato un buon numero di persone che indossavano maschere chirurgiche in pubblico. In alcune culture asiatiche, indossare una maschera è visto come una normale precauzione per proteggere altre persone dai propri germi, nel caso si sia affetti da raffreddore o influenza.

L'epidemia di Coronavirus ha invece convinto sempre più persone, in Asia come nel resto del mondo, a indossare maschere per proteggersi dagli agenti patogeni emessi da altri individui. 

Pur essendo utili in una certa misura, le comuni maschere che si comprano in farmacia sono per lo più inefficaci nel proteggerci dai virus come il Covid-19, sia perché chi non ha avuto una formazione medica adeguata non segue il protocollo d'uso corretto, sia perché altre aree sensibili come gli occhi rimangono esposte al contagio. Ciò per cui le maschere sono generalmente utili, però, è il motivo per cui molte persone asiatiche le usano mentre sono malate: proteggono gli altri dalle goccioline ricche di agenti patogeni che tossiamo o starnutiamo.  

Ciò che serve perché una maschera sia efficace nel proteggere chi la indossa sono l’adesione perfetta ai contorni del viso, insieme a una certificazione di efficienza di filtrazione dei virus (VFE) e di efficienza di filtrazione dei batteri (BFE). Alcune start-up internazionali hanno iniziato ad offrire maschere con queste caratteristiche molto prima dell'epidemia di Coronavirus: sono tutte destinate (purtroppo) ad acquisire popolarità a causa del potenziale di una pandemia, mentre dai loro siti già è possibile vedere che gli stock delle misure più comuni sono già esauriti. 


Anche se efficaci, questo tipo di maschere non sono state pensate come maschere per fermare gli agenti patogeni. Nascono invece con l'obiettivo di filtrare efficacemente l'inquinamento fino alle particelle più fini. R-Pur, sviluppata in Francia, per esempio, è una maschera pensata esplicitamente per chi va in bicicletta o guida una moto nel traffico cittadino. Viene fornita con un'app dedicata per smartphone che indica quando è il momento di cambiare il filtro in base all’intensità di utilizzo. 

La startup australiana AusAir muove da presupposti simili, ma ha deciso di commercializzare il suo prodotto con un approccio più orientato al fashion, creando un vero e proprio lookbook. Nelle foto i modelli indossano le maschere dell'azienda mentre posano come in un normale cataologo di moda: il risultato è vagamente distopico.

Infine, Cambridge Mask Co. vende una linea di maschere con una "tecnologia a triplo filtro" come "soluzione britannica contro l'inquinamento". Anche se disponibili in una gamma di colori e modelli, le maschere di Cambridge non sono così alla moda come le due concorrenti. Ciononostante, molte persone postano foto su Instagram e taggano l'azienda. Nelle foto, tutti indossano la maschera mentre svolgono attività quotidiane e sorridono. O almeno, così sembra: impossible dirlo, visto che indossano la maschera.

Mentre solo pochi mesi fa avremmo probabilmente messo in discussione l'uso di una maschera in pubblico o l'avremmo associata alle cattive condizioni di salute della persona che la indossa, l'epidemia di Coronavirus sta iniziando a cambiare la nostra percezione. Siamo all'inizio di un'era in cui le maschere diventeranno accessori comuni della nostra vita quotidiana? L'epidemia di Coronavirus sta contribuendo a cambiare il modo in cui consideriamo l'uso di un dispositivo che copre parzialmente il nostro volto, rendendoci così irriconoscibili? E se ci abitueremo a constatare continuamente l'esistenza di minacce invisibili alla nostra salute - provenienti da altre persone - applicando metodi volti a proteggerci continuamente, come cambieranno le interazioni non verbali su cui basiamo gran parte della nostra vita sociale? Queste sembrano tutte domande poco importanti, in un momento in cui non sappiamo ancora come l'epidemia si evolverà a livello globale, ma vale la pena farle se ci interessa il modo in cui calamità come l'epidemia di Coronavirus possono plasmare il nostro concetto di convivenza in una società globalizzata. 

 

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