Non più soltanto filtri, né semplici effetti visivi. Ciò che sembra destinato a spopolare tra i contenuti digitali dei clearnet a ridosso delle vacanze natalizie, spodestando forse i video brevi più mainstream, sono i Selfie AI transition, l’ultima evoluzione del linguaggio social in cui un selfie digitale si trasforma in una micro-narrazione visiva guidata dall’intelligenza artificiale.
L’AI trasforma i selfie in mini-film: è la moda di Natale?
I selfie animati generati dall’AI potrebbero diventare la nuova tendenza: brevi, spettacolari, immediatamente leggibili, sono perfetti per fermare lo scroll.
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- Ilaria Bonvicini
- 18 dicembre 2025
A renderli immediatamente riconoscibili è la “transizione”, e spesso la presenza di celebrità o attori famosi. A differenza dei filtri tradizionali, i Selfie AI funzionano come delle vere e proprie sequenze animate. L’immagine iniziale si muove e si ricompone in pochi secondi, attraversando stili, epoche — o set — diversi, assumendo una dimensione più cinematografica grazie a una transizione fluida, quasi ipnotica, generata dall’AI. Il risultato è un contenuto che sembra raccontare una storia di pochi secondi, spesso accompagnato da musica e montaggi ideati per catturare l’attenzione nello scrolling infinito dei social.
Dal punto di vista tecnologico, tutto avviene grazie a modelli di intelligenza artificiale generativa – come Kling 2.6, Higgsfield, Media.io – che permettono di realizzare, tramite un prompt testuale, brevi clip a partire da due o più immagini statiche. Vari strumenti e piattaforme basate su AI, come Nano Banana Pro, consentono infatti di “collocare” il proprio selfie all’interno di diversi scenari, creando immagini che con l'ausilio di questi generatori possono essere animate e collegate — da uno start frame a un end frame — in sequenze fluide caratterizzate da un movimento realistico. Il tutto può essere poi ulteriormente rifinito con i tradizionali strumenti di video editing come CapCut.
I Selfie AI transition funzionano molto bene all’interno delle logiche dell’attenzione contemporanea e sembrano ricordare la funzione cameos di Sora 2, inserendosi quindi in un momento di particolare entusiasmo per una sorta di auto-rappresentazione aumentata che unisce velocità e intagrammism. Tuttavia, rispetto ad alcune tendenze che certificano un disamoramento della generazione z verso un linguaggio visivo perfezionato e ipertecnologico, questi selfie animati si muovono in una direzione opposta, rinsaldando un panorama visuale confezionato e ben strutturato, spiccatamente artificiale.
Non è ancora chiaro se questo trend che vede il selfie trasformarsi in micro-messe in scena porterà al raggiungimento della paventata ottimizzazione estetica o se inciderà in maniera permanente sulla grammatica visiva dei social media. Di certo, conferma la volontà di riformulare il paradigma della propria identità digitale con un impiego massiccio delle AI, non solo per mostrarla, ma per progettarla, in una rappresentazione sempre più “algoritmica” del sé.
Immagine di apertura: video da TikTok